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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il sindaco di Ostuni firma l’appello di Legambiente: “No alla svendita del litorale”

ROMA - Anche il sindaco della Città bianca, Domenico Tanzarella, dice no alla svendita dei litorali. Insieme ai sindaci di Capalbio, Maratea, Villasimius, Senigallia, Noto, Otranto, Pollica, Favignana, Isola Capo Rizzuto e Posada Tanzarella è tra i primi firmatari dell'appello lanciato da Legambiente per impedire la “svendita” del litorale prevista dall'articolo 3 del Dl sviluppo. Un decreto grazie al quale si profila la concessione delle spiagge “per un tempo lunghissimo (anche se l'ultima versione del decreto riduce il diritto di superficie a 20 anni rispetto ai 90 inizialmente previsti, Ndr) consentendo anche di aggirare le normative di tutela per legalizzare le costruzioni abusive e aprendo le porte a nuove edificazioni nella fascia dei 300 metri dalla battigia”.

ROMA - Anche il sindaco della Città bianca, Domenico Tanzarella, dice no alla svendita dei litorali.  Insieme ai sindaci di Capalbio, Maratea, Villasimius, Senigallia, Noto, Otranto, Pollica, Favignana, Isola Capo Rizzuto e Posada Tanzarella è tra i primi firmatari dell'appello lanciato da Legambiente per impedire la “svendita” del litorale prevista dall'articolo 3 del Dl sviluppo. Un decreto grazie al quale si profila la concessione delle spiagge “per un tempo lunghissimo (anche se l'ultima versione del decreto riduce il diritto di superficie a 20 anni rispetto ai 90 inizialmente previsti, Ndr) consentendo anche di aggirare le normative di tutela per legalizzare le costruzioni abusive e aprendo le porte a nuove edificazioni nella fascia dei 300 metri dalla battigia”.

“Le località costiere che hanno puntato sulla qualità respingono al mittente il decreto del Governo - ha dichiarato Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente. È la prova che quel provvedimento non fa bene al turismo e uccide il paesaggio. I sindaci che hanno firmato il nostro appello rappresentano, peraltro, alcuni dei comprensori turistici più importanti del Paese, con numeri di arrivi e presenze significativi. È la prova, quindi, che il turismo in Italia non ha bisogno di ulteriore cementificazione e deregulation, quanto piuttosto di qualità e tutela dell'ambiente”.

Non più 90 anni, dunque, ma 20, un quinto di secolo. La concessione del diritto di superficie sulle spiagge - contenuto nel decreto Sviluppo firmato oggi dal capo dello Stato - scende di 70 anni sia per la mediazione con lo staff del Quirinale sia in risposta alle osservazioni mosse dall'Ue. Ma per gli ambientalisti, a cui si sono aggregati ora anche i sindaci, non cambia niente. L'obiettivo delle associazioni rimane quello di proteggere le coste da quello che potrebbe rivelarsi come il diritto a “una cementificazione selvaggia”. In ogni caso la concessione dovrà essere rilasciata rispettando i principi comunitari tra cui “economicità, efficacia, imparzialità”, e saranno affidate attraverso un'asta pubblica, mentre finora c'era un rinnovo pressoché automatico a chi deteneva la concessione.

I costi relativi al diritto di superficie per le spiagge saranno individuati da un decreto di natura non regolamentare del ministro dell'Economia e le risorse affluiranno in un Fondo per poi venir ripartite a favore del territorio interessato. Secondo Chantal Hughes, portavoce del commissario Ue al mercato interno, la durata delle concessione delle spiagge ai privati deve “essere appropriata”, cioè in grado di far recuperare gli investimenti. Quanto alla procedura di infrazione contro l'Italia, osserva Hughes, è avviata per “la mancanza di un sistema di rinnovo delle concessioni basato sulle aste anziché per via automatica”.

Ma per il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, sarebbe stato preferibile che “il diritto di superficie” avesse avuto “una durata ancora superiore a quello previsto nella versione firmata oggi dal capo dello Stato”, come nella prima formulazione. Ma - rileva – “non possiamo che accogliere le modifiche richieste dal Quirinale”. Per Riccardo Bordo, presidente del Sindacato italiano balneari (Sib), il “cambiamento di rotta” lascia “sorpresi” e desta “amarezza”, oltre a non essere “prevedibile”.

Sono però Fondo ambiente italiano (Fai) e Wwf Italia a parlare di “inghippo” e “rischio cementificazione per le spiagge”: entrambe le associazioni chiedono di tornare “al diritto di concessione ora in vigore”. Si riduce in sostanza - evidenziano Fai e Wwf – il potere dello Stato sulle coste. Si prefigura anche la piazza contro “la privatizzazione e cementificazione delle spiagge”. L'idea la lancia Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, che annuncia anche un esposto all'Europa in difesa degli arenili italiani: “Manifestazione il prossimo 18 giugno”.

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