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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Offrivano protezione a nome dei boss, in cambio di denaro e posti di lavoro

BRINDISI - “Veniamo per conto di Daniele Vicientino, ti offriamo protezione e ci dai 50 mila euro, se dovesse presentarsi qualcun altro per analoghe richieste non ti preoccupare, dovrà vedersela con noi”. Sono quasi le 11 del 26 gennaio scorso quando i 23enni mesagnesi Alessandro Peres e Nicola Destino si presentano al titolare del Bar Betty, Gaetano Greco formulando la loro richiesta. Daniele Vicientino “il professore”, pezzo da novanta della Sacra Corona Unita è all'epoca latitante. Poi ritornano nel pomeriggio, come avevano preannunciato reiterando la richiesta e intimando all'imprenditore di presentarsi il giorno dopo alle 18 nei pressi della stazione di servizio all'ingresso di Mesagne per la consegna dei soldi. Ma Greco non si presenta e Perez il giorno dopo torna con altre due persone, una delle quali dice di chiamarsi Vito, e con fare minaccioso rimprovera il commerciante “i latitanti hanno aspettato inutilmente”.

BRINDISI - “Veniamo per conto di Daniele Vicientino, ti offriamo protezione e ci dai 50 mila euro, se dovesse presentarsi qualcun altro per analoghe richieste non ti preoccupare, dovrà vedersela con noi”. Sono quasi le 11 del 26 gennaio scorso quando i 23enni mesagnesi  Alessandro Peres e Nicola Destino si presentano al titolare del Bar Betty, Gaetano Greco formulando la loro richiesta. Daniele Vicientino “il professore”, pezzo da novanta della Sacra Corona Unita è all'epoca latitante. Poi ritornano nel pomeriggio, come avevano preannunciato reiterando la richiesta e intimando all'imprenditore di presentarsi il giorno dopo alle 18 nei pressi della stazione di servizio all'ingresso di Mesagne per la consegna dei soldi. Ma Greco non si presenta e Perez il giorno dopo torna con altre due persone, una delle quali dice di chiamarsi Vito, e con fare minaccioso rimprovera il commerciante “i latitanti hanno aspettato inutilmente”.

Il riferimento era a “lu neru” o il cosiddetto “Marocchino” soprannome di Antonio Vitale (all'epoca detenuto) e torna a riformulare la richiesta di 50 mila euro o 40 mila euro, prima ridotti a 30 mila, poi a 10 mila a titolo di acconto ed infine ad “un posto di lavoro”, tre stipendi. Posti di lavoro da offrire in cambio di servizi di guardiania o di protezione.  “Non dare retta a quanto è successo l'altra volta – avrebbe detto Perez a Greco -, lasciamo stare i 50, i 30...se hai un posto di lavoro”.

Poi la minaccia nel corso del colloquio quando uno dei di quelli che l'accompagnavano chiede quanto potesse valere l'attività: “che un'ora ci vuole per farlo saltare in aria”. Il giorno dopo, l'11 febbraio  Perez e Petrachi tornano alla carica: prima intorno alle 11 del mattino, ma il titolare dell'attività non li riceve, poi nel pomeriggio si presentano in tre Alessandro Perez, Marco Petrachi e Nicola Destino cercando il titolare che alla fine della trattativa offre loro le 1000 euro che aveva con se ricevendo la risposta da Perez: “No, no, no, poi passo per un lavoro”. Nessun lavoro e nessuna richiesta di danaro sono arrivati, ma a distanza di qualche mese arrivano le manette ad opera dalla squadra mobile di Brindisi - guidata dal vice questore aggiunto Francesco Barnaba - e dal commissariato di Mesagne - condotto dalla dottoressa Sabrina Manzone - .

Le ordinanze di arresto in carcere emesse dal gip del tribunale di Lecce Giovanni Gallo, su richiesta dei pm presso la Direzione distrettuale antimafia Milto Stefano De Nozza, Alberto Santacatterina e Cataldo Motta.  In carcere finiscono Alessandro Peres e Antonio Destino entrambi 23enni di Mesagne e Marco Petrachi 24 anni di Brindisi già noti alle forze dell'ordine. Petrachi per estorsione e spaccio di droga, Peres venne arrestato qualche a mese addietro dai carabinieri di San Vito dei Normanni e Mesagne per aver fatto parte della banda che in notturna sparava contro le saracinesche dei commercianti. I tre sono stati catturati all'alba nell'operazione di polizia dal nome in codice “Ice Cream”. Indagato a piede libero Vito Stano 42enne di Mesagne. Oltre ai pedinamenti, molto hanno pesato le immagini e le microspie installate nell'auto.

“Fondamentale – ha sottolineato il capo della squadra mobile Francesco Barnaba – si rivela per questo tipo di reati la collaborazione tra le vittime e le forze dell'ordine. Quando la vittima ha il coraggio di denunciare una estorsione la risposta nei confronti di questo odioso reato è sempre concreto ed efficace. Nel caso in questione si evidenzia un fatto importante, la saldatura tra alcuni esponenti della mala mesagnese con quella brindisina”. “Si tratta dell'ennesimo colpo portato a segno contro criminali di spessore, si tratta di tre emergenti. Se i destinatari delle richieste estorsive si rivolgono alle forze dell’ordine il risultato è certo.

Non bisogna avere paura”. Un plauso alla polizia arriva  dal sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che dice: “Il lavoro congiunto della Polizia e dell’autorità giudiziaria – ai quali esprimo stima e gratitudine - ha raggiunto risultati investigativi importanti sul fronte del contrasto al racket nella provincia di Brindisi. L'arresto di tre presunti estorsori costituisce un ulteriore significativo segnale di rassicurazione per il territorio.

Le persone oneste, conclude Mantovano, hanno avuto oggi l’ennesima conferma che l’aggressione alla libertà e alla proprietà costituiti dalle estorsioni non resta impunita. Ricevendo quindi nuovi concreti motivi per denunciare con prontezza ogni richiesta”.

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