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Medicina generale: "Personale in difficoltà, servono altri otto infermieri"

I sindacati Cgil e Fials scrivono alla direzione generale dell'Asl segnalando le gravi difficoltà in cui opera il personale infermieristico. Lo sfogo di una operatrice: "Torno a casa distrutta senza neanche voglia di mangiare"

BRINDISI – “Torno a casa distrutta senza neanche voglia di mangiare e ho anche una famiglia che ha diritto ad avere una persona, non un cadavere”. Questo lo sfogo, messo nero su bianco in una lettera inviata al primario, di una infermiera che presta servizio presso il reparto di Medicina generale dell’ospedale Perrino di Brindisi. Da più di un anno il personale infermieristico opera in condizioni di grande difficoltà, a causa della carenza di organico.

L'emergenza Klebsiella

Le prime problematiche si presentarono fra le fine del 2015 e la fine del 2016, quando la task force istituita dall’Asl per fronteggiare l’emergenza Klebsiella decise di destinare ai pazienti affetti dall’infezione ospedaliera (sulla quale la Procura di Brindisi avviò un’inchiesta nell’ottobre 2015, a seguito di una serie di morti sospette) due stanze del reparto, da tre posti letto ciascuna (una per gli uomini, l’altra per le donne). Nel frattempo di stanze per anziani colonizzati dalla Klebsiella ne è rimasta solo una con tre posti letto, sempre occupati da persone provenienti da altri reparti. Ma la situazione non è affatto migliorata per gli infermieri, come si evince da un paio di lettere delle organizzazioni sindacali finite sul tavolo della direzione sanitaria e della direzione generale dell’Asl di Brindisi.

La lettera della Cgil

La prima missiva, spedita lo scorso mese di maggio, porta la firma di un rappresentante della “Sanità Cgil”. I numeri snocciolati dal sindacato sono eloquenti. Il reparto di Medicina dispone di 30 posti letto, inclusi i tre per i pazienti affetti da Klebsiella, ma sono solo 14 gli infermieri turnisti che garantiscono due unità per turno. Poi ci sono: una unità part time, presente solo nel turno di mattina, ed una unità che funge da fuori turno “che pare usufruisca di legge 104”; un operatore sanitario con limitazioni, presente solo la kattina; una unità ausiliaria al mattino ed una al pomeriggio.

Si tratta di una “misera forza lavoro”, si legge nella lettera della Cgil, che deve fronteggiare anche 4/5 day ospital invece dei due previsti. La cura dei pazienti alle prese con la klebsiella comporta inoltre “ricadute negativve sull’organizzazione del lavoro e sui dipendenti, costretti ad affrontare un aumento dei carichi di lavoro esorbitanti ed una serie di criticità i cui effetti si riverberano principalmente sulla loro salute”.

La Cgil sollevava anche il problema del “demansionamento degli stessi infermieri”, che dallo scorso febbraio, come previsto da una circolare interna, devono provvedere anche alle cosiddette “operazioni alberghiere di rito” (“rifacimento dei letti, cambio dei pazienti non autonomi ed, in tale occasione, eventuale medicazione dei decubiti riscontrati nel cambio panni”). Nel corso dell’estate non si sono fatti sostanziali progressi. Gli infermieri, anzi, sono ulteriormente allarmati dall’imminente ampliamento del reparto, che dal prossimo 5 settembre dovrebbe passare da 30 a 45 posti letto.

La lettera della Fials

Per questo il sindacato Fials, attraverso una lettera inviata lo scorso 24 agosto al direttore generale e al direttore sanitario dell’Asl, “richiede l’adeguamento del personale infermieristico dell’Uoc di Medicina agli standard previsti con l’assegnazione di otto nuove unità”. “In assenza di interventi immediati – si legge nella nota del sindacato – questa organizzazione sindacale assisterà gli infermieri suoi iscritti attraverso ricorsi all’autorità giudiziaria competente”. Le difficoltà segnalate di sindacati non possono non ripercuotersi anche sulla vita privata degli infermieri.

Lo testimonia la lettera di una infermiera che quanto torna a casa non ha “neanche la forza di uscire o parlare” e che chiede “solo di poter lavorare in modo dignitoso o sereno, considerando che io amo la mia professione”. 

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