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Cisl: "Continue aggressioni agli operatori sanitari, scenderemo in piazza"

Il sindacato chiede all'Asl di Brindisi maggiori tutele per i lavoratori: "In Italia tre operatori al giorno subiscono violenze"

BRINDISI - La Funzione Pubblica della Cisl di Taranto Brindisi rilancia sul problema della sicurezza per gli operatori sanitari e annuncia una manifestazione pubblica se tarderanno ad arrivare le risposte. “Una decina di giorni addietro – si legge in un comunicato del sindacato - scrivevamo ai vertici delle Asl di Brindisi e di Taranto, ai prefetti e ai sindaci delle due province, chiedendo l'attivazione dei tavoli di confronto per arginare il fenomeno degli episodi di violenza, ma non abbiamo ricevuto ancora alcun riscontro agli allarmi lanciati e questo provoca dispiacere”. 

“I professionisti sanitari sentono la vicinanza di molti, ma la percezione che arriva loro dalle istituzioni a volte è nettamente diversa. Essi sono la faccia, le braccia e la mente della sanità, verso i quali alcuni cittadini esasperati e stanchi si scagliano, a volte purtroppo in maniera aggressiva. Il termine sicurezza richiama al concetto di rispetto della persona e non è accettabile che non si rispetti chi si adopera per garantire il bene comune....la salute”.

La Cisl rimarca come “nell’ultima settimana, nella sola Asl Br, si sono verificati altri due episodi di gravi aggressioni, quello a danno di una operatrice che subiva un paziente ricoverato nel reparto di Psichiatria del Perrino di Brindisi e l'altro a discapito di due operatori del 118 inseguiti per strada da un paziente che fortunatamente sfogava la sua violenza sull'ambulanza, fino a distruggerla. Questi sono solo i casi noti, purtroppo si sa, in molti subiscono senza trovare il coraggio di denunciare”.

“Quel che è certo è, che in Italia – si legge ancora nella nota sindacale - tre operatori sanitari al giorno subiscono violenza e da queste parti non si fa eccezione. Su questo la Cisl non fa spallucce e ri-estende l'invito a riflettere sul valore della sicurezza, su come si possa concretamente operare per contrastare questa piaga e far cessare la sensazione d’impunità per chi delinque”. 

Il sindacato chiede “che i sanitari siano ascoltati da vivi, evitando di ricordarli in passerella quando l'aggressione finisce in tragedia, proprio come è accaduto ai malcapitati sopra citati e come accadde qualche anno fa alla Psichiatra Barese, la dottoressa Paola Labriola, uccisa da un paziente con 70 coltellate. Una vittima di una morte annunciata”. 

“Tutti i datori di lavoro, compreso i direttori generali delle Asl – conclude il sindacato - sono obbligati alla salvaguardia della salute dei propri dipendenti sia fisica che psichica, lo prevede il D.Lvo 81/2008, per questo se dovessero tardare ad arrivare le risposte, la Cils Funzione Pubblica si preparerà alle diffide formali e ad una mobilitazione pubblica”.

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