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Sabato, 20 Aprile 2024
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Rapitori di bambini, pagliacci ed Enel Basket: tutto è collegato

L’1 novembre dell’anno 3014, in una serata fresca e buia, bastò la segnalazione di qualche mamma per far scattare l’allarme e scatenare la fobia in tutta la città, nelle scuole e negli uffici. Era stata denunciata la presenza di due rapitori di bambini

L’1 novembre dell’anno 3014, in una serata fresca e buia, bastò la segnalazione di qualche mamma per far scattare l’allarme e scatenare la fobia in tutta la città, nelle scuole e negli uffici. Era stata denunciata la presenza di due rapitori di bambini. Erano stranieri, un uomo e una donna, quest’ultima con il burqa.

Quella notte le forze dell’ordine si mobilitarono in massa, a dimostrazione che poliziotti e carabinieri sono un po’ razzisti: se dici loro che il pericolo viene da presunti zingari si danno da fare, ma se per caso denunci la presenza di una tigre al Casale, chissà perché, la prendono sotto gamba.

Interrogato da Satyricon in esclusiva sull’accaduto, il questore fu chiarissimo: «Inizialmente abbiamo pensato alla solita bufala, abbiamo effettuato dei controlli, ma non è emerso nulla. Il giorno dopo però, quando nelle scuole si è diffusa la voce che poteva essersi trattato di pagliacci, la cosa ha preso una piega diversa, perché è notorio che a Brindisi i pagliacci ci sono. E sono anche parecchi. Dunque il pericolo potrebbe esistere davvero».

Le pattuglie furono così sguinzagliate in lungo e in largo. Il capo della Digos, il dottor Vincenzo Zingaro (che a causa del cognome fu subito sospettato di essere coinvolto nella squallida storia), si diresse nel parcheggio del centro commerciale “Le Colonne”, nella speranza di trovare il circo e i clown.

Insospettito da un’auto parcheggiata nel piazzale laterale e da due parrucche colorate in movimento all’interno, intimò l’alt, non alla macchina, bensì alle operazioni in corso al suo interno. Con buona pace del dottor Zingaro, fu subito chiaro che si trattava solo di due trans in calore. L’investigatore, deluso e anche un po’ schifato, si scusò con i due e diede loro un consiglio: «Fareste meglio a togliervi quelle parrucche, se vi trovano dei genitori incazzati vi fanno un culo così». I trans iniziarono a guardarlo con l’aria molto interessata e l’occhio eccitato, e Zingaro capì che forse quella frase se la sarebbe potuta risparmiare.

Nel frattempo la Guardia di Finanza bussò alle porte di Palazzo di Città, proprio mentre era in corso il Consiglio comunale. Il comandante del nucleo antisofisticazioni entrò in sala e almeno una trentina di presenti alzarono immediatamente le mani, un altro paio di loro se la diede a gambe nei corridoi, uno fu colto da attacco di colite e si rifugiò in bagno.

«State comodi, per oggi cerchiamo solo pagliacci», disse il finanziere: «Ne avete visti?». Rispose il sindaco: «In senso figurato no. Ma di pagliacciate e puttanate qui ne può vedere e sentire tante. Se vuole si può accomodare». Il comandante ringraziò declinando l’offerta: «Mi spiace, ma in caserma dobbiamo esaminare tutte le carte che avete prodotto negli ultimi 48 mesi».

Intanto i carabinieri, che su certe cose hanno un fiuto speciale, si diressero altrove: «Andiamo al palazzetto, che se non ci sono i clown almeno ci vediamo la partita a scrocco», disse il capitano. I militari entrarono al PalaPentassuglia e furono scambiati per i tifosi del Trento, e così i poliziotti li fecero accomodare nel settore ospiti. «State facendo una pagliacciata», disse il maresciallo a quello che sembrava essere il capo della polizia. «Guardi, non è proprio giornata per parlare di pagliacciate», rispose l’uomo, che rispondeva al nome di Vincenzo Zingaro.

Comunque, chiarito l’equivoco con i colleghi, durante l’intervallo il capitano dei carabinieri riuscì a raggiungere il microfono e lanciò l’appello: «Siamo qui per aiutarvi, chi sa qualcosa per favore venga a parlare con noi». Attratti dalle telecamere, alcuni soci ed ex soci dell’Enel Basket si spintonarono pur di apparire in tv, perché - si venne a sapere dopo – versavano fior di quattrini solo per accaparrarsi un po’ di visibilità, oppure per andare a cena con i giocatori.

«Allora facciamo così», disse il capitano con fare autoritario: «I soci che versano più di 100 mila euro si mettono in prima fila. Quelli sotto i 100 mila euro restano dietro, ma possono salutare con la manina. Chi non ha ancora versato le proprie quote si dovrà accontentare di un autografo di Bucchi. Va bene?». Nessuno ebbe il coraggio di fiatare.

E fu così che il carabiniere affidò il microfono al presidente Nando Marino jr, nipote del Nando Marino già presidente della Lega Basket. Sembrava una cosa normale, ma scatenò un putiferio. Dopo due minuti uno dei soci, Massimo Ferrarese jr, nipote del già patron Massimo Ferrarese, annunciò le dimissioni. «E va bene il parcheggio in mezzo al carciofeto, però non credo che per il semplice fatto di far parte del Nuovo centro destra debba essere trattato come un malato di Ebola», scrisse su Facebook Ferrarese jr, a cui nessuno aveva osato mai togliere il microfono di mano, neanche le insegnanti durante le recite a scuola, e men che meno i giornalisti.

Il capitano dell’Arma, sorpreso per la ribellione, guardò un attimo Ferrarese jr negli occhi, poi si voltò verso il maresciallo e chiese: «Ho sentito bene o mi sono rincoglionito?». Il maresciallo confermò: «Stento a crederci anche io, ma ha detto proprio che fa parte del Nuovo centro destra». Il capitano prese Ferry jr sotto braccio, gli si accostò all’orecchio e chiese sottovoce: «Ma lei davvero crede nel Ncd?». «Certo che ci credo. E Ciro Argese jr – nipote di quel Ciro Argese già segretario provinciale passato alla storia per aver espulso dal partito 3 dei 5 iscritti... - ha detto che diventeremo la prima forza politica d’Italia».

Il capitano scoppiò a ridere, richiamò i suoi uomini e lasciò il palasport in lacrime ripetendo tra se e se: «Ne fa parte davvero, e ci crede pure». Nel frattempo la tigre del Casale se ne andava ancora a passeggio, in consiglio comunale continuavano a sparare cazzate, tanti pagliacci si godevano la serata. E i due trans ripensavano speranzosi alle ultime parole loro rivolte dal dottor Zingaro.

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