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Calcio, Giurgola spiega i retroscena della trattativa sfumata: "I soldi per il ripescaggio? Erano già pronti"

BRINDISI – “La cordata c’era, era seria, non era affatto rappresentata da gente abituata a raccontare frottole, ma alla fine i Barretta hanno preferito lasciare tutto come prima. Ora però è troppo comodo scaricare su di noi le responsabilità del mancato ripescaggio”. L’imprenditore Lino Giurgola era uno dei 12 imprenditori della cordata pronta a rilevare il Football Brindisi. “Non solo – spiega -: per la domanda di ripescaggio era già tutto pronto, e i soldi erano già stati messi da parte”.

BRINDISI – “La cordata c’era, era seria, non era affatto rappresentata da gente abituata a raccontare frottole, ma alla fine i Barretta hanno preferito lasciare tutto come prima. Ora però è troppo comodo scaricare su di noi le responsabilità del mancato ripescaggio”. L’imprenditore Lino Giurgola era uno dei 12 imprenditori della cordata pronta a rilevare il Football Brindisi. “Non solo – spiega -: per la domanda di ripescaggio era già tutto pronto, e i soldi erano già stati messi da parte”.

Nella conferenza stampa di questa mattina, i tifosi – delusissimi per un ripescaggio che mai come questa volta era davvero alla portata del Brindisi – avevano chiesto chiarezza, da tutte le parti, visto che certamente l’eccessivo silenzio che ha caratterizzato l’intera vicenda-calcio in questo luglio rovente non ha certamente giovato alla comprensione degli appassionati.

Il capo della Curva Sud Sandro Leto, tra l’altro, riferendosi alla cordata di imprenditori che si era formata anche attraverso la mediazione del sindaco, aveva detto: “Noi avevamo avuto un contatto con loro nei giorni scorsi, e ci avevano spiegato che erano pronti a versare 100mila euro a testa”. Facile fare i conti: a disposizione, ci sarebbero stati un milione e 200mila euro. “Ebbene, successivamente siamo stati contattati da altri componenti della cordata: alcuni ci hanno detto che al limite avrebbero solo fatto da sponsor, altri che addirittura non ne sapevano nulla e che non c’erano i fondi per un’operazione del genere”.

Lino Giurgola, a nome di tutti gli altri componenti della cordata, afferma invece: “Non capisco come possano essere dette cose di questo genere. La verità è che noi avevamo già messo il capitale da parte. Era tutto pronto, anche con il direttore della Banca Meridiana, dottor Fabio Branca. Avremmo fatto domanda di ripescaggio e con ogni probabilità sarebbe stata accolta”. Ma le frizioni erano sorte proprio con l’attuale dirigenza: “Avevamo proposto ai Barretta – racconta Giurgola – di rimanere comunque in società, anche senza che dovessero necessariamente esserne a capo. Niente da fare. Non hanno voluto. Poi avevamo chiesto di vedere i bilanci. Anche qui nessuna risposta, e questo però quando si parla di affari, di acquisti e di vendite, non è affatto possibile. Avevamo il diritto o no di sapere cosa stessimo andando a rilevare?”.

E infine, a detta di Giurgola, sarebbe mancato anche il rispetto per trattative di questo tipo: “Nel corso di interviste televisive siamo stati quasi definiti imprenditori di basso profilo, a seconda magari del ramo di competenza. Ci è stato detto anche che siamo persone che oggi ci sono e domani non ci sono più. Invece, come vedete, oggi ci siamo ancora, e per spiegare come sono andate le cose, perché adesso nessuno può accusarci di essere i responsabili del mancato ripescaggio in C/1. Per quello, noi avevamo i soldi pronti, la banca aspettava solo il nostro sì. Che non è arrivato, perché i Barretta non hanno voluto venderci la società. Avranno avuto i loro motivi, questo non ci riguarda, ma adesso nessuno addossi su di noi responsabilità che non abbiamo”.

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