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Grande successo per il festival dedicato alle danze angolane

Si tratta di eventi organizzati solitamente da maestri di ballo, finalizzati a far sì che i propri allievi, e più in generale chiunque pratichi quel tipo di discipline, anche i maestri, possa migliorare la propria formazione

BRINDISI - Kizomba, semba, tarraxinha, afrohouse, kuduro. E poi salsa, bachata, zumba, fitness. Le prime sono danze prettamente angolane, approdate in Italia da una quindicina d’anni e diffusesi soprattutto negli ultimi 5-6 anni, le altre molto più conosciute già da tempo. In tutti i casi sono note musicali che richiamano centinaia di persone a frequentare corsi, festival in cui, tra pratica e teoria, scorrono le ore all’insegna del divertimento e del benessere.

Attività fisica, ma anche soprattutto rapporto con il proprio corpo, socializzazione, rispetto delle attese e comprensione del ritmo, dei tempi. Capacità di adattarsi a qualcosa che nasce, come il suono, la nota, prima ancora di sapere il passo che va spostato, la guida alla dama che va data.

In particolare, lo scorso weekend (18, 19 e 20 gennaio) si è svolto a Cavallino, nei pressi di Lecce, un importante festival dedicato alle danze angolane che, come altri a contenuto caraibico, richiamano ampia partecipazione di pubblico, di ogni età e provenienza.

Si tratta di eventi organizzati solitamente da maestri di ballo, finalizzati a far sì che i propri allievi, e più in generale chiunque pratichi quel tipo di discipline, anche i maestri, possa migliorare la propria formazione entrando in contatto con decine di artisti nazionali e internazionali, che durante il festival tengono stage in cui si possono apprendere tecniche e armoniosità della musica stessa.

L’aspetto più coinvolgente ed emozionante è l’atmosfera che si crea in pochi giorni: il semplice allievo, indipendentemente dalla bravura e dalle capacità, si trova proiettato in un mondo lontano dallo stress del lavoro, dai problemi che lo attanagliano tutti i giorni; il festival è solitamente organizzato in un grande hotel o villaggio vicino a spazi verdi che permettono di godere del benessere psicofisico, sfogando il proprio stress e respirando ossigeno ballerino e sonoro.

Si inizia dal venerdì pomeriggio fino alla notte tra domenica e lunedì: tra stage, lezioni di vario livello, ballo libero in una social room, segue poi la serata, durante la quale i passi dei maestri e artisti tanto bravi quanto noti padroneggiano sul palco in esibizioni sfoggiando le performance non solo più belle, ma anche più divertenti. E ovviamente durante la serata si balla, tanto, anche sulla musica cantata dal vivo durante i concerti di grandi cantanti o DJs.

Arrivano dall’altra parte dell’equatore o dell’Oceano, non parlano sempre bene l’italiano, ma il talento, il ritmo trascinante, la cultura coinvolgente che esprimono fanno arrivare a noi emozioni grandi, soprattutto perché non conta il colore della pelle, né l’orientamento di pensiero polito – religioso; ciò che conta è l’espressione di sé sotto forma di passi, di gesti, di ritmo. Non conta neanche essere particolarmente bravi: occorre avere voglia, se si è appassionati di ballo, di smarrirsi in questi percorsi di note che provengono da lontano, e lasciare che i piedi seguano la musica e non la testa.

L’altro aspetto connesso alla bellezza e alla serenità dell’ambiente che si crea, è che in quel mondo non esiste alcuna forma di razzismo o pregiudizio, siamo tutti uguali pur essendo diversi, poiché la danza è un linguaggio universale che unisce e ci apre la mente, allontanandoci per un po’ dalla routine quotidiana. Ho iniziato questo percorso quasi per caso, un caso bellissimo, perché mi ha portato a conoscere altre persone, ad aprire il mio modo di essere e vedere il mondo, a conoscere meglio me stesso, perché la musica crea connessione con l’esterno e con il proprio io, rispettandone i tempi, lasciandomi lo spazio con me, per accogliere l’altro come mio complemento. Credo che la danza e frequentare eventi come quello di cui ho parlato, abbiano un certo potere terapeutico e sociale, aiutando a mitigare alcune difficoltà psicologiche, problemi fisici, nonché a superare pregiudizi migliorando l’integrazione, intesa come interconnessione tra le culture, momento di grande apprendimento personale, e non solo professionale, per arricchirsi a vicenda.

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