BRINDISI – Altro colpo di scena nel processo contro i carabinieri della Compagnia di Fasano, arrestati il 18 gennaio del 2005 per un falso attentato che avrebbero assemblato per incolpare ingiustamente una coppia di ostunesi (Carmelo Vasta e Maria Loparco) e ricevere onorificenze. Questa mattina, in apertura di udienza, Giancarlo Chiarelli, difensore del maresciallo Vito Maniscalchi (il sottufficiale che avrebbe dovuto essere vittima dell’attentato a colpi di bombe a mano), ha annunciato di rinunciare alla difesa dell’imputato.
BRINDISI – “Mi volevano uccidere e invece sono stato arrestato”. Vito Maniscalchi, maresciallo dell’Arma dei carabinieri pronuncia queste parole tra le lacrime. Un omone grande e grosso, abituato ad un lavoro duro come può essere quello dei carabinieri, cede all’emozione e al dolore per la vicenda che lo coinvolge assieme ai suoi superiori e a colleghi dell’Arma. Una vicenda, secondo l’accusa, di falsi verbali, di un attentato inventato (contro Maniscalchi dovevano lanciare una o due bombe a mano), arresti arbitrari.
BRINDISI –“Dopo vent’anni di servizio sono finito sulle prime pagine dei giornali come un qualsiasi delinquente, come se avessi commesso chissà quale reato, mentre ho fatto solo il mio dovere di carabiniere e di militare”. Lo ha detto oggi in aula Gioacchino Bonomo, maresciallo, sotto processo assieme ad altri suoi colleghi (otto, compreso Bonomo, finirono agli arresti, altre a piede libero), perché ritenuto responsabile di avere assemblato un finto attentato, servendosi di un falso pentito, incastrando un pregiudicato di Ostuni (Carmelo Vasta), e la sua compagna (Maria Loparco), quale mandante dell’attacco che doveva essere portato con due bombe a mano al maresciallo Vito Maniscalchi.
FASANO - Udienza-fiume e con polemica tra accusa e difesa al processo che vede imputati un gruppo di carabinieri che nel gennaio 2005, quando furono arrestati, erano in servizio presso la Compagnia di Fasano. In carcere finirono il capitano Cosimo Damiano Delli Santi, comandante della compagnia dell’Arma di Fasano, il suo vice, tenente Vincenzo Favoino, e il maresciallo Vito Maniscalchi, all’epoca dei fatti in forza all’aliquota operativa della compagnia.