LECCE - Il tempo passa e produce effetti sulle sentenze anche gli appartenenti alla criminalità più agguerrita: restano le condanne per omicidio, resta il carico più pesante, ma vengono rapite dalla prescrizione tutte le ipotesi collaterali. Le armi e simili.
BRINDISI – Si potrebbe scrivere un libro, sui misfatti commessi dalla coppia Vito Di Emidio – Marcello Ladu. Non c’è solo la strage della Grottella, sulle loro spalle, quell’assalto ai due furgoni blindati della Velialpol nei pressi di Copertino, che il 6 dicembre 1999 fece tre morti tra le guardie giurate della scorta, per un bottino di un miliardo e 800 milioni di lire. Di Emidio ha confessato progressivamente una lunga teoria di omicidi dopo la sua cattura, avvenuta il 28 maggio 2001 sulla San Donaci – Brindisi in seguito ad un incidente durante un inseguimento con sparatoria da parte dei carabinieri del Ros e della compagnia di Brindisi. Ed ha chiamato in causa il complice sardo proprio per il massacro della Grottella, quando per bloccare i blindati porta valori fu usato prima un autocarro come ariete, poi si passò ai Kalashnikov e all’esplosivo, ma anche per altri progetti delittuosi incluso quello di un attentato ad un magistrato sardo.