MESAGNE - “Signor presidente, la prego, mi conceda un confronto con chi mi accusa. Così si capirà chi è pentito sul serio, se io o loro”. Massimo Pasimeni, felpa verde smeraldo, parla in videoconferenza e al termine dell’esame che ha sostenuto da imputato per l’omicidio di Giancarlo Salati.
MESAGNE – Ultime battute con richieste di pena per 31 anni da dividersi in cinque al processo a carico di Massimo Pasimeni, uno dei più influenti colonnelli della Sacra corona unita di Mesagne, e di alcuni suoi familiari, caso legato ad attività estorsive – questa l’accusa – organizzate durante un intermezzo di libertà dal capo (assieme ad Antonio Vitale), di uno dei due clan in cui si era divisa la nuova Scu dopo le tempeste del decennio scorso. Lo stesso gruppo cui apparteneva l’attuale pentito Ercole Penna, smantellato dal Ros dei carabinieri con l’Operazione Calipso.
BRINDISI - “Potete perseguitarmi, potete fare quello che volete. Io sono tranquillo con la mia coscienza: il passato per me è morto e sepolto. La prego signor pubblico ministero, non mi guardi come il Massimo Pasimeni che ero, guardi quello che sono al presente”, più o meno così, in un italiano claudicante ma comprensibile, ha parlato il boss della Scu che, secondo il pentito Ercole Penna, non ha mai mollato lo scettro nel comando. Prima facendo atto d’abiura nei confronti del boss dei boss Pino Rogoli, quindi fondando la Sacra corona libera, dunque reggendo le fila del comando al vertice dei Mesagnesi ininterrottamente per i tredici lunghi anni trascorsi in cella dal 1993 alla scarcerazione dell’agosto del 2006. E ancora un nuovo arresto il 2 febbraio 2008 in aula subito la sentenza della Corte d’Assise di Brindisi, che lo condannava per l’omicidio di Giovanni Goffredo confessato dal compare Massimo D’Amico e il tentato omicidio di Benito Nisi, e poi la miracolosa liberazione del 16 luglio 2008, per effetto della sentenza definitiva che dichiarava scaduti i termini di custodia cautelare, scrollandogli di dosso una condanna al carcere a vita.
BRINDISI - Processo Pasimeni, parla un investigatore che ha tallonato assiduamente il boss: Sabrina Manzone. Il vice questore al comando del commissariato di polizia di Mesagne sale sul banco dei testimoni chiamati in causa dal pubblico ministero Lino Giorgio Bruno, protagonista insieme al dirigente della squadra mobile Francesco Barnaba dell’arresto della coppia Massimo Pasimeni - Gioconda Giannuzzo, lui al vertice della frangia mesagnese della Scu, tanto secondo le rivelazioni dell’ultimo pentito Ercole Penna, lei la sua compagna.
BRINDISI – Massimo Pasimeni era piuttosto nervoso questa mattina, dietro le sbarre dell’aula bunker “Metrangolo”. Forse perché si profilava un secondo rinvio del processo a suo carico per estorsioni iniziato la scorsa settimana. Dietro le sbarre, assieme a “Piccolo dente” oggi c’era anche Carmine Campana, fidanzato della figlia del boss. Assente Vincenzo Antonio Campana, padre di Carmine, che ha ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute. Arresti domiciliari anche per Gioconda Giannuzzo, moglie di Pasimeni.