BRINDISI – Mafia e politica. Pressioni e infiltrazioni, tanto prima quanto dopo le elezioni comunali e regionali del 2005. Per l’accusa, l’indagine (prima) e il processo (poi) battezzati con lo stesso nome della masseria dei fratelli Bruno, la tenuta “Canali”, sono stati la dimostrazione che la Sacra corona unita degli anni Duemila aveva mutato i propri sistemi di approvvigionamento di fondi per la sussistenza.
BRINDISI - Centosei anni e tre mesi. Arriva il conto della giustizia nei confronti del clan di contrada Canali, sgominato dai carabinieri il 31 marzo 2008. Il sodalizio di Torre Santa Susanna riconducibile alla famiglia Bruno, accusato oltre che per associazione mafiosa anche di droga, armi, estorsioni.
BRINDISI - Si è appena conclusa la requisitoria finale del pubblico ministero Milto De Nozza nel processo a carico del clan marchiato Scu di Torre Santa Susanna, decimato nel 2008 da una operazione dei carabinieri del comando provinciale di Brindisi, in uno con la stazione dell'Arma di Torre. Undici richieste di condanna, per un totale di 197 anni di carcere e una assoluzione, è questo il conto presentato dal magistrato inquirente a carico dei dodici imputati alla sbarra, a partire dal presunto reggente pro tempore Andrea Bruno, 43 anni, di Torre Santa Susanna, pena richiesta 30 anni.
BRINDISI - L’ex primula rossa della Scu, Francesco Campana, smentisce il pentito Ercole Penna. Il super-boss fedelissimo di Pino Rogoli, presunto capo del clan già presieduto da Salvatore Buccarella, è apparso ieri mattina in videoconferenza dal carcere di Voghera per testimoniare nel processo Canali, scaturito dall’operazione che decimò il clan Bruno di Torre Santa Susanna. Nel collegamento il detenuto, difeso dall’avvocato Cosimo Lodeserto, ha chiarito di avere conosciuto Ercole Penna nel corso del monumentale processo Mediana, ma di non avere mai avuto con lui rapporti di nessun genere, tanto meno di confidenza. La testimonianza di Campana è stata invocata dal collegio difensivo, sulla scorta delle dichiarazioni rese dall’ultimo collaboratore di giustizia della Scu.
TORRE S. SUSANNA - L’ex primula rossa della Scu, Francesco Campana, sarà in aula il 19 maggio prossimo. Il super-boss fedelissimo di Pino Rogoli, a capo del clan già presieduto da Salvatore Buccarella, testimonierà nel processo Canali, scaturito dall’operazione che decimò il clan Bruno di Torre Santa Susanna. La testimonianza di Campana è stata invocata dal collegio difensivo, sulla scorta delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Ercole Penna. In uno dei verbali di interrogatorio resi all’atto del pentimento, Penna racconta: “I Campana infatti erano molto legati a Pino Rogoli e non ritenevano giusto il trattamento che era stato riservato al ‘vecchio’ quando nel 1998 era stato, in un certo senso, messo da parte. Francesco Campana era infatti rimasto fedele a lui ed era in buoni rapporti con Salvatore Buccarella e con ‘quelli della Torre’, cioè i fratelli Bruno. Francesco Campana ha sempre avuto un debole per loro…”. Affermazioni tutte da verificare che la difesa, a rigor di logica, non ritiene possano trovare conferma alcuna nelle dichiarazioni di Campana.
BRINDISI - La sa lunga, lunga vent’anni. Da quando, ragazzino di 16 anni appena, superò i mesi di rodaggio imposti ai nuovi adepti prima dell’affiliazione. Prova che Ercole Penna seppe superare brillantemente, iniziando la scalata nella Scu, battesimo di fuoco e carriera promettente, dal ”camorrista” a boss. Con la sapienza criminale lunga quattro lustri, l'ultimo pentito della Scu è tornato a parlare nelle aule del tribunale brindisino. Esordio a carico dei Brandi, qualche giorno addietro, oggi invece è toccato ai signori torresi di contrada Canali: “Una roccaforte a sé stante”, secondo l'ultimo pentito della Sacra corona unita, passata sotto l'egida di Andrea, il principale degli imputati nel processo in corso, dopo l'arresto del capo-famiglia, il due volte ergastolano Ciro.
BRINDISI - E’ stato subito rinviato al 10 giugno, il processo nei confronti di coloro che vengono indicati come i boss incontrastati di Torre Santa Susanna e zone limitrofe. Una questione di verbali da mettere a disposizione dei difensori degli imputati prima di procedere all’esame di uno degli investigatori. Sul banco degli imputati Andrea Bruno e il nipote Vincenzo (figlio del grande capo Ciro, rinchiuso in carcere di massima sicurezza da anni), i cugini Emanuele, Daniele e Cosimo Melechì, Antonio Carluccio, tutti di Torre Santa Susanna, Giuseppe, Graziano, Piero e Vito Fai, tutti di Tuturano, e Cosimo Damiano Torsello, originario di Alessano, residente a Torre Santa Susanna.