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Sabato, 20 Aprile 2024
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Contratto integrativo: nessuna condotta antisindacale da parte del Comune

Per la seconda volta il tribunale di Brindisi dà ragione al Comune di San Pietro Vernotico nell'ambito di un contenzioso con quattro sigle sindacali

SAN PIETRO VERNOTICO - Il Comune di San Pietro Vernotico non si è macchiato di condotta antisindacale. Lo stabilisce il giudice del lavoro del tribunale di Brindisi, Maria Forastiere, nell’ambito di un contenzioso che ha contrapposto l’amministrazione comunale alle sigle sindacali Cisl-Fp Brindisi-Taranto, Csa Ral – segreteria Brindisi, Uil, Fpl – Camera sindacale territoriale di Brindisi. Il giudice ha rigettato il ricorso contro il decreto n. 9102/2020 depositato lo scorso 21 luglio, con il quale il tribunale di Brindisi aveva già rigettato il ricorso ex articolo 28 presentato dai sindacati, che chiedevano l’annullamento del contratto integrativo decentrato del 2019. L’ente è stato rappresentato dall’avvocato Dario Lolli. 

Il giudice ha espresso il principio secondo cui: “Non è ravvisabile alcuna condotta suscettibile di ledere in concreto le prerogative sindacali delle sigle ricorrenti, avendo l’amministrazione comunale adempiuto agli obblighi di informativa e di concertazione concernenti le materie oggetto di contrattazione integrative”. Nella sentenza si legge inoltre che “alcun rilievo può attribuirsi al fatto che il 31.12.2019 le parti abbiano proceduto alla sottoscrizione del Ccdi 2019/2021 in assenza dei rappresentanti delle sigle ricorrenti, una volta che avevano comunque interloquito sul contenuto del Ccdi, tenuto conto del fatto che non vi è alcun obbligo, in capo alla delegazione di parte pubblica, di dare pedissequo seguito alle richieste formulate dai sindacati o di sottoscrivere il contratto decentrato con tutte le sigle sindacali”. A detta del giudice non è quindi “ravvisabile, né dal punto di vista formale né sostanziale, una condotta idonea a ledere le prerogative sindacali essendo state le organizzazioni sindacali poste nelle condizioni di esercitarle”. “Ad analoghe conclusioni – si legge ancora nella sentenza - deve giungersi in relazione all’iter seguito per l’approvazione del regolamento concernente i criteri per la valutazione delle performance”.

Il sindaco Pasquale Rizzo commenta così: “Un fatto è certo, perché statuito da ben due giudici: le sigle sindacali Cisl Fp- Segreteria Taranto – Brindisi, Csa Ral – Segreteria di Brindisi, Uil, Fpl – Camera Sindacale Territoriale di Brindi non hanno sottoscritto un contratto, importante per i dipendenti, ed i motivi addotti per giustificare l’assenza dal tavolo della delegazione trattante non sono stati riconosciuti meritevoli di tutela”. “Prescindendo dal rilievo che la norma avrebbe consentito all’Ente la sottoscrizione unilaterale del contratto, non posso che ribadire il ringraziamento all’unica sigla sindacale, la Cgil, che ha dimostrato coerenza nelle decisioni (peraltro indicate in sentenza anche dal giudice che ha ripercorso tutta la vicenda da maggio 2019 a dicembre 2019), nella consapevolezza che la mancata sottoscrizione del contratto avrebbe solo pregiudicato i dipendenti comunali”. 

“Nei prossimi giorni – prosegue Rizzo - si chiuderà una parentesi buia che ha interessato i contratti 2015, 2016 e 2017, sempre con l’unica sigla sindacale che ha inteso condividere l’unico percorso consentito dalla norma. E’ importante per un sindaco operare nella consapevolezza di aver rispettato ogni sigla sindacale, nei diritti e nelle prerogative dettate anche dalla Costituzione, pur non avendo ricevuto da qualche rappresentante sindacale analogo rispetto. Ma la condivisione di alcuni valori è di per sé un valore che non tutti coltivano”. 

“Le date in cui la pace sindacale è saltata, ed i comportamenti succedutisi nel tempo sono chiari e scolpiti. Se poi le azioni volte a ricondurre a legittimità l’azione della pubblica amministrazione – conclude Rizzo - hanno il prezzo delle offese al sindaco, dettate a verbale in delegazione trattante, o dei toni ed i comportamenti, ritenuti inaccettabili, subiti da novembre 2019 ad oggi, anche dal segretario e dai dipendenti, pagheremo anche tale scotto. E lo farà la parte pubblica, i dipendenti comunali che hanno come obiettivo la tutela di se stessi ma anche del datore di lavoro (uno dei pochi che dal marzo 2020 ad oggi non ha fatto mancare nulla ai propri dipendenti), e gli stessi cittadini, chiamati a subire a volte disservizi che vanno ben oltre ragioni dettate da pandemia”. 

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