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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Baby Gang: "Fenomeno in crescita in Puglia". Ma nel Brindisino "dati non rilevanti"

Renato Perrini, presidente della commissione di studio e di inchiesta sul fenomeno, ha proposto una seduta ad hoc per affrontare il fenomeno: "in Commissione antimafia creiamo sinergia fra istituzioni per iniziative di prevenzione"

Il fenomeno delle baby gang è in crescita in Puglia, ma in provincia di Brindisi non sono stati riportati dati rilevanti. E’ quanto emerge da un intervento del presidente della commissione di studio e di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, Renato Perrini, che ha proposto una seduta ad hoc per affrontare questa problematica. Il monito lanciato da Perrini a livello regionale si basa anche su una ricerca pubblicata a ottobre scorso e condotta su giovani adolescenti tra i 15 e i 17 anni e i 18 e i 24 anni in tutta Italia, da Istituto interuniversitario di ricerca ‘Transcrime’ dell’Università Cattolica di Milano, Università di Bologna e Università di Perugia in collaborazione con il Dipartimento per la Giustizia Minorile e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno.

“I Carabinieri della Puglia negli ultimi 5 anni, infatti – afferma Perrini - hanno registrato un aumento delle denunce nella provincia di Lecce e un dato stabile nelle province di Bari, Bat e Foggia. Per la Polizia, invece, è la provincia di Foggia a subire le conseguenze di un aumento delle baby gang. Mentre, per le province di Taranto e Brindisi non sono stati riportati dati rilevanti”. 

L’analisi ha evidenziato che le baby gang possono avere una connotazione più criminale o meno, ovvero essere minori inseriti in un contesto delinquenziale (furti e/o rapine in esercizi commerciali o in pubblica via, spaccio di stupefacenti, estorsioni, atti vandalici, reati gravi contro la persona, possesso di esplosivi e non si escludono i legami con i membri di organizzazioni di stampo mafioso) o in quello di un’attività di bullismo (risse, percosse, lesioni, furti in pubblica via a danno di coetanei, minacce con armi da taglio e violenza sessuale). Per la crescente efferatezza e violenza gratuita, e l’appartenenza a classi sociali diverse. Inoltre, i due gruppi sono identificabili secondo modalità diverse: i bulli per la loro attività sui social network con lo scopo di diffondere in rete le proprie azioni come atto di sfida e autoaffermazione e i ‘delinquenti’, meno propensi a pubblicizzarsi, sono identificabili per la ripetitività dei reati commessi.

“La ricerca, ancora – afferma Perrini - evidenzia che i fattori che influenzano la nascita delle gang giovanili sono molteplici: l’assenza o la problematicità di rapporti con le famiglie o le istituzioni scolastiche, la conseguente ricerca di modelli di riferimento all’interno di un gruppo che favorisce i processi emulativi e i meccanismi di reciproco sostegno, incoraggiamento e deresponsabilizzazione per le azioni criminali; il disagio socioeconomico; l’abbandono scolastico; l’assenza di stimoli e di ambizioni personali dal punto di vista formativo o lavorativo; l’analfabetismo delle emozioni; l’incapacità relazionale con i propri pari; il crescente utilizzo di social network e il conseguente aumento del cyberbullismo”.

“Come presidente della Commissione di studio e d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia  - prosegue Perrini - ritengo che siano necessari azioni e interventi sinergici fra le diverse istituzioni, mirati allo sviluppo di percorsi di prevenzione della devianza minorile, nonché di educazione alla legalità che disinnescano l’avvio di percorsi criminali”.  “Per questo – conclude Perrini -  ho voluto dedicare una seduta della Commissione per audire il direttore del Centro giustizia minorile della Puglia, i direttori degli uffici dei servizi sociali minorili provinciali, i presidenti dei Tribunali per minorenni, i Procuratori della Repubblica presso i Tribunali per minorenni, i dirigenti delle Prefetture provinciali e Questure provinciali, il direttore dell’Istituto Minorile Fornelli, il Responsabile dell’Ufficio scolastico regionale, il presidente, dell’Ordine degli assistenti sociali, il presidente dell’Ordine degli psicologi, la presidente del Centro di Mediazione penale – Crisi, per approfondire il fenomeno delle gang giovanili in Puglia, gli strumenti e i percorsi messi in atto per contrastare lo stesso e porre in essere un tavolo di confronto per nuove iniziative di prevenzione e diffusione della legalità.”
 

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