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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Bene confiscato alla mafia, sabato il sopralluogo partecipato

Il 26 febbraio 2022 alle 10.30 l'Amministrazione comunale di Brindisi aprirà un immobile al quartiere Commenda per far conoscere il progetto di creazione di un Market solidale, candidato al bando Piano nazionale di ripresa e resilienza

BRINDISI - Sabato 26 febbraio 2022 alle ore 10.30 l’Amministrazione comunale di Brindisi aprirà il bene confiscato di via Remo 49, al quartiere Commenda, per far conoscere il progetto di creazione di un Market solidale, candidato al bando Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Un invito alla città di Brindisi, alle associazioni, alle cooperative, a tutte le realtà del terzo settore e ai cittadini per scoprire ciò che è stato loro restituito. 

L’Amministrazione di Brindisi ha deciso di investire e di credere che attraverso progetti di riutilizzo sociale dei beni confiscati, che appartengono ai brindisini, si possano promuovere percorsi di inclusione sociale e di lotta a ogni forma di povertà e di discriminazione. E invita tutte e tutti a venire a conoscere e scoprire ciò che gli appartiene, ad averne cura, a sentirla “cosa nostra”.

Nella giornata del 26 febbraio il bene confiscato di via Remo sarà aperto dalle ore 10.30 e sarà possibile visitarlo per conoscere la storia che c’è dietro a queste bene, che è anche la storia degli abitanti di un territorio. Una scelta che rappresenta un primo passo per coinvolgere le realtà del terzo settore che operano quotidianamente per supportare chi ha bisogno, per non lasciare indietro nessuno. Costruire percorsi di progettazione partecipata e di trasparenza per immaginare la nuova vita di questi beni. 

Grazie alla legge 109 del 1996, i beni confiscati alle mafie diventano un volano per lo sviluppo di progetti di riutilizzo sociale, con l’obiettivo di tornare a generare vita proprio in quei luoghi appartenuti a chi non ha mai avuto valore e rispetto per la vita. Le mafie tolgono opportunità di sviluppo a tutti, nessuno può restare indifferente, ecco perché ognuno ha il diritto di sentirsi responsabile, per far sì che i beni confiscati alle mafie diventino tesoro per i territori, perché sono un bene “comune”.
 

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