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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Clown terapia, da Brindisi e Durazzo per regalare sorrisi dopo il terremoto

Il gruppo guidato da Cristiana Zongoli, dottoressa Stellina: “Faremo del nostro meglio per dare un po’ di serenità a chi ha perso tutto”

BRINDISI – Indossano tutti il camice bianco dei “dottori”, qualcuno ha occhiali colorati, altri hanno scelto lunghe trecce posticce per incorniciare il viso. Tutti hanno il naso rosso. Sì, quello dei clown, lo stesso scelto da Patch Adams. I clown terapeuti sono partiti da Brindisi e sono arrivati a Durazzo, in Albania, con il loro carico di sorrisi e allegria per restituire un po’ di serenità ai bambini e alle famiglie a cui il terremoto ha portato via tutto. Gli affetti, la casa, il lavoro. E alle forze dell’ordine che, in alcune zone della città, continuano a scavare a mani nude.

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I clown terapeuti

Il gruppo è composto da nove terapeuti guidati da Cristiana Zongoli: è la dottoressa Stellina che tanto piace ai pazienti più piccoli dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi e delle altre strutture sanitarie. Assieme a lei ci sono CriCri, Francesca Riezzo; Pasteocchio, Giuseppe Vitale; Angelo Lopez; Peppolo, Andrea Rubino; Cleo, Alessia Rodi; Priscilla, Angela Farina e Naticchio, Donato Santoro, e Luca Andolfi, artista dello Stradivari, circo di Parabita.

Il gruppo è di casa nel reparto di Pediatria del nosocomio brindisino, diretto da Fulvio Moramarco. Da oltre 15 anni, in aggiunta a una serie di servizi sociali, svolge assistenza quotidiana con la clown terapia. Dottoressa Stellina e la sua équipe hanno attraversato l’Adriatico la scorsa notte  per  sbarcare in Albania questa mattina. I clown terapeuti resteranno a Durazzo sino a sabato 7 dicembre. Nel primo pomeriggio di oggi hanno dato il via alle iniziative partendo dalle famiglie ospitate in tre alberghi a Golem. Le palazzine in cui abitavano si sono sgretolate. Altri edifici sono pericolanti e sono stati dichiarati inagibili. Il nastro bianco e rosso ne impedisce l'accesso.

La missione a Durazzo

Cristiana Zongoli ovvero dottoressa Stellina presso Naukleros“Non potevano restare con le mani in mano, di fronte alle immagini che dall’Albania continuano a documentare gli effetti devastanti del terremoto”, dice Cristiana Zongoli al telefono. In sottofondo si sentono le voci dei bambini e soprattutto le prime risate. Arrivano dalla hall dell’hotel Cavalieri, dove sono arrivati anche i rappresentanti dell’Unicef, nell’ambito della missione “Terabithia”. I piccoli stanno aspettando l’inizio del primo laboratorio di arte circense.

Il progetto di collaborazione con l’Albania è stato avviato già nel 2010 dalla società cooperativa sociale Naukleros Onlus, di cui Zongoli è presidente. “La nostra presenza qui è stata possibile anche grazie all’aiuto meraviglioso dei vice ministri all’Interno e alla Giustizia, in collaborazione con il servizio di cooperazione internazionale di polizia. Prestiamo il nostro aiuto, in aggiunta alle donazioni di generi di prima necessità alla popolazione che vive in area difficili dell’Albania o che si trovano in ospedali, orfanotrofi di Valona e Fier”. Assieme ai clown terapeuti, ci sono nove studenti dell'università di Durazzo, iscritti alle facoltà di Psicologia e Sociologia.

Il terremoto

Il trasferimento dei clown terapeuti a Durazzo è stato organizzato a tempo di record: “Volevano fare presto per essere vicini a quanti stanno vivendo in condizioni di disperazione e forte stress, conseguente alle scosse di terremoto”, continua dottoressa Stellina. “Anche stamattina ce n’è stata una: l’abbiamo avvertita appena arrivati, è stata di intensità non paragonabile a quelle che hanno distrutto palazzi e lasciato decine e decine di famiglie senza casa. “Qui la gente ha paura: non hanno più sicurezza”, racconta.

terremoto albania-2Ci sono genitori che hanno perso figli e bambini rimasti orfani. C’è gente che ha visto ridursi in macerie le proprie abitazioni e le imprese. Ci sono gli uomini delle forze dell’ordine che, assieme ai volontari, continuano a scavare a mani nude tra i mattoni e le lastre di cemento dei palazzi.

“Daremo il nostro contributo anche a chi è impegnato in queste operazioni”, spiega Zongoli. “In questi giorni speriamo di riuscire a regalare a tutti loro un sorriso”. Hanno un cuore enorme, nascosto dietro il naso rosso. Sono i brindisini di cui essere orgogliosi. 

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