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Brindisi. Legambiente: "Territorio inquinato negli anni, servono controlli e bonifiche"

Dura presa di posizione dell'associazione sulla vicenda Europlastic Sud: "Pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo"

BRINDISI - Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Doretto Marinazzo, presidente di Legambiente Brindisi, circolo "Tonino Di Giulio" in merito alla vicenda della Europlastic Sud srl e allo sversamento di veleni in un terreno e in un tombino accanto alla fabbrica dismessa. Vicenda sulla quale indaga la Questura di Brindisi. Legambiente, inoltre, nella nota rIcostruisce una serie di altri illeciti ambientali avvenuti a Brindisi negli anni passati. 

Inquieta, ma non sorprende, il rinvenimento di rifiuti sversati nell’area occupata da un capannone della dismessa società Europlastic Sud e direttamente in un tombino della vecchia rete di smaltimento di reflui industriali, anch’essa dismessa. L’intervento pronto ed efficace di organi di polizia ha portato a ritrovare cisterne in parte vuote e muletti in azione ed alla denuncia a piede libero di tre persone. La stessa portata dei materiali utilizzati e dei rifiuti probabilmente pericolosi smaltiti fa capire la gravità dei fatti e l’impudenza di chi li ha commessi nell’evidente convinzione di essere scoperti. Legambiente, però, non è sorpresa per quanto accaduto perché tanti sono stati gli episodi di abbandono o occultamento di rifiuti industriali nel corso degli anni: ricordiamo soltanto le ceneri, allora definite rifiuto tossico, discaricate in contrada formica prima del sequestro e poi abbandonate in uliveti, fanghi sversati nelle Saline di Punta della Contessa, fusti con la scritta Montedison seppelliti a ridosso dell’attuale oasi Cillarese, reflui ripetutamente sversati in falda risultata altamente contaminata fra l’area industriale e la centrale Brindisi Sud.

Ed ancora, il famoso 'treno dei veleni' carico di rifiuti tossici e nocivi declassificati nelle bolle di accompagnamento destinati all’allora discarica Ines Sud, oggi Formica Ambiente, l’incredibile caso del deposito di materiale plastico dell’Alfa Edile in cui, pur in presenza di un custode giudiziario vari sono stati i casi di ulteriore smaltimento abusivo e di incendi, per non parlare poi della questione Micorosa, la vera e propria bomba ecologica di 44 ettari in cui per anni si è consentito lo smaltimento di rifiuti industriali del Petrolchimico e nessuno ha pagato per le sue colpe ed addirittura si è proceduto all’affidamento di lavori di semplice messa in sicurezza e non di bonifica con un ribasso del 74% rispetto alla base d’asta. Nei mei passati, peraltro, numerosi sono stati gli strani casi di roghi e di segnalazioni di abbandoni di rifiuti maleodoranti, il tutto a delineare un quadro preoccupante ed in gran parte fuori controllo che fa capire perché con tale disinvoltura oggi ci sia chi trasporti mezzi e materiali così visibili nella convinzione che lo smaltimento abusivo ed i reati di inquinamento o di vero e proprio disastro ambientale possano restare impuniti.

Legambiente conferma piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura e nel senso civico di chi individua e segnala reati così gravi, preannuncia che seguirà con attenzione gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria, pronta a costituirsi parte civile nel processo eventualmente attivato, ma chiede anche alle istituzioni competenti un piano di prevenzione, controllo e bonifica più rispondente alle necessità reali di un territorio in tutti questi anni così gravemente inquinato, contaminato e ferito da ritardi, omissioni e clamorosi errori sul tipo di quelli legati alla gestione della vicenda Micorosa.

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