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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Brindisi condizionata dalla mancanza di strumenti di pianificazione"

Contessa (Ance): "Sviluppo compromesso, i costruttori sono pronti a fare la loro parte"

BRINDISI - Riceviamo e pubblichiamo nota a fimra di Angelo Contessa, presidente Ance Brindisi.

La città di Brindisi sta vivendo una fase delicata della sua storia millenaria, contraddistinta – purtroppo – da scarsa chiarezza su ciò che realmente si vuole programmare per il suo futuro. Non è più – come qualcuno per troppo tempo ha fatto intendere – un problema di assenza di risorse. Si tratta, invece, di un processo di crescita che è chiamato ad affrontare un percorso ad ostacoli, fatto di assenza di strumenti di pianificazione e di una “vision” scarsamente definita, anche in riferimento all’utilizzo delle opportunità che rivengono da programmi nazionali ed europei (vedi i contratti istituzionali di sviluppo, le Zes ed il Pnrr).

Sul Cis, in particolare, si assiste alla definizione dei progetti da candidare, seguendo la linea imposta dal Ministero per il Sud e cioè quella della valorizzazione della costa. Ci pare di intuire che a Brindisi si voglia valorizzare e tutelare la bellissima costa nord, anche se l’assenza di un Piano della Costa e di un Piano urbanistico Generale pongono non pochi interrogativi su ciò che realmente si potrà fare (al di là della valorizzazione di qualche immobile dismesso e della protezione della falesia). Per quanto riguarda, invece, il futuro dell’area industriale, precisiamo che noi di Ance non siamo contrari ad alcuna forma di investimento, ma è evidente che ci poniamo degli interrogativi a cui, purtroppo, non riusciamo a trovare delle risposte.

E’ questo il motivo per cui chiediamo a gran voce di essere coinvolti nella definizione delle scelte di pianificazione. Rileviamo ad esempio, che l’attuale guida del Consorzio Asi parla a chiare lettere di una zona industriale “dismessa” (e quindi riutilizzabile essenzialmente per collocare pannelli fotovoltaici, sia pure finalizzati a produrre energia “pulita” per la
catena dell’idrogeno), mentre il precedente consiglio di amministrazione commissionò uno studio finalizzato a capire quali vincoli impedivano di restituire un gran numero di aree agli usi legittimi (e quindi a nuovi investimenti in campo industriale).
Un motivo in più perché sul futuro dell’area industriale brindisina si apra un dibattito che veda partecipi tutti i soggetti interessati, in maniera tale da non dare vita a forme di utilizzo di suolo irreversibili e quindi che possono fortemente condizionare il futuro del nostro territorio, in termini di ritorni economici ed occupazionali.

Bisogna sempre ricordare, infatti, quali sono le enormi potenzialità di questa città, che passano innanzitutto attraverso un aeroporto internazionale ed un porto attrezzato e naturalmente posizionato in modo strategico (riscontriamo favorevolmente, in tal senso, i primi passi in avanti verso la definizione di un nuovo piano regolatore del porto). Ecco, in un contesto così delicato, i costruttori rivendicano anche a Brindisi il proprio ruolo – in quanto parte, di fatto, dell’ossatura dello Stato – e si dichiarano disponibili a contribuire a ricostruire questo territorio, così colpito dalle conseguenze della transizione ecologica e della crisi di settori portanti come quello aeronautico.
 

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