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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Contro violenze e discriminazioni, donne e associazioni scendono in piazza

Il prossimo 8 marzo, alle ore 9, in piazza Vittoria in ricordo dell'infermiera Sara Viva Sorge, deceduta in un incidente stradale

BRINDISI - Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta sul sit in organizzato a Brindisi dalle associazioni e delle donne e dai sindacati per l'8 marzo in ricordo dell'onfermiera Sara Viva Sorge scomparsa a seguito di un terribile incidente stradale. 

Ci rivolgiamo alle donne, studentesse, lavoratrici, casalinghe, disoccupate, pensionate, alle persone Lgbtqai+ e anche agli uomini per organizzare un’ampia partecipazione in piazza, l’8 marzo, e cercare soluzioni alla grave crisi in atto, a due anni dalla pandemia.  L’8 marzo aderiamo allo sciopero globale femminista e transfemminista, convocato da Non Una Di Meno sin dal 2017, per costruire insieme, attraverso le nostre proposte, una lotta efficace contro le discriminazioni economiche, di genere, orientamento sessuale, ecc. e per reclamare diritti e condizioni di vita che diano centralità al bisogno di lavoro, casa, cura, salute, studio, relazioni affettive e sociali libere dalla violenza di genere, contro il razzismo e per i diritti di cittadinanza alle persone migranti, rifugiate e richiedenti asilo.

Parliamo di lavoro. Ovunque le donne fanno i conti con bassi salari, precarietà, ricatti e molestie sessuali sui luoghi di lavoro, e rischiano la vita e muoiono come è accaduto alla giovane infermiera Sara Viva Sorge, di San Vito dei Normanni,  morta per incidente stradale mentre rientrava dopo intensi turni di lavoro.  Sono, poi, le prime a perdere il posto di lavoro, il 49 per cento durante la pandemia. Al sud la situazione è peggiore, l’occupazione femminile è al 33 per cento, mentre al centro nord è al 59,2 per cento e in Europa al 63 per cento. Questa situazione si aggrava per il carico di lavoro domestico, cura e di riproduzione che pesa in gran parte sulla donna, sia per l’indisponibilità di gran parte degli uomini, sia per la mancanza o inadeguatezza dei servizi pubblici.  La pandemia ha evidenziato ancor di più quanto il lavoro di riproduzione e di cura sia indispensabile al funzionamento della società, ma tuttora non riconosciuto e non retribuito. Le donne migranti, spesso vittime di tratta e sfruttamento sessuale e lavorativo, sono doppiamente discriminate e ricattate, anche quando devono rinnovare il permesso di soggiorno. 

Parliamo di violenza maschile sulle donne e di genere. La violenza maschile sulle donne avviene soprattutto nelle relazioni di intimità, da parte di partner ed ex partner, così come i femminicidi, che nel 2021 sono stati 103. Le istituzioni continuano a minimizzare e adottano un approccio emergenziale che non intacca le cause all’origine della violenza. Le politiche varate sono frammentarie, inefficaci e con finanziamenti esigui per i centri antiviolenza, le case rifugio, per gli interventi di prevenzione e per l’autonomia economica delle donne.

Parliamo di diritto allo studio. Vogliamo che la scuola dia la possibilità alle giovani generazioni di costruirsi il proprio futuro, promuova educazione sessuale ed affettiva e un’educazione libera da stereotipi di genere che finalmente riconosca la ricchezza delle nostre differenze. La scuola deve diventare centrale nelle scelte politiche e svincolarsi dal progetto infame che la sottomette alle logiche di impresa, causa di tanti danni nella didattica e di rischio sul piano della sicurezza, come è accaduto agli studenti  Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, morti per infortuni nelle aziende dello stage. 

Parliamo di salute. Sentiamo il peso dell’incapacità della sanità pubblica devastata dai tagli e dalle privatizzazioni, ancora più evidenti durante la pandemia. Vogliamo un sistema sanitario che dia servizi di medicina territoriale, che pratichi la medicina di genere (anche per le malattie non riconosciute) e fornisca i servizi necessari alla donna, in tutte le fasi della vita, per la gestione libera e consapevole del proprio corpo e della propria sessualità, così come alle persone Lgbtqai+.

Parliamo di Lgbtqai+. Lottiamo per affermare anche in Italia quei diritti negati dal recente affossamento del ddl Zan che, pur con dei limiti, combatteva le forme di odio e violenza verso le donne e la comunità Lgbtqai+, per migliorare le condizioni di oppressione, invisibilità, marginalità, in cui sono costrette a vivere le persone che scelgono una sessualità fuori dai ruoli precostituiti dall'ordine patriarcale.

Parliamo di pace. Rifiutiamo ogni tipo di guerra, esprimiamo la nostra solidarietà alla lotta delle donne afghane, curde, yazidi, palestinesi e a tutte quelle che, nel mondo, lottano per i diritti fondamentali. L’8 marzo dimostriamo di essere una forza collettiva. Facciamo in modo che partecipi chiunque non voglia più subire violenza, povertà e razzismo. Non una di meno Brindisi

Aderiscono al sit-in (elenco in aggiornamento): associazione Io Donna, coordinamento Donne Spi-Cgil, coordinamento Donne Anpi, Cgil Brindisi, La Collettiva Tfq Brindisi, Filcams Cgil, Aps Ostello Nautico Brindisi, Auser, Gruppo Uomini in cammino, Fiab Brindisi, Community Hub Aps, Wg Academy Hrd, Associazione FR/Azione Tuturano, Fiorediloto Torre Santa Susanna. 
                                                                                                                                                    
 

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