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Cellino S.Marco: "In contrada Cavata tutto fermo a oltre 40 anni fa"

Un residente racconta lo stato di degrado in cui versa la zona dove vive e l’inerzia degli addetti ai lavori

CELLINO SAN MARCO – “Siamo quasi nel 2020, a reclamare sono alcuni abitanti di un rione denominato, almeno sulle carte tecniche, come “Zona C3” nella quale pochi cittadini sanno che quella porzione del paese di Cellino San Marco che guarda verso sud si chiama “Cavata”. Un’area estesa per circa 1 kmq, in cui tutto è fermo agli inizi degli anni ’70, dove alcuni abitanti credevano di investire i propri sacrifici per un’abitazione in una zona di futura edilizia residenziale. Si costruì poi il buio”. Inizia così una lettera scritta da un residente di Cellino San Marco per raccontare lo stato di degrado in cui versa la zona dove vive e l’inerzia degli addetti ai lavori. Lamentele inascoltate nel corso degli anni che oggi hanno il sapore amaro della delusione.

“Non stiamo a descrivere i vari “giochetti” dei politici di turno, dalle promesse puntualmente non mantenute agli spot pubblicitari di ogni campagna elettorale, ormai lo stato dei luoghi parla da sé come un libro di storia aperto in cui non c’è bisogno di accesso agli atti amministrativi per rendersi conto della situazione scaturita”.

“Percorrendo la densamente trafficata via Italia si imbocca per il tratto terminale di via Bellini. Qui si entra in un altro mondo: terreni incolti senza recinzione, erba alta, tratti di strada ancora sterrati, qualcuno si sente legittimato a mettere fuoco ai rami secchi o terreni incolti per tenerli “puliti” con l’annuale bruciatura del palo di sostegno della Telecom. Qualcun altro è andato a chiedere la targhetta del numero civico e gli è stato risposto che “per il Comune la via non era censita”. Peccato invece, che i cittadini sono censiti e di conseguenza anche le tasse sono censitissime”.

“Per fare prima, lo ha acquistato privatamente alla medesima ditta fornitrice. Ci sono marciapiedi mancanti ove trovano soddisfazione quei padroni di cani che con una cadenza di 5 minuti si alternano a riempire di deiezioni il margine delle strade con la diffusione persistente dei profumi dovuti”.

“Durante la stagione, alcuni operatori agricoli s’impossessano per mesi di un incrocio per il carico e lo scarico delle olive allestendo in pratica un mini centro di raccolta a cielo aperto. Queste operazioni oltre a sbarrare indebitamente il transito agli altri utenti della strada, imbrattano la sede stradale con le olive rendendo il suolo viscido e pericoloso. Da un’altra parte invece si ascolta il lavoro incessante di una sega elettrica che fa da colonna sonora romantica al transito del sabato o della domenica pomeriggio sulla rettilinea via Po che diventa all’occorrenza una pista per provare le prestazioni delle motociclette”.

“Da qualche mese, invece, c’è qualcuno che attiva un rumorosissimo gruppo elettrogeno le cui emissioni sono martellanti e continuano ininterrottamente per circa 3/4 ore. Qualcuno si chiude in casa per non sentire, altri invece se ne escono. Segnalare a chi di dovere non serve a nulla ormai ci si rassegna anche a chiamare aiuto telefonicamente. Qualche impavido ha provato ma risposta è stata spettacolarmente incoraggiante: “Coraggio signora! Il rumore prima o poi finirà!”

        

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