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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Diritti delle donne: "Diffondiamo la convenzione di Istanbul"

La giurista internazionale Silvana Arbia ospite di un evento organizzato dell’associazione Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia

BRINDISI - La giurista internazionale Silvana Arbia è arrivata ieri, mercoledì 4 settembre, a Brindisi, per parlare della Convenzione di Instanbul, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo che tuteli le donne dalle diverse forme di violenza, in particolare quella domestica. 

La dottoressa Arbia ha parlato del nuovo ed avanzato sistema di tutela delle donne durante la prima conferenza dell’anno sociale 2019-2020 dell’associazione Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia di Brindisi, presieduto dalla dottoressa Aloisia Lamberti, delegata regionale per la Puglia. All’importante incontro, che si è svolto presso l’Hotel Virgilio, sono intervenuti con interessanti interventi, il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, monsignor Domenico Caliandro, arcivescovo di Brindisi-Ostuni, la vice presidente nazionale del Sud dei Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia, Nunzia Volonnino, e l’ideatrice del protocollo d’intesa per la diffusione della Convenzione di Istanbul, dottoressa Irene Calzetta. 

Il saluto di Monsignor Domenico Caliandro (2)-2

La conferenza sul tema “Diffondiamo la Convenzione di Istanbul”, è stata moderata dalla giornalista Anna Consales  e si è aperta con la lettura, da parte della dottoressa Aloisia Lamberti, del protocollo d’intesa con cui le socie dell’associazione Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia di Brindisi s’impegnano ad attivare progetti di formazione e sensibilizzazione nelle scuole per diffondere la conoscenza della Convenzione di Istanbul e la cultura contro ogni forma di discriminazione delle donne. Le socie s’impegnano anche ad organizzare convegni e momenti d’incontro sul tema, inquadrandolo all’interno del proprio territorio, coinvolgendo e rendendo partecipi delle azioni le associazioni che lavorano nei Paesi che ancora non hanno firmato la Convenzione di Istanbul, promuovendo campagne di sensibilizzazione, divenendo così club capofila del lodevole progetto. 

La dottoressa Arbia, che dal 2008 ricopre l’incarico di cancelliere della Corte Penale Internazionale, ha raccontato la sua precedente e toccante esperienza con le Nazioni Unite, quando si è occupata di casi di genocidio, di crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra commessi in Ruanda 25 anni fa. Prima di lavorare per l’Onu, la giurista ha lavorato alla Corte d’Appello di Milano, alla sezione prima penali, specializzata in violenze sessuali e violenze contro i minori. 

L'intervento di Silvana Arbia-2

Per la dottoressa Arbia, la Convenzione di Istanbul è un sistema molto progredito di tutela dei diritti umani. È stata aperta alla firma di Istanbul nel maggio 2011, è di alcuni anni precedente l’Agenda 2030 dell’Onu (del 2015) ed ha stabilito, in uno dei suoi articoli, l’apertura ai Paesi che non fanno parte del Consiglio d’Europa. L’Unione Europea, come ha ricordato la giurista, ha soltanto firmato la Convenzione, non ha ancora ratificato. “È una convenzione”, afferma, “ma è talmente ricca di contenuti che è diventato un sistema. Si parla di sistema Istanbul, anche di approccio Istanbul”. “L’intento”, prosegue, “è quello di raggiungere un obiettivo, che è quello di liberare le donne dalla violenza, dalla violenza domestica, ma aspira ad un’Europa libera”. “Leggendola”, rileva ancora, “vediamo che occorre un approccio integrato. Chi riceve una denuncia non deve accontentarsi di fare il suo dovere nell’ambito suo, ma deve contattare anche il medico, lo psicologo, il datore di lavoro. Approccio integrato vuol dire proprio questo”. 

La dottoressa prosegue evidenziando che la Convenzione di Istanbul ha tra gli obblighi la raccolta dei dati in modo razionale (secondo il criterio geografico, secondo il tipo di violenza, secondo come è emersa questa violenza ed altro), distingue le varie forme di violenza sulle donne (nella definizione di violenza domestica appare la violenza economica). Nel caso della violenza domestica ci sono anche altre persone che subiscono o sono testimoni (minori, anziani che vivono nella casa) e la Convenzione di Istanbul, senza vincolare gli stati, da la possibilità di estendere la tutela anche a questi. La Arbia parla quindi dell’importanza della formazione delle figure professionali che intervengono nella procedura giudiziaria e conclude sottolineando il ruolo importante della società civile per il cambiamento, attraverso la cultura, della condotta delle persone. 

In conclusione di conferenza l’ideatrice del progetto, la dottoressa Irene Calzetta, che ha realizzato, in altri settori, progetti che hanno esaltato la dignità della donna, ha spiegato come è nato il protocollo d’intesa che vuole diffondere la Convenzione di Istanbul. “L’importante che noi come associazione di donne facciamo diffusione della Convenzione. Facciamo capire che esiste un documento a livello internazionale che tutela la donna, la tutela nei suoi diritti e nella sua dignità di essere donna”. 

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