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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"Delitto sul lago", il secondo giallo dello scrittore sanvitese Dario Sardelli

Intervista all'autore e sceneggiatore che vive a Roma: "Ho avvertito di meno la pressione dell'esordio e mi sono sentito più libero di esprimermi". Il romanzo sarà nelle librerie a partire dall'8 marzo

"Il secondo album è sempre il più difficile, nella carriera di un artista", cantava anni fa Caparezza. Vale lo stesso per i romanzi? No, è l'opinione di Dario Sardelli, scrittore e sceneggiatore originario di San Vito dei Normanni. Vive a Roma da anni e l'8 marzo torna in libreria con la sua seconda opera, "Delitto sul lago". E' un giallo. Il protagonista è sempre Piersanti Spina, vice questore della polizia nato dalla penna di Sardelli. L'investigatore ha una peculiarità: è insensibile al dolore e alle sensazioni tattili. In "Delitto sul lago", edito da Einaudi, collana "Stile libero Big", lo scrittore sanvitese approfondisce la psicologia del protagonista, alle prese con un nuovo delitto. Il libro è il secondo della saga, segue "Il venditore di rose", pubblicato nel 2021. BrindisiReport è tornato a intervistare il 37enne Dario Sardelli.

Dario Sardelli Delitto sul lago romanzo-2

E' stato difficile preparare questo secondo romanzo?

"Di sicuro nel mio caso è stato più divertente. Ho avvertito di meno la pressione dell'esordio e mi sono sentito più libero di esprimermi. Non c'è stata la paura della 'prima volta', non c'è stata la voglia di dimostrare. E' una tensione che può appesantirti. Mentre scrivevo il mio secondo romanzo non ho avvertito pressione, ho potuto lavorare con una - chiamiamola così - leggerezza calviniana. Ho preso il lavoro con più divertimento, spero che traspaia dal romanzo. Ho scritto come ho fatto durante i primi esperimenti, senza pressione, per te stesso. E' come se si fosse ricreata questa atmosfera".

Quando tratteggia i personaggi, si ispira a qualcuno?

"Sì, per costruire i miei personaggi mi ispiro, mi aggancio a persone reali, soprattutto a dei modi di parlare che mi piacciono. Sono molto attento a come parlano le persone, agli accenti, alla lingua, al tono. Spesso parto dalla voce dei personaggi e poi a posteriori ricostruisco la loro vita, il loro background. In genere, parto sempre da una voce che conosco o da un tic vocale che mi accende la creazione di un personaggio. Sì, parto molto spesso da personaggi che conosco per davvero".

Per quanto riguarda la scrittura, ci sono influenze particolari?

"Sulle influenze, è difficile da parte mia dirlo. Non c'è una influenza esplicita. Quando ho pensato al primo Spina, il protagonista, leggevo 'Il profumo' di Süskind. La lettura del romanzo,per ribaltamento, mi ha fatto ragionare sul protagonista. In Süskind c'è un personaggio che ha un olfatto sovrumano, il mio Piersanti Spina non sente gli stimoli esterni, invece. Poi, nel raccontare di Tor Pignattara c'è un po' di 'Ragazzi di vita' di Pasolini. Nello specifico, non ho giallisti a cui mi ispiro. Ci sono atmosfere di altri scrittori ai quali mi appiglio, ma nessuna influenza volontaria".

Lei non è un divoratore di gialli, ma è diventato un giallista. Eterogenesi dei fini?

"Devo dire che scrivo gialli e, in quanto sceneggiatore, ne guardo tanti. Ma come letture ho altre preferenze. Questo credo mi aiuti a uscire da quella atmosfera da giallo che può essere limitante. Cerco le mie ispirazioni fuori dall'atmosfera del giallo classico".

Il primo romanzo è uscito in piena pandemia, ma questa non compare. Come mai?

"Io avevo iniziato a scrivere il romanzo prima del Covid-19. Quello che è accaduto a tutti noi succede ogni giorno a Piersanti Spina: la distanza. Paradossalmente, è stato profetico: la condizione di Spina di non poter sentire il calore di un abbraccio è ciò che è successo a noi nei mesi seguenti. Io stesso ho capito meglio il mio personaggio quando poi la pandemia è scoppiata".

I romanzi sono in qualche modo legati al periodo storico nel quale vengono pubblicati. Adesso c'è la guerra in Ucraina. Spina come potrebbe vivere questo momento?

"Ho risolto questo problema ambientando i romanzi nel 2019. Almeno per il momento Spina non conoscerà né la pandemia, né la guerra. E di questo sono contento, nella misura in cui un padre può essere contento che il figlio non debba affrontare questi brutti periodi. La sua guerra e la sua pandemia sono vissute all'interno della condizione di Piersanti. Uno scrittore, secondo me, dovrebbe raccontare non ciò che accade nel mondo pedissequamente, ma raccontare ciò che accade nel mondo raccontando altro. Le paure che viviamo nella realtà andrebbero, in un romanzo, affrontate in maniera diversa".

A proposito di romanzo, cosa ci dobbiamo aspettare da "Delitto sul lago"?

"Il romanzo è sempre ambientato a Tor Pignattara. Ho raccontato un altro gruppo etnico, rispetto a quello bengalese approfondito nel primo romanzo. Ho raccontato i Rom, tangenzialmente. E ho scavato ancora e più a fondo nella psicologia di Piersanti Spina, che a mio avviso cresce nel corso di questo secondo romanzo. Il lettore vi si avvicina di più".

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