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Emergenza-urgenza: solo due medici in Pronto soccorso, riorganizzazione mai realmente attuata

Il Segretario territoriale NurSind Brindisi dott. Carmelo Villani interviene sulla gestione della rete di emergenza-urgenza dell'ospedale Perrino di Brindisi

BRINDISI - “L’emergenza Covid-19 ha sicuramente messo in evidenza, nel territorio come negli ospedali, la competenza, la dedizione, l' attaccamento, la tenacia e la passione degli operatori tutti, ma questa emergenza ha messo a nudo anche tutte le criticità, dovuti in primis ai già noti e più volte segnalati problemi strutturali, alle note carenze di organico, alla riduzione dei posti letto per acuti, a un ritardo nella organizzazione della medicina territoriale”. Il Segretario territoriale NurSind Brindisi dott. Carmelo Villani interviene sulla gestione della rete di emergenza-urgenza dell'ospedale Perrino di Brindisi.  

"Non sarà quindi qualche barella in più a risolvere i problemi ma è necessario intervenire sul settore, come più volte auspicato e più volte annunciato, con modifiche alle strutture di pronto soccorso, all’applicazione reale del Dm 70/2015 che prevede per i Dea di 1° e 2° livello, oltre ai posti letto di Obi (osservazione breve intensiva), anche posti letto di sub-intensiva di medicina d’urgenza ricompresi nella struttura complessa di Medicina e Chirurgia di Accettazione e Urgenza, ponendo preliminarmente rimedio alla grave carenza di medici".

"Sono necessari inoltre interventi che favoriscano e rendano attuabili stabilmente i flussi dei pazienti su percorsi differenziati oltre ad una revisione delle dotazioni organiche atteso che la attività dei Pronto Soccorso è sempre stata valutata in termini numerici, (numero accessi, accessi per codice di gravità, tempi di attesa per codice di gravità) ma mai è stata fatta una valutazione sulla qualità e complessità assistenziale in tutte le sue attività che ha portato ad un dato numerico sicuramente penalizzante cui va dato invece il giusto peso".

"Solo in questo modo si può immaginare che gli ospedali possano svolgere a pieno il loro ruolo di strutture per acuti. Se non si intraprende questo percorso parlare di sviluppo e di futuro in sanità è una perdita di tempo per tutti".

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