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Riparte l'Italia, "ma in carcere neanche un prete per chiacchierare"

Il garante per i diritti dei detenuti, Bruno Mitrugno, parla dei divieti non rimossi alle visite e all'ingresso dei volontari

BRINDISI – Restano un luogo sigillato per i volontari come nella Fase 1, gli istituti penitenziari, inclusa la casa circondariale di Brindisi. Situazione che fa dire a Brugno Mitrugno, garante per i detenuti per la provincia di Brindisi, “in carcere neanche un prete per chiacchierare”.

Il garante delle persone private della libertà personale per Brindisi osserva che “lunedì 18 maggio è ripartita l’Italia sostenuta dal decreto-rilancio che prevede le diverse misure per accompagnare la Fase 2 post Covid, ma per gli istituti di pena restano le ferree prescrizioni che riguardano il non ingresso in carcere dei volontari.”

Riprenderanno solo, dice Mitrugno,sia pure con nuove modalità anti- contatto, gli incontri con i familiari, un solo colloquio con i parenti  (con la discrezionalità del direttore dell’istituto)  da oggi, 19 maggio, al 30 giugno. Ancora un mese e mezzo dui isolamento morale.

“Riaprire (negozi, bar, ristoranti) è il verbo più utilizzato in questi giorni, ma nelle nostre carceri – sottolinea Brugno Mitrugno (nella foto sotto) - occorre riaprire al volontariato per riportare all’interno la funzione costituzionale della pena di cui parla l’articolo 27: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”

Bruno Mitrugno

Il garante ricorda che i volontari e gli operatori della società civile, attraverso il loro impegno, “negli istituti di pena realizzano progetti, tracciano percorsi di crescita per le persone detenute. C’è bisogno di restituire umanità all’interno delle carceri, ci sono persone private in questo periodo anche della vicinanza del cappellano, un cuore che ascolta i pesi altrui, ‘neanche un prete per chiacchierare’ cantava Celentano”, dice ancora Mitrugno.

“In ogni caso bisogna mantenere le misure tecnologiche adottate in questo periodo con le videochiamate, anzi rafforzarle. Ci sono persone detenute che sono rinate – racconta il garante - perché hanno rivisto in videochiamata le madri sofferenti impossibilitate a recarsi in carcere per i colloqui e i luoghi di casa dopo anni e anni di lontananza, è fondamentale preservare sempre il legame con gli affetti dei detenuti.”

“In alcuni istituti di pena sono state autorizzate le attività scolastiche in videoconferenza che stanno cominciando faticosamente a funzionare, è una modalità questa che potrebbe aprire grandi possibilità, soprattutto per ampliare gli spazi dello studio e dei percorsi rieducativi”, rileva il garante.

“Percorsi rieducativi che in questo periodo a Brindisi – conclude Bruno Mitrugno -sono andati all’incontrario: detenuti del nostro carcere che con i loro risparmi hanno comprato viveri nello spaccio interno all’istituto per donarli alla Caritas, un segno di grande umanità e provocatore di sorde coscienze. Poveri che aiutano altri poveri, la vita nel carcere e il mondo fuori, la sicurezza e l’umanità, la giustizia e la speranza.”

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