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Il direttore lascia: il saluto ai lettori di BrindisiReport

Cambio alla guida del giornale dopo oltre 10 anni dalla fondazione e 38 anni di professione giornalistica

Gentili lettrici e gentili lettori, dopo oltre dieci anni lascio per raggiunti limiti di età sia la direzione di BrindisiReport, online dal 26 febbraio del 2010 e che ho contribuito a fondare, sia la professione giornalistica attiva, che ho svolto per 38 anni (ai quali aggiungere gli altri nove di una precedente attività). Il giornale sarà affidato alle mani capaci e all’intelligenza di colleghi molto più giovani di me ma di provata esperienza, i quali come prassi vuole si presenteranno a voi al momento stabilito con gli editori.

Loro, come me, non sono nativi digitali ma cronisti provenienti dalla carta stampata, che per quanto mi riguarda è il mare in cui ho navigato più a lungo, cominciando con la macchina da scrivere e passando poi al videoterminale. In tutti questi anni non ho mai trasferito in un libro le storie in cui mi sono imbattuto e sulle quali ho lavorato, ritendendo di aver scritto tutto ciò che sapevo nei miei articoli. Del resto, chi sta davvero in una redazione di prima linea solitamente non ha tempo per altro.

Sono uno di quelli che hanno scelto di lavorare nel proprio territorio, e non me ne pento. La base della piramide dell’informazione sono le periferie. C’è sempre una periferia di un Paese, di un’area metropolitana, come culla di grandi vicende sociali, economiche, dell’innovazione e delle degenerazioni, e se non ci fosse un esercito di cronisti molto spesso anonimi ma bravi e coraggiosi – e quasi sempre sottopagati - pronti a individuarle e a raccontarle, non arriverebbero mai ai grandi media, parola che io pronuncio nella sua dizione latina e non in inglese, perché almeno le origini della nostra lingua ritengo vadano conservate e difese.

Sento parlare di riforma della professione giornalistica da quando ho cominciato questo lavoro, ma oggi siamo ancora fermi alla legge 69 del 1963, e sono convinto che alla politica del nostro Paese in realtà interessi molto poco avere un’informazione realmente tutelata nella piena applicazione del dettato costituzionale.

L’ultima delusione, la promessa ancora non mantenuta del varo di una norma contro le azioni giudiziarie temerarie, che vengono utilizzate a piene mani per bloccare notizie e colpire giornali e giornalisti. Doveva essere varata a gennaio del 2020, ma prendo atto che per quel provvedimento il lockdown non è concluso. Intanto il 90 per cento dei circa 35mila giornalisti italiani, che si stima vivano di questo mestiere, guadagnano meno di mille euro al mese, e operano sotto il costante rischio di querele o azioni civili molto spesso infondate, ma che costituiscono con le loro pretese risarcitorie un vero e proprio deterrente per chi non può contare sulla tutela legale da parte del proprio editore.

Tutela garantita nel caso del nostro giornale e del nostro gruppo editoriale, Citynews, che ha intrapreso in Italia un percorso difficile puntando proprio sull’informazione locale, raggiungendo al momento quota 53 testate tutte accessibili in maniera gratuita, attraverso app o con accesso diretto. Il nostro scudo però è anche la stima di chi ci legge: ringrazio chi ci ha sostenuto collegandosi a BrindisiReport più volte al giorno dal suo smartphone (oltre il 90 per cento), dal suo tablet o dal suo pc, ma anche segnalandoci problemi, fatti, inviandoci materiale video e foto, realizzando quella sinergia tra società e informazione che è una delle fondamenta della democrazia.

È la strada che il giornale continuerà a seguire, questo posso dirlo. E sapete che, pur non essendo stati talvolta esenti da errori, noi non siamo sensibili a condizionamenti di sorta. Brindisi e la sua provincia sono un territorio piccolo ma complesso. La sua dotazione di infrastrutture logistiche e di trasporto se completate e sviluppate, e la sua vocazione turistica, la sua storia, potrebbero farne una delle città del Sud più importanti. Molto spesso abbiamo scelto la via della critica, senza distinzioni politiche, per sollecitare processi di cambiamento, mentre i migliori tra i nostri giovani scelgono di vivere altrove per realizzare ciò che i loro apprezzati saperi permettono.

Ho colto, purtroppo, la mancanza di consapevolezza di questo da parte di troppi suoi cittadini, la progressiva perdita di autorevolezza e capacità da parte della sua classe politica, la mancanza di una cultura economica avanzata malgrado siano presenti in questo territorio tutti i più grandi gruppi industriali del Paese: Eni, Enel, Leonardo. La consapevolezza diffusa della necessità di trovare una nuova strada in cui si deve trasformare, innovare, migliorare, e chiudere solo se necessario e in presenza di valide alternative, non esiste ancora, perché non c’è un’idea di città ma solo un assemblaggio improbabile di interessi corporativi (in cui aggiungo anche buona parte della cosiddetta élite operaia e tecnica).

Lascio la direzione di BrindisiReport con la magra consolazione di aver scritto più volte queste cose, e con la speranza che qualcosa prima o poi cambi perchè a Brindisi per fortuna ci sono tante persone che lavorano, rischiano, investono e scommettono ogni giorno per la propria città. Ne ho conosciute molte (anche nella politica) e le stimo sinceramente e ritengo che ciò che fanno debba trovare sempre un posto in primo piano. Mi permetto perciò di dare un ultimo consiglio ai nostri lettori: non sono i social quelli che danno e daranno risposte complete alle vostre domande sul presente e sul futuro. Scegliete le fonti giornalistiche per informarvi, quelle che più vi convincono e incontrano maggiormente il vostro gradimento. Chi resta e chi verrà dopo di me farà in modo che BrindisiReport sia tra queste.

Vi saluto ricordando chi mi ha accompagnato quasi sino alla fine, Vittorio Bruno Stamerra, con il quale nel 1982 ho cominciato la professione giornalistica, e che ha creduto tanti anni dopo assieme a pochi altri che il futuro dell’informazione digitale potesse passare anche da Brindisi, città per la quale spero di poter fare ancora qualcosa come giornalista non più in servizio permanente effettivo.

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