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Il dottor Quarta: “Le mie idee per contrastare la povertà sanitaria in città”

Intervista a Giovanni Quarta, primario emerito di Ematologia, nuovo collaboratore dell’amministrazione comunale in ambito sanitario: “Sarò un interlocutore fastidioso con gli organi decisionali”

BRINDISI – “Cercherò di essere un interlocutore fastidioso con gli organi decisionali, per far capire che i cittadini hanno diritto di dire la loro opinione e soprattutto di pretendere uguaglianza”. Il dottor Gianni Quarta inizia una nuova esperienza come collaboratore esterno, a titolo gratuito, dell’amministrazione comunale di Brindisi, sui temi dell’infrastrutturazione e dell’emergenza sanitaria. L’inizio della collaborazione è stato ufficializzato giovedì (25 marzo) dal sindaco Riccardo Rossi, in occasione della presentazione dei nuovi assessori. Laureato nel 1976 in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Pavia e specializzatosi in Ematologia clinica e di laboratorio quale allievo del professor Edoardo Storti, Quarta ha guidato a Brindisi l’unità operativa complessa di Ematologia dalla data della sua istituzione, risalente al 1995, fino al 31 marzo 2013, data del suo pensionamento. “Fin dall’inizio della sua carriera - come riportato sul sito dell’Asl Br - si è prodigato affinché i cittadini di Brindisi potessero usufruire di un reparto di questa specialità clinica senza dover migrare presso lontane strutture regionali ed extraregionali”. Attualmente esercita privatamente presso il “Centro Studi Medici Dott. Mardighian” di Mesagne.

Dottor Quarta, come ha accolto la proposta di collaborare con l’amministrazione comunale di Brindisi?

Mi ha fatto molto piacere. Mi ha chiamato il sindaco e vista la mia conoscenza ormai 40ennale della situazione sanitaria a Brindisi e l’esperienza professionale mi ha chiesto se ero disposto ad aiutare la città in questa emergenza sanitaria presente e per le future organizzazioni sanitarie in cui il Comune può in qualche modo intervenire. Sono stato molto onorato di questa attenzione e ho dato la mia disponibilità a contribuire alla mia città a titolo gratuito, così come è sempre stato nella mia storia di volontariato e di medico ospedaliero.

La sanità è una materia di competenza della Regione e dello Stato. Come pensa che un’amministrazione locale possa incidere in questo ambito?

Puntualizzo che non andrò a gestire i servizi sanitari o ad aiutare il sindaco a farlo. La gestione dei servizi è affidata in prevalenza alle Regioni e con molta difficoltà allo Stato. Però le amministrazioni comunali si sono sempre occupate della salute e della protezione sociale dei cittadini. In questa pandemia ci siamo resi conto di come la distanza dell’assistenza sanitaria dai cittadini in campo regionale sia stata notevole. Insieme a questo, in capo al sindaco, ci sono una serie di incombenze che sono necessarie per il buon funzionamento di una società. Mi riferisco, per fare alcuni esempi, alle ordinanze urgenti, alla sorveglianza sulla salute negli esercizi commerciali, alle licenze.

Ha già avanzato delle proposte al sindaco?

Ho visto il sindaco d’accordo con me e molto motivato rispetto alla proposta di rafforzare in maniera determinante l’azione del Comune soprattutto in termini di proposta, di controllo attivo, di rivendicazione di tutti quelli che sono i temi di sanità pubblica, ossia l’organizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali, il potenziamento delle reti, l’accessibilità maggiore ai servizi. Finora i Comuni si sono espressi dando un notarile gradimento su problematiche che vengono gestite da Bari e compagnia cantante. Beh, cercherò di essere un interlocutore fastidioso, se mi passate questo termine, per far capire che i cittadini hanno diritto di dire la loro opinione e soprattutto di pretendere uguaglianza. Mi riferisco ad esempio ai livelli essenziali di assistenza, che sappiamo essere estremamente disparitaria su tutto il territorio nazionale. Abbiamo visto con quanta difficoltà si cerchi di assicurare a tutti i cittadini alcuni servizi che il nostro territorio non riesce a erogare. Si tratta dunque di pensare a iniziative di vigilanza, proposta, interlocuzione forte con l’Asl, la Regione e lo Stato, se necessario. Metterò in pratica quello che ho fatto in tanti anni: costruire, innovare, stimolare, partecipare.

L’assessore al Bilancio Francesco Saponaro, insediatosi giovedì (25 marzo), ha accennato alla possibilità di istituire il servizio di telemedicina, tramite le risorse del Recovery plan (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Che ne pensa?

Nel 2007 il reparto di Ematologia e il centro trasfusionale di cui all’epoca ero primario ad interim organizzò un servizio di telemedicina con i centri trasfusionali di Ostuni e Francavilla, che in quel momento andavano accorpati, in modo che potessero comunicare fra loro per ogni emergenza. Si fece in modo che gli esami prelevati a Ostuni potessero essere processati a Brindisi attraverso un sistema telematico. Per questo io sono non favorevole, di più, alla telemedicina, di cui sono un fautore e di cui ho conoscenze dirette. Il reparto di Ematologia dell’ospedale Perrino è stato il primo a fare la farmacia robotizzata a livello regionale. Grazie a questo sistema i farmaci venivano distribuiti automaticamente per ogni singolo paziente, con un controllo della sicurezza.

Si è posto un obiettivo?

I soldi del recovery plan, se spesi bene, consentiranno di portare avanti una riqualificazione sanitaria che negli ultimi anni è venuta a mancare. Non dimentichiamo che l’ospedale Di Summa era uno dei migliori ospedali del Meridione. Il Centro ustioni, Ematologia, Chirurgia plastica, Terapia intensiva neonatale erano tutte unità operative uniche nella regione. Poi c’è stato questo degrado lento e continuo legato al taglio delle risorse, al taglio del personale e a dinamiche politiche non sempre chiare. Io mi pongo come obiettivo, un pochettino presuntuoso, quello di essere un interlocutore con le istituzioni decisionali, per vedere di portare a casa nostra tutto quello che ci è stato tolto.

Pensa che Brindisi, da un punto di vista sanitario, sia stata la cenerentola della Puglia negli ultimi anni?

La sanità pugliese in genere è stata una sanità commissariata, con difficoltà di spesa, ospedali fatiscenti, ospedali chiusi, ospedali ristrutturati e poi chiusi, sale operatorie realizzate e mai utilizzate. Le alert fatte dai medici e dagli operatori del settore sono sempre state cestinate, perché dovevano quadrare i bilanci e non le esigenze dei cittadini. Nella mia vita ho sempre messo al centro l’ammalato e continueremo a far finta che tutti i cittadini siano “ammalati di povertà sanitaria”. Dobbiamo cercare di contrastare questa povertà sanitaria e migliorare in tutti i campi.

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