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"Capitale umano" e ambiente al centro di una battaglia di sistema, ecco il "Metodo Brindisi"

BrindisiReport ha intervistato Antonio Macchia, segretario Cgil Brindisi, Gianfranco Solazzo, segretario generale della Cisl Taranto-Brindisi, e Antonio Licchello, segretario generale della Uil Brindisi

BRINDISI- Se c’è un effetto positivo del Covid-19, è di aver accelerato i processi decisionali, quelli che al territorio brindisino occorrevano da anni e che non dipendevano da una sola persona, ma da un gruppo di lavoro lungimirante, che avrebbe compiuto una svolta epocale.

Metodo Brindisi” è un impegno condiviso da imprenditori e sindacati senza precedenti, che hanno compreso la necessità di innestare un grande e coraggioso processo riformatore non più rinviabile, un "Patto sociale per il futuro" che coinvolga tutti i segmenti della società.

“La completa decarbonizzazione del sistema energetico del territorio entro il 2025 rappresenta una sfida per tutti gli stakeholders del territorio al fine di trasformarla in una vera e propria opportunità, non soltanto in termini ambientali ed energetici, ma anche per una nuova strategia di sviluppo economico ed occupazionale della provincia di Brindisi. Pertanto, sarebbe quanto mai opportuno utilizzare le risorse stanziate dall’UE per investire sull’ “economia verde” si legge nella piattaforma territoriale siglata da Confindustria Brindisi e Cgil, Cisl e Uil.

Antonio Macchia, segretario della Cgil Brindisi: “Mettere al centro il lavoro buono”

antonio-macchia-3-2E infatti il segretario generale della Cgil Brindisi Antonio Macchia ha detto “Il valore aggiunto è che abbiamo messo al centro il lavoro buono, perché negli anni, anche con il Jobs act e l'abolizione dell'articolo 18 i diritti dei lavoratori sono stati annullati. Dobbiamo incentivare l’inclusione sociale, abbattere le disuguaglianze per la redistribuzione del reddito, dei salari, dei profitti e delle rendite. Firmare il “Metodo Brindisi” è stato semplice perché la qualità del lavoro è stata messa al centro con le tematiche dello sviluppo”.

Nel Brindisino il processo di transizione energetica è stato avviato da tempo, basti pensare alla conversione della Centrale da olio combustibile a gas di Enipower; alla Centrale Brindisi Nord che ha cessato la produzione di energia elettrica a carbone di quattro gruppi e, attualmente, la Centrale Federico II di Cerano, per la quale è stato dismesso un gruppo e l’Enel ha presentato un progetto di riconversione per la realizzazione dell’impianto “turbogas”, procedimento in itinere. Senza dimenticare che la Multinazionale dell’energia ha, inoltre, manifestato la volontà – in linea con la transizione energetica – di realizzare nell’ambito del comprensorio dell’area industriale di Brindisi impianti di produzione del ciclo solare su terreni liberi e già disponibili, subordinati, però, alla riscrittura del Pear (Piano energetico ambientale regionale).

“È una battaglia di sistema per provare a cambiare il territorio. Abbiamo un’idea sulla fase della decarbonizzazione, sull’idrogeno verde, sull’agricoltura e sui 400 ettari”. Antonio Macchia parla degli ettari di terreno contaminati a ridosso della Centrale termoelettrica Enel Federico II di Cerano. Terreno da bonificare, non più riutilizzabile dall’agricoltura tradizionale e di cui il “Metodo Brindisi” si prenderà carico affinché possano essere impiegati attraverso la coltivazione sostenibile in serra “idroponica”, tecnica innovativa di coltivazione cosiddetta “fuori suolo o senza suolo”, ovvero coltivazione senza terra.

“Non è un caso che un intero capitolo del piano del Recovery Found sia destinato al Feasr (Fondo Europeo agricolo per lo sviluppo rurale), un Piano già attivo dal 2014 al 2020, potenziato per il 2021/2027 con ulteriori 18 miliardi di euro, anche in correlazione col Piano agricolo comune (Pac) Europeo” si legge ancora nel Patto sociale brindisino. “Tale investimento si potrebbe realizzare con un innovativo modello di economia circolare, utilizzando alcuni prodotti della Centrale Federico II, in un’ottica di filiera produttiva (ad esempio: energia, riscaldamento, climatizzazione, indispensabili per il funzionamento della coltivazione in serra)”.

“Noi siamo a un bivio, o si da’ una sterzata o rischiamo di sprofondare in un baratro senza via d’uscita. Siamo positivi, c’è grande impegno, dobbiamo riuscire a intercettare tutti i finanziamenti per convertire le grandi risorse economiche che abbiamo con uno sguardo alla green economy e alla mobilità sostenibile, e concentrandoci sulla dispersione scolastica, sulle politiche di genere e sulla grave emergenza sanitaria in corso”.

Una ripartenza possibile, dunque, grazie alla responsabilità primaria dell’alta formazione, atta a produrre il “capitale umano” in grado di far crescere le aziende e quindi l’intera società.

Gianfranco Solazzo, segretario generale della Cisl Taranto-Brindisi: “Il diritto di restare per i giovani”

“Noi abbiamo un dovere oggi, garantire l’occupazione alle donne e ai giovani nel Meridione. Dobbiamo garantirgli ilGianfranco Solazzo diritto di andare via per fare esperienze all’Estero, ma anche il diritto di restare e costruire qui il loro futuro” dice il segretario generale della Cisl Taranto-Brindisi Gianfranco Solazzo. “È arrivato il momento di intervenire, questa piattaforma da’ la possibilità di salvaguardare il nostro territorio e con la transizione ecologica di trasformare i lavori, di intervenire sulla Cittadella della ricerca”.

Tra le otto priorità della Piattaforma quella della Ricerca, università, formazione e cultura è affrontata con riferimento all’assenza di un proprio ateneo che ha impedito alla provincia di Brindisi, inoltre, di realizzare una rete di servizi collegata all’esistenza di un polo universitario (trasporti, attività di ristorazione, attività commerciali, ospitalità, eventi culturali, etc.), così come avvenuto nelle vicine realtà di Lecce e Bari.

La Cittadella della ricerca, un grande plesso che potrebbe essere sfruttato come hub per università e imprese (come accade in altre Regioni), oggi risulta quasi abbandonata. E sia la fase di transizione energetica e che il tema della chimica verde si legano alla necessità di rafforzare i Centri di Ricerca e la collaborazione e il confronto con le altre Università del territorio.

“Noi siamo in un momento straordinario, il Covid-19 ha solo velocizzato e questo ci spinge a fare cambiamenti nella scuola, nella sanità, nei trasporti e nell’ecologia. L’Europa ha messo tanti soldi, dobbiamo muoverci, dobbiamo intervenire a Brindisi, le parti sociali devono trasformare le problematiche in opportunità, dalla decarbonizzazione, al turismo e alla chimica verde”.

E infatti, il comprensorio della Cittadella della Ricerca deve essere valorizzato, con il contributo di tutte le componenti politiche e sociali; deve divenire hub per l’università e, più in generale, infrastruttura di riferimento per il mondo produttivo e della ricerca applicata, come viene illustrato nella Piattaforma.

“Si deve mettere da parte il protagonismo perché come ha più volte ribadito Papa Francesco ‘Nessuno si salva da solo’. E da un punto di vista economico, mai un sistema produttivo e del lavoro avevano intrapreso un cammino insieme, rinunciando a qualcosa per un obiettivo comune.

La legge 833 del 1978 (istituzione del servizio sanitario nazionale) ha dimostrato a tutti che la logica del profitto ha fatto male all’ambiente e alla persona. Sono tanti i gap su cui lavorare e i progetti da presentare per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), recuperando anche le filiere produttive, riformando le politiche attive del lavoro.

Antonio Licchello, segretario generale della Uil Brindisi: “Il Porto punto di partenza”

“Abbiamo risvegliato la città di Brindisi, purtroppo non è stato possibile prima perché Confindustria è stata commissariata. Ma oggi possiamo dire di aver fatto un primo passo avanti con caparbietà e con grande impegno. Ognuno ha dovuto fare un passo indietro in quelli che sono i propri interessi per il bene di tutti, e sul documento abbiamo potuto lavorare con la disponibilità e l’appoggio di tutti” dice Antonio Licchello, segretario generale Antonio Licchello-3della Uil Brindisi che ricorda tutte le vertenza ancora in piedi.

“Abbiamo la necessità di avere risposte per la disoccupazione che dilaga e far diventare un punto di riferimento la decarbonizzazione. Il porto per noi rappresenta il punto di partenza di questa piattaforma, e visto che già alcuni problemi sono stati risolti e superati, è arrivato il momento di mettere in pratica i progetti nel cassetto. Da anni stiamo lavorando all’Accordo 2007”.

L’obiettivo è quello di giungere alla realizzazione di un “progetto di filiera”, nel quale le produzioni delle grandi aziende dell’area industriale brindisina possano integrarsi con i processi di realizzazione del prodotto finale. Tale progetto si potrebbe realizzare all’interno del Petrolchimico dove sono disponibili aree già bonificate, fruibili per nuovi investimenti, ovvero nell’area bonificata di Micorosa. Il rilancio del Porto di Brindisi presuppone il suo potenziamento infrastrutturale, che richiede la condivisione e il coordinamento di tutti gli stakeholder locali, con la finalità di renderlo finalmente protagonista dello sviluppo e del rilancio del territorio, attraverso l’autonomia gestionale del porto e l’adozione del suo piano regolatore.

“Qualche giorno fa ci è stata presentata la ripartenza della Camera di commercio e di tutti i settori che vi appartengono, dall’agriturismo alla pesca, dalla agricoltura agli aspetti artigianali che si lamentano del costo dei trasporti che subiscono nel portare al Nord le merci.

Dobbiamo capire che abbiamo una forza enorme per rivitalizzare questa città e metterle insieme. L’aspetto economico ma anche occupazionale, sono esigenza delle famiglie, in tanti non riescono ad andare oltre. Ci sono le possibilità per realizzare utili al territorio stesso. Il patto per Brindisi, vuole indicare e vuole ricominciare a dire a tutti, alle istituzioni, ai cittadini, agli imprenditori, ai sindacati che abbiamo la volontà di ripartire”.

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