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La corte arbitrale: "I due marò vanno processati in patria"

Sentenza favorevole alle tesi italiane. Il processo per l'incidente del 12 febbraio 2012 si farà a Roma

L’arbitrato internazionale istituito sul caso dei due marò della Brigata Marina San Marco di stanza a Brindisi, coinvolti nell’incidente del 12 febbraio 2012 in cui persero la vita due pescatori al largo del Kerala, nell’Oceano Indiano, ha accolto la tesi dell'Italia: i due sottufficiali devono essere processati in patria.

La sentenza del Tribunale costituito a L'Aja presso la Corte Permanente di Arbitrato sul caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha stabilito che i fucilieri di Marina godono dell'immunità e all'India viene pertanto precluso l'esercizio della propria giurisdizione nei loro confronti.

Il Tribunale arbitrale, come riferisce la Farnesina, ha dunque accolto la linea italiana riaffermata in tutte le sedi giudiziarie - indiane e internazionali - e cioè che i due marò erano funzionari dello Stato italiano, impegnati nell'esercizio delle loro funzioni, e pertanto immuni dalla giustizia straniera.

La petroliera Enrica Lexie

L'Italia dovrà quindi esercitare la propria giurisdizione e riavviare il procedimento penale, a suo tempo aperto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per l'incidente in cui morirono due pescatori indiani, che secondo la tesi indiana erano stati scambiati per pirati dai due marò che erano a bordo della petroliera Enrica Lexie come nucleo di scorta.

Latorre e Girone si trovano da tempo in Italia: nel 2014, a causa di un ictus, Latorre aveva ottenuto dalle autorità indiane l’autorizzazione a rientrare in patria. Girone, invece, aveva dovuto aspettare fino a maggio 2016 quando gli venne concesso il rientro in Italia per "ragioni umanitarie". Entrambi erano stati arrestati dalla polizia del Kerala dopo essersi presentati spontaneamente all’autorità giudiziaria dello stato indiano.

Con lo stesso pronunciamento della corte arbitrale de L’Aja, tuttavia, è stato rinosciuta la violazione da parte dell’Italia della libertà di navigazione sancita dagli articoli 87 e 90 della Convenzione delle Onu sul Diritto del Mare, e pertanto il nostro Paese dovrà compensare l’India per la perdita di vite umane, i danni fisici, il danno materiale all’imbarcazione e il danno morale sofferto dal comandante e altri membri dell’equipaggio del peschereccio indiano “Saint Anthony”.

Latorre e Girone-2

Al riguardo, il Tribunale ha invitato Italia e India  a raggiungere un accordo attraverso contatti diretti. La Farnesina nel suo comunicato aggiunge che “l’Italia è pronta ad adempiere a quanto stabilito dal Tribunale arbitrale, con spirito di collaborazione”.

"La tesi dell'Italia, dopo anni di lunghe battaglie, ha dunque prevalso", ha commentato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, su Facebook. "I nostri due militari, funzionari dello Stato italiano, impegnati nell'esercizio delle loro funzioni sono immuni dalla giustizia straniera".

"È una notizia molto positiva - afferma il ministro degli Esteri - che premia il grande lavoro svolto in questi anni dal team legale a tutela dell'Italia nelle sedi giudiziarie indiane e internazionali, nonché l'impegno diplomatico che il nostro Paese non ha mai fatto mancare alla causa dei due fucilieri di Marina".

"Non abbiamo mai smesso di seguire questo caso, ma voglio ringraziare anche chi mi ha preceduto per la costanza e la determinazione impiegate su questa vicenda. L'Italia naturalmente rispetterà quanto stabilito dal Tribunale arbitrale, con spirito di collaborazione", ha assicurato il titolare della Farnesina. "Oggi si mette un punto definitivo a una lunga agonia. Un abbraccio ai nostri due marò e alle loro famiglie", ha concluso Di Maio. (Fonte: Agi)

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