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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Deposito Gnl nel porto: associazioni chiedono chiarimenti alla Capitaneria

Riceviamo e pubblichiamo una missiva sul progetto Edison indirizzata alla Capitaneria di porto di Brindisi.

Un gruppo di associazioni ambientaliste (Forum Ambiente Salute Sviluppo – Fondazione “Tonino Di Giulio” - Italia Nostra – Legambiente – Medici per l'Ambiente – No al carbone – Notap/Snam  Brindisi – Wwf) chiede chiarimenti alla Capitaneria di porto sui futuri scenari che potrebbero aprirsi con la realizzazione del deposito costiero di gas Gnl progettato da Edison, riguardo, in particolare, alla “compatibilità dei nuovi traffici generati con i progetti in esame con quelli rinvenienti dalle altre attività portuali”. Le associazioni avevano inviato una prima lettera alla Capitaneria lo scorso 23 aprile. La risposta, arrivata il 3 maggio, non ha però soddisfatto le associazioni, che ribadiscono, attraverso una nuova missiva, una richiesta di chiarimenti. Pubblichiamo di seguito la lettera in questione

Le scriventi associazioni, con nota del 23 aprile 2021 (all. 1), rivolgevano alla locale Capitaneria di Porto richiesta di alcune informazioni finalizzate a fornire, pubblicamente e preventivamente, inequivocabili elementi di valutazione, sugli aspetti tecnico-nautici di competenza di detto ente, in merito agli ipotizzati nuovi insediamenti in programma nel Porto di Brindisi: depositi e impianti per lo sbarco e lo stoccaggio di derivati da idrocarburi (GNL, benzine e gasolio). 

La Capitaneria di Porto di Brindisi in data 3 maggio 2021 (all. 2) forniva riscontro, facendo presente che avrebbe reso “…le proprie determinazioni di competenza in materia di sicurezza della navigazione e dello specchio acqueo portuale nell’ambito della Conferenza dei Servizi convocata dal Ministero della Transizione Ecologica” e che sarebbe stata loro cura farci partecipi delle “…determinazioni assunte in seno al precitato procedimento”. 

Detta risposta aveva deluso le aspettative delle scriventi associazioni, poiché con quanto richiesto si intendeva ottenere unicamente un utile ed  “essenziale elemento di valutazione alla collettività e ai soggetti decisori, affinché questi vengano posti preventivamente a conoscenza dei futuri scenari che si andranno a verificare, in modo che consapevolmente ognuno si assuma la piena responsabilità nell’accondiscendere a tale investimento in tutta la sua portata e in ogni sua implicazione”. 
Tale delusione è stata rappresentata alla Capitaneria a mezzo di una nota di replica inviata il 13 maggio 2021 (all. 3), nella quale si rivolgeva, tuttavia, “una ulteriore esortazione in favore di un riscontro esaustivo delle questioni poste considerandole della massima importanza nell’interesse collettivo”.

A tutt’oggi le prefate richieste, che riteniamo legittime e non incidenti in profili di riservatezza, sono rimaste inevase. Non si comprendono i motivi per cui non si possano rendere pubbliche, se richieste in nome della trasparenza, quelle misure di sicurezza che per le norme vigenti la Capitaneria è tenuta ad adottare in base a progetti noti pubblicamente e che di certo influenzeranno le modalità di traffico portuale. Il rischio che si vuole evitare è che, ancora una volta nella presente fattispecie, nel dibattito spesso divisivo generato su temi che paiono polarizzare le esigenze ambientali e produttive, la pubblica opinione e, di conseguenza, l’opinione dei soggetti decisori venga a formarsi senza conoscere aspetti decisivi, quali la compatibilità dei nuovi traffici generati con i progetti in esame con quelli rinvenienti dalle altre attività portuali.

La nostra richiesta non è frutto di un capriccio ma di ben precisi intendimenti. Il primo è che la cittadinanza deve essere a conoscenza di tutti gli elementi possibili per poter liberamente esprimere il proprio giudizio ma anche gli operatori portuali devono sapere, pubblicamente, quali saranno le implicazioni e le limitazioni perché un domani non abbiano a lamentarsi delle scelte fatte da altri e che ora li potrebbe vedere consenzienti sulla base di elementi insufficienti.

Ciò che ci ha spinto a chiedere alla Capitaneria di porto di Brindisi la “simulazione” di futuri scenari (che poi comunque andranno a cristallizzarsi nell’adozione di specifiche ordinanze) è la constatazione delle dissimili valutazioni e interpretazioni di alcune norme che si sono in precedenza verificate in attesa della regolamentazione da adottare proprio da parte dell’autorità marittima. Facciamo un esempio a mero titolo esemplificativo: l’applicazione delle norme che hanno consentito l’operatività nel porto di Bari delle boe di ormeggio in andana e invece l’hanno impedito nel porto di Brindisi per dichiarate ragioni di sicurezza. Tali boe a Bari sono in funzione da circa vent’anni, a Brindisi non si sono mai volute adottare - neanche in attesa della costruzione del pontile a briccole - perché, da notizie informalmente assunte e riportate dagli organi di stampa,  la Capitaneria di Brindisi avrebbe ritenuto che non soddisfacessero i requisiti di sicurezza. 

Non potendo pensare che il Porto di Bari sia divenuto più sicuro di quello di Brindisi, per la loro differenza di conformazione e ridosso agli agenti meteomarini, ben nota quanto meno agli addetti ai lavori, queste due diverse valutazioni sono sempre state di difficile comprensione.  Ribadiamo la necessità che si risponda pubblicamente alla richiesta formulata e che vengano resi noti i criteri tecnici che la Capitaneria di Porto di Brindisi, ente competente per legge alla regolamentazione degli ormeggi e delle attività in ambito portuale, intende applicare per la operatività e la sicurezza di nuovi insediamenti, per i quali è già venuta in possesso dei progetti.

I riscontri richiesti sono funzionali all’esercizio dei diritti di partecipazione ai procedimenti che le Associazioni hanno già ampiamente dichiarato che sono stati lesi o dalla mancata apertura di una reale consultazione democratica (vedasi il mancato ricorso ad un confronto aperto su uno studio di fattibilità o su una nuova VIA per quel che attiene l’ipotizzato deposito costiero) o da significativi vizi procedurali per quel che concerne le previste opere portuali sottoposte all’esame delle commissioni VIA-VAS del Ministero per la transizione ecologica. È lampante che a ben poco servirebbero i chiarimenti richiesti se forniti a valle della conferenza decisoria citata nella suddetta risposta.
         

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