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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Lorenza Conte: la rivolta contro il caporalato e la nuova speranza grazie a un trapianto

L'ex politica oritana ha da poco subito un delicato intervento, con un organo donato da un giovane rapper sardo deceduto: "Voglio incontrare i genitori del ragazzo"

ORIA – Sembra che il destino di Lorenza Conte sia racchiuso in una parola: “lotta”. Prima la lotta per gli altri, contro il caporalato. Adesso, la lotta per sé stessa. E per i suoi cari, che hanno bisogno di lei, della sua forza e del suo amore. Lorenza, 59 anni da Oria, ha da poco ricevuto un dono da un giovane rapper sardo, di Quartu Sant'Elena, morto in un incidente stradale. La famiglia di Nicola Micheli, questo il nome del giovane, ha autorizzato l'espianto degli organi. Adesso una parte di Nicola vive insieme a Lorenza Conte, che ha combattuto contro una dura malattia epatica. E' l'ultima, ma solo in ordine di tempo, delle sue battaglie. Si commuove, Lorenza. Pensa ai suoi tre ragazzi, alla sua nipotina Gaia, pensa allo strazio di una mamma a cui il destino ha strappato un figlio. “E' il dolore più grande. Io avrò ancora più rispetto del mio corpo perché una parte di Nicola è con me, adesso. Ci siamo sentiti con la famiglia del ragazzo, ci incontreremo”, dice la battagliera oritana. 

Lorenza Conte caporalato-2

La battaglia contro un brutto male

E' da anni che Lorenza Conte lotta contro un brutto male. Non si è mai arresa, nonostante i momenti di scoramento. Ha subito due interventi al fegato, ma non sono bastati. Non si finisce mai di lottare, pensa. Per fortuna c'è l'amore del suo Leonzio. Tredici anni fa la scoperta della malattia, congenita. Due anni fa, i problemi si riaffacciano: il professore che segue Lorenza decide per metterla in lista di attesa. Serve un trapianto. Lei è seguita da un medico del Policlinico di Bari. Servono controlli, per capire se si è idonei al trapianto. Spiega Lorenza: “Sono pronta per l'intervento da maggio 2021. Il 26 agosto ho firmato il consenso per il trapianto. Dopo due mesi è arrivata la chiamata dalla dottoressa Rendina. Era arrivato il mio momento, c'era un donatore”. Paradossalmente, la tragedia del rapper sardo Michele fa nascere una nuova speranza. Il fegato è idoneo. L'intervento di Lorenza è cominciato alle 9.30 del mattino. Alle 5 del pomeriggio è terminato. E' andato tutto bene. Quindici giorni ricoverata, poi il ritorno a casa, nelle campagne di Oria. Adesso la battaglia continua, per la propria salute. “Lo considero il fegato di uno dei miei figli. La mamma di Nicola me lo ha affidato, io lo custodirò”. La voce di Lorenza, sempre ferma quando parla dei suoi problemi, si incrina nel riconoscere il dolore altrui.

Leonzio Patisso Lorenza Conte-2

Storia di una ragazzina ribelle

La vita sembra aver preparato e forgiato lo spirito di Lorenza, avvezza a tante battaglie, a dure guerre. Nata in una famiglia di braccianti, terminate le scuole medie, comincia a lavorare. In campagna. Sotto il sole ardente delle estate brindisine raccoglie i frutti della terra, per una paga misera. Arriva sul luogo di lavoro assieme ad altre braccianti, stipate in furgoncini. Ha a che fare con figure che non dimenticherà mai: i caporali. Spiega Lorenza: “Sin dalle elementari ho capito di far parte di una maggioranza, quella dei figli dei poveri. Si distinguevano dai figli dei benestanti. E' il primo impatto che hai col mondo. Io tenevo a mente le differenze, non mi stavano bene. Le piccole ingiustizie, le discriminazioni non le ho mai accettate. Avevo un sogno: combattere contro le ingiustizie. Non mi è stato permesso di continuare la scuola, dopo le medie sono andata a lavorare in campagna”. Non c'è rabbia nelle parole di Lorenza, ma c'è una lucida determinazione: “Ero la più ribelle, anche sul posto di lavoro. Non sopportavo quelle ingiustizie. Lavoravo sei-sette ore sotto il sole, venivamo trattate male. Non potevamo sederci per mangiare, non dovevamo fermarci mai. Persino andare in bagno era un problema. Dovevi chiedere il permesso anche per bere l'acqua”. Questo accadeva alla fine degli anni Settanta.

Lorenza Conte 2-2-2

Una donna in rivolta

Si rivolge ai sindacati, Lorenza. E qui fa due scoperte: la consapevolezza dei propri diritti e Leonzio Patisso, suo amore da una vita e attuale marito. Torna a lavorare a Oria, per un'azienda agricola che all'epoca aveva la sede sulla strada che porta a Manduria. Arrivano il matrimonio e i figli. E l'impegno politico. “La mia famiglia è sempre stata comunista. Il Partito comunista italiano per me era il partito che stava dalla parte degli oppressi, degli ultimi. Mi chiedono di candidarmi, come 'riempilista'”. Ma il carisma di Lorenza fa la sua parte. Viene eletta, unica donna, nel Consiglio comunale di Oria. Gli anni Ottanta volgono al termine, Lorenza capisce che non è facile per una donna fare politica. Ma non demorde, si ricandida. “Io giravo per le strade di Oria – ricorda – e un giorno incontrai Maria Marsella. Lei mi disse di non dimenticare da dove sono venuta, di stare sempre e comunque dalla parte degli ultimi”. Maria Marsella morirà di lì a poco, insieme ad altre due braccianti, in un terribile incidente stradale. Prosegue Lorenza Conte: “Quelle parole mi sono rimaste impresse, non le ho dimenticate, negli anni. Non le ho scordate neanche quando poi sono arrivare le minacce, le telefonate notturne, le calunnie, le intimidazioni, gli attentati. Lottare contro il caporalato era pericoloso. Lo è tuttora”. Lorenza Conte è stata la prima – e fino ad ora unica – presidente del Consiglio Comunale donna di Oria. La ragazzina ribelle adesso è diventata una donna, una mamma, una nonna. Ma ha dimostrato di non aver perso la voglia di combattere. Per gli altri. E adesso anche per sé stessa e per la propria famiglia.

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