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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Contagi record, errore la scelta del "Perrino": i medici accusano

Salta il coperchio, elencate le mosse sbagliate della Asl: "Non provate a scaricare le responsabilità su di noi"

BRINDISI – Sbagliata la scelta del “Perrino” come ospedale Covid, sbagliati i percorsi che avrebbero dovuto evitare i contagi e che hanno fatto invece delle strutture ospedaliere le principali fonti di trasmissione del virus. L’accusa è netta, e porta la firma di una decina di sindacati e associazioni dei medici ospedalieri e di base.

Era inevitabile che dopo quelle raffiche di rassicurazioni in video e scritte, provenienti dalla direzione generale della Asl, e replicate nella seconda riunione della Conferenza dei Sindaci con la partecipazione del prefetto e del presidente della Regione Puglia, i medici insorgessero.

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Ed ora si vedrà chi e come risponderà a una contestazione globale, dettagliata, minuziosa, condivisa da tutte le organizzazioni e associazioni di categoria sulla strategia adottata in provincia di Brindisi dall’azienda sanitaria. A partire dalla stessa Regione che sin qui non è intervenuta.

La lettera è per il direttore generale Giuseppe Pasqualone. Porta la firma di Anaao, Anpo, Ascoti, Fials Medici, Aaroi, Cgil Medici, Uil Medici, Fassid, Federazione Cimo Fesmed. Ed è dura nella sua ricostruzione delle scelte compiute e delle conseguenze, a cominciare dai numeri non confutabili.

Record di contagi, soprattutto nel sistema sanitario

Al 17 aprile, cioè ieri venerdì, i contagiati nel Brindisino erano 439 senza includere tutti quelli rilevati nella Rssa “Il Focolare” (102 sino a qualche giorno addietro) che vengono spalmati in diversi bollettini per decisione della Regione. La percentuale è seconda, in Puglia, solo a quella di Foggia: 0,110 per cento Brindisi, Foggia 0,127 per cento. Tutte le altre molto al disotto: 0,040 Taranto, Lecce 0,053, Bari 0,083, Bat 0,084 per cento.

Ma, spiegano le associazioni dei medici, la maggior parte dei contagiati proviene dal sistema sanitario stesso, “dati che dicono che negli ospedali del Brindisino vi sono, pericolosamente, più contagiati da Covid-19 di quanti ce ne siano nelle altre province”.

Le organizzazioni mediche definiscono nella lettera “scellerata” la decisione di scegliere l’ospedale Perrino come ospedale Covid, ma anche come ospedale no - Covid. Il rischio era stato a suo tempo segnalato e denunciato dalle organizzazioni sindacali: l’attività ordinaria del Perrino, unico ospedale di secondo livello della provincia, è risultata così bloccata “abbandonando tanti pazienti che non hanno più quell’assistenza continua necessaria per patologie croniche anche severe”.

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Percorsi anti-contagio non rispettati

Le rassicurazioni in video, nei comunicati e in varie interviste non possono sanare una situazione reale di ben altro genere, dicono i medici ospedalieri brindisini. I percorsi Covid, no - Covid e sospetti Covid continuano a non essere adeguatamente separati. Gli spazi riservati ai Covid, a un mese e mezzo dall’inizio dell’emergenza, continuano ad essere accessibili e il personale impiegato non è esclusivamente dedicato a questi reparti. Tutto ciò è “inaccettabile”, con una promiscuità che aumenta il rischio di infezione.

Era la stessa Direzione medica di presidio che con una nota aveva evidenziato le criticità, e ci sono le disposizioni della Regione Puglia circa le tutele per la salute e la sicurezza di tutto il personale impiegato nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie nel mantenimento dei requisiti a strutturali e organizzativi, in capo al Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale.

Queste disposizioni regionali riguardano i percorsi degli operatori sanitari montanti in servizio, di quelli smontanti, dei manutentori, degli addetti alle pulizie e alla distribuzione dei pasti, e ovviamente i pazienti positivi al coronavirus o sospetti. E su questo punto le associazioni dei medici i entrano nel merito, chiedendo quali percorsi orizzontali dovrebbero percorre i pazienti positivi per raggiungere i reparti loro riservati (Medicina, terzo piano blocco D1; Malattie Infettive, terzo e quarto piano blocco D0; Pneumologia, settimo piano blocco D1).

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Fermo restando che l’ascensore del blocco D2 dovrebbe fermarsi solo ai reparti Covid, e non come al momento pare accadere, aggiungono i medici nella lettera al direttore generale. C’è il problema della promiscuità dell’ascensore del blocco D3 che porta ai reparti sospetti Covid (Chirurgia Plastica e Otorinolaringoiatria), ma anche i pazienti in sala. Quali certezze potrà avere l’operatore sanitario dell’avvenuta sanificazione? E la necessità di sanificare sottolinea proprio la promiscuità di quel percorso.

Inoltre, i sindacati dei medici chiedono di sapere quante siano le barelle di bio-contenimento a disposizione del “Perrino” e se le stesse siano dotate delle prescritte idoneità, e siano stati differenziati i percorsi del piano 0 e del piano 1 dei pazienti no Covid diretti alle sale operatorie o di emodinamica partendo dai reparti di degenza, per renderli sicuri e non promiscui.

Gli effetti del ritardo nei test

I medici parlano di “colpevole ritardo” da parte della Asl di Brindisi nel non aver attivato per tempo un laboratorio di biologia molecolare per processare in loco i tamponi, test che ancora oggi sono del tutto insufficienti per uno screening in tempi brevi di tutto il personale sanitario, non solo quelli del “Perrino” ma anche degli altri presidi ospedalieri della provincia.

È indispensabile che i tamponi vengano refertati in urgenza 24 ore su 24, e nel giro di due ore al massimo, sia prima di ogni ricovero ospedaliero, che per i casi di pazienti ricoverati in reparto no Covid considerati sospetti in un secondo momento. I medici chiedono per l’esecuzione dei tamponi anche delle priorità definite e chiare, con certezze nei tempi di risposta e nelle modalità di comunicazione degli esiti a seconda della specificità dei reparti.

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L’assenza di un programma di screening sugli operatori sta causando un aumento dei positivi evidente. Non è realizzabile, per i medici, la costituzione in tutti i reparti di un pool di operatori dedicati esclusivamente al Covid-19, dato che alcune specializzazioni hanno in carico il compito di effettuare consulenze in tutto l’ospedale, e tale proposito viene sottolineato il rischio di dover visitare indistintamente pazienti positivi e pazienti non positivi.

Nella lettera si contesta anche il trasferimento di pazienti post-Covid, quindi potenzialmente ancora positivi, all’ex ospedale di Fasano, quando si sarebbe potuta utilizzare la Clinica Salus a poche centinaia di metri di distanza dal “Perrino”, già predisposta per l’accoglienza, e la decisione di investire 180mila euro per ricavare altri posti letto presso “La casa della salute” di Cisternino.

Altri due, non secondari problemi. Sono costituiti dal fatto che in provincia di Brindisi solo l’ospedale “Perrino” ha un reparto infettivi e una terapia intensiva, oggi destinati ai pazienti Covid mentre la terapia intensiva di Francavilla non è stata ancora attivata, con tutti problemi che conseguono.

“Non è vero che va tutto bene”

In attesa che venga costituita, con grande ritardo anche in questo caso, una task force multidisciplinare della Asl per la pandemia, i medici respingono ogni tentativo della direzione generale di scaricare sul personale sanitario la responsabilità della trasmissione del virus tra operatore e paziente, e sottolineano che lavorano incessantemente da 40 giorni senza riposi, ferie, turnover anti-stress, anche se a suo tempo la Asl, in virtù di due disegni di legge, avrebbe potuto dotarsi di altro personale.

Anche questa nota, come una precedente in cui, a quanto pare invano, le organizzazioni dei medici avevano chiesto misure idonee (assieme ai sindacati confederali e alle organizzazioni degli infermieri e degli operatori del 118) si conclude con la riserva – se non cambierà l’attuale stato di cose – di ricorrere ad ogni altra ulteriore iniziativa a tutela di operatori sanitari e pazienti.

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