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La Nostra Famiglia, insorgono i sindacati: "Decisione scriteriata la modifica del contratto"

Nota a firma delle segreterie territoriali di Cgil, Cils e Uil funzione pubblica. Del caso si discuterà il prossimo 11 dicembre in regione Puglia

BRINDISI - Nota a forma delle segreterie territoriali di Cgil, Cils e Uil funzione pubblica. Del caso si discuterà il prossimo 11 dicembre in regione Puglia. 

Indignazione e amarezza, sono queste le sensazioni  prevalenti delle lavoratrici, dei lavoratori e delle segreterie provinciali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl di fronte alla chiusura totale che l’associazione “La Nostra Famiglia” ha avuto nell’incontro odierno di contrattazione nazionale, dove ha confermato la vergognosa decisione di modificare unilateralmente il contratto finora applicato. Il vertice dell’istituto, che nelle tre strutture del territorio brindisino (Cdr Ostuni, Cdr Brindisi e Ircss Brindisi) rivolge la propria opera assistenziale ai bambini nell’età evolutiva, con problematiche di disabilità complesse e di diversa natura, ha dichiarato la decisione di dividere il personale che opera negli Ircss, circa 400 unità al quale si applicherà il Ccnl sanità privata recentemente rinnovato, dai restanti 1600 lavoratori al quale applicherà un contratto diverso, il Ccnl Aris Rsa e CdR.

Evidentemente le titolari d’impresa, le “Piccole Apostole della Carità”, con le decisioni intraprese hanno preferito fare tesoro della locuzione latina “divide et impera” piuttosto che dei principi fondatori di don Luigi Monza che professava “il bene va fatto bene”. Hanno pensato di dividere le lavoratrici e i lavoratori degli Ircss da quelli dei Cdr invece di intervenire sui problemi che generano perdite, non comprendendo che i lavoratori sono un valore aggiunto e non un bancomat da cui mungere denaro. Decisione scriteriata che dilapiderà il patrimonio di valori consolidato, infatti, i lavoratori che per 14 lunghi anni hanno aspettato il rinnovo del contratto nazionale e che ora si vedono negato il diritto ad un incremento salariale di 150 euro mensili (tabellare medio), all’erogazione della una tantum riparatoria di 1000 euro e ai doverosi adeguamenti normativi, si sentono traditi da questo datore di lavoro e vogliono scappare verso altre realtà, anzi, lo stanno già facendo.

Queste “sorelle” si sono fatte scudo per anni della qualità che caratterizzava l’associazione, ovvero quella di avere dipendenti mossi dal senso di appartenenza, dalla mission aziendale e dalla spiccata dedizione verso il lavoro, svolto sempre con grande professionalità e competenza. Gli unici che con i fatti hanno garantito le risposte ai bisogni che ogni giorno, in ogni momento, in ogni situazione, hanno avuto le piccole anime assistite e le loro famiglie. La Nostra Famiglia non si è mai voluta relazionare veramente con le organizzazioni sindacali, non c’è mai stata una vera operazione di contrattazione, solo decisioni unilaterali, calando in questo modo sulle lavoratrici e sui lavoratori il peso di scelte e decisioni già assunte. Le scriventi garantiscono una ferma e dura opposizione all’avidità di questo ente che dimostra di volersi prendere gioco delle persone.  Una vergogna che già il prossimo 11 dicembre porteremo all’attenzione del direttore del dipartimento promozione della salute della Regione Puglia, Vito Montanaro, e ovviamente nel contempo, nelle aule dei tribunali.

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