rotate-mobile
Attualità Ostuni

Ostuni, scioglimento consiglio comunale: nota dell’ex sindaco Cavallo sulla sentenza del Tar

La posizione dell’ex primo cittadino rispetto alle varie questioni trattate nella sentenza, che sarà impugnata davanti al Consiglio di Stato

L’ex sindaco di Ostuni, Guglielmo Cavallo, fornisce la sua posizione sulle varie questioni trattate dal Tar del Lazio nella sentenza, impugnata davanti al Consiglio di Stato, tramite la quale ha respinto i due ricorsi presentati dagli ex amministratori della Città Bianca contro i provvedimenti di scioglimento degli organi comunali per infiltrazioni della criminalità organizzata. Riportiamo di seguito una nota a firma di Guglielmo Cavallo, divulgata tramite Loscudostuni.it 

C’è subito da dire che il Tar ha preso in esame come motivi dello scioglimento solo le situazioni evidenziate nella relazione ministeriale e non altri argomenti, pure contenuti nella relazione prefettizia, che le nostre difese hanno confutato punto per punto ma che, secondo il Giudice amministrativo non hanno formato motivo di convincimento del Ministro nella proposta di scioglimento. Questo significa che tanti addebiti e ricostruzioni del Prefetto non sono stati neppure considerati dal Ministro proponente.

Ristretto il campo dell’esame all’essenziale, il Tar ha individuato alcuni temi:

•    L’interesse della criminalità all’azione politica amministrativa di Ostuni sarebbe confermato dagli atti intimidatori subiti dall’avv. Domenico Tanzarella e dal Comm. Quirico D’Aversa. La sentenza non spiega però come questi odiosi episodi abbiano influenzato l’azione della Amministrazione e in quali atti o delibere sarebbe avvenuto il condizionamento.

•    La sentenza evidenzia che “un gran numero di amministratori locali (Giunta e Consiglio) sarebbero collegati da parentela o conoscenza con soggetti scomodi”. A parte un evidente errore di persona in un caso di parentela, la sentenza non chiarisce quale influenza queste persone “scomode” abbiano esercitato e neppure quale illecito abbiano compiuto gli amministratori. In soli due casi l’Amministrazione ha avuto rapporti contrattuali con queste persone “scomode”. In entrambi i casi le interdittive antimafia son intervenute quando i rapporti erano già cessati.

•    Affidamenti pubblici. Il caso più noto è quello della PKT e del parcheggio di S. Lucia. Sul punto il Tar evidenzia una mancata comprensione degli atti depositati e ripete ragionamenti contenuti nella relazione prefettizia da noi confutati, non tenendo conto neppure delle conclusioni della Commissione consiliare. Il Tar sostiene che il mancato controllo avrebbe nel tempo sempre favorito parcheggiatori abusivi. È vero il contrario perché si affidano le aree a parcheggio proprio per evitare la presenza di posteggiatori abusivi. L’unico caso indicato nelle contestazioni si riferisce all’assegnazione del parcheggio nel 2020. Non c’è stato alcun interesse di amministratori a favore degli aggiudicatari ma, come ha spiegato il Dirigente competente, riferito alle procedure dell’ufficio: “abbiamo fatto un pasticcio”.

•    Controlli antimafia. Il Tar prende per buoni i dati della commissione di accesso ispettiva, “si facevano solo il 10% dei controlli”. La verità è che si facevano tutti quelli obbligatori. Seguendo l’omissione della relazione prefettizia e della Commissione d’accesso, il Tar ha ignorato che, dopo l’interdittiva PKT (fine novembre 2020), su mio input, abbiamo avviato un’operazione di trasparenza totale andando a fare a ritroso tutti controlli fino all’inizio del mio mandato anche quelli non obbligatori. Abbiamo superato i mille controlli tra permessi e Scia. Solo per due attività si è proceduto a revocare le autorizzazioni.

•    Patrimonio immobiliare. Nel primo decennio degli anni Duemila le Amministrazioni di allora concessero una trentina di appartamenti a famiglie con soggetti controindicati. Il Tar ritiene che, benché la nostra Amministrazione non abbia causato il problema, ci saremmo mossi in ritardo per mettere ordine in situazioni di morosità. In realtà l’azione di revisione del patrimonio immobiliare, da regolamento comunale, viene fatta ogni anno. Infatti a distanza di un anno dal mio insediamento abbiano verificato tutte le situazioni. C’erano dei contratti in scadenza e delle morosità, ma c’erano anche il Covid e il blocco degli sfratti. Per cui le prime lettere per regolarizzare tutto sono partite nell’autunno del 2020. Sono seguite contestazioni su alcune clausole e poi alcuni giudizi.

•    Recupero spese legali da soggetti controindicati. Anche qui gli uffici si sarebbero mossi in ritardo, e per il Tar evidentemente non è importante che tutte le azioni giudiziarie siano state intraprese dopo delibere della mia Giunta.

•    Gestione dei beni confiscati. Anche in questo caso il Tar sembra prendere atto della valorizzazione de beni (area del nuovo centro di raccolta comunale, area prossima alla rotonda di Villanova, c.da Rosara) con l’affidamento fatto dall’Amministrazione ma ritiene che non sia sufficiente. Inutile dire che nemmeno in questo caso c’è un riferimento ad illeciti.
 
La nostra perfetta buona fede, conoscenza reale dei fatti e le lacune sinteticamente riassunte ci spingono ad impugnare davanti al Consiglio di Stato la sentenza. In tanti hanno rilevato che l’applicazione della norma dell’art. 143 del Testo Unico degli Enti Locali, crea più danni di quelli che vuole riparare o prevenire. È basata sul sospetto e non sulla verità dei fatti e, sul presupposto della prevenzione, si mortificano persone e comunità. È il caso di Ostuni dove, in assenza di atti illegittimi o fatti illeciti, in assenza di indagini penali o evidenti collusioni, si è deciso di azzerare la volontà popolare democraticamente espressa. Cui prodest?

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ostuni, scioglimento consiglio comunale: nota dell’ex sindaco Cavallo sulla sentenza del Tar

BrindisiReport è in caricamento