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A Ostuni palazzo Ayroldi Carissimo è stato restaurato, ma con lo sguardo al futuro

Il caso nella Città Bianca: adesso si chiama "Quinto Elemento Residence" e conta 15 appartamenti dedicati ai turisti. Una serata all'interno della struttura rimessa a nuovo

OSTUNI - Camminando per Ostuni, nelle strade strette nei pressi di via Ludovico Pepe, ci si imbatte in palazzo Ayroldi Carissimo. Fino a sei anni fa era decadente, a rischio crollo addirittura. Adesso è un residence, il "Quinto Elemento". Questo grazie alla lungimiranza - accompagnata dalla voglia di rischiare - della famiglia Apruzzi di Ostuni, che ha permesso il restauro dell'edificio, con uno sguardo al futuro. Il risultato di cinque anni e mezzo di lavori? Un palazzo antico dotato di 15 confortevoli appartamenti. Ieri sera, giovedì 20 ottobre 2022, il palazzo ha aperto le proprie porte, quelle principali contornate da cinque archi, a un ristretto numero di visitatori. Attori istituzionali, rappresentanti delle ditte che vi hanno lavorato e mondo dell'informazione erano presenti. BrindisiReport ha potuto partecipare al tour all'interno del già palazzo Ayroldi Carissimo.

La famiglia Apruzzi ci ha messo l'impegno - insieme ai lavoratori -, ma c'è un partner nella gestione: Halldis, società italiana con sede a Milano, attiva dal 1986 nel settore degli affitti brevi, che, per conto di proprietari privati e istituzionali (banche, fondi e Sgr), gestisce circa mille proprietà tra appartamenti, palazzi e ville, in più di 120 località italiane ed europee. L'amministratore delegato si chiama Michele Diamantini (foto sotto) ed è presente durante la serata. Ci teneva a esserci e si concede ai giornalisti: "Noi prendiamo i prodotti belli e li promuoviamo, li gestiamo con il pricing dinamico. Dopotutto, abbiamo esperienza in tutta Italia. In Puglia non eravamo presenti prima d'ora". C'è sempre una prima volta. E la prima volta per Halldis è a Ostuni. La struttura, spiega, sarà aperta tutto l'anno con i suoi 15 appartamenti. C'è anche Alessandra Mazza, location manager Halldis, che fa gli onori di casa e guida il gruppo di visitatori all'interno della struttura.

Michele Diamantini CEO Halldis.jpeg-2

La struttura è calda e accogliente già dall'ingresso, il legno è il padrone di casa, uno dei cinque elementi che anche danno il nome alla struttura, insieme al fuoco dei camini, all'acqua delle fontane, al metallo, alla terra nei muri e nella calce. Per gli artigiani locali è stata una sfida ridare vita al palazzo, all'antica struttura sul punto di crollare e renderla moderna, efficiente dal punto di vista energetico. E' stata una sfida per i proprietari, prendere un palazzo antico e dotarlo di tutti i confort. Il tour si articola con colpi d'occhio nel salone principale, per poi spostarsi negli appartamenti (vedi foto in pagina). Le fontane non mancano, l'acqua zampilla mentre viene spiegato che il palazzo sarà aperto anche per eventi, musica e lettura, destinati a un pubblico non troppo ampio. Poi, al momento di servire il cibo - formaggi di capra fanno da padroni, insieme a pasta fatta in casa con cime di rapa - la sorpresa: c'è anche un altare privato. Durante la ristrutturazione il figlio del proprietario ha scovato una specie di armadio. Aprendolo ha trovato tale altare, tipico delle famiglie gentilizie.

Il Quinto Elemento Residence (Ostuni) foto 2-2

Ma è tempo di conoscere la famiglia Apruzzi. L'ingegnere, Alessandro Apruzzi, è in compagnia di Sara Mangione, anche lei ingegnere. Sono ovviamente orgogliosi del risultato e si guardano intorno. Avere a che fare con la burocrazia non è stato facile, ma il risultato ripaga di ogni sforzo. Il capo famiglia si chiama Vincenzo Apruzzi. E' in completo blu, distante dal resto della comitiva, e guarda compiaciuto il risultato del suo investimento. Spiega: "Questo palazzo aveva problemi statici. Un giorno, anni fa, un amico comune mio e dei proprietari mi chiama e mi dice che 'qui in molti hanno fallito, adesso tocca a te'. A me? Era una sfida, l'ho raccolta, ma non ho fatto tutto da solo. Qui ogni azienda ha dato il suo, siamo come un'orchestra. Ognuno ha suonato il proprio strumento, confrontandosi col passato e guardando al futuro. No, non ho fatto tutto da solo". E mentre lo dice guarda con amore sua moglie e sua figlia. Non ha fatto tutto da solo, Vincenzo Apruzzi, ma ha portato avanti un lavoro corale. "L'obiettivo qual era? - mormora tra sè - realizzare qualcosa che duri nel tempo".

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