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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Pochi medici di medicina generale e troppa burocrazia: il sistema rischia"

Intervista al dottor Donato Monopoli, segretario Fimmg del Brindisino e della Puglia: le criticità che incontra ogni giorno la categoria e la mancanza di pianificazione da parte della politica

Se si deve scegliere un medico di famiglia - perché il proprio va in pensione o perché si cambia città - ci si può imbattere nei "supermassimalisti". Quando un medico di medicina generale supera i 1.500 pazienti, gli si applica questa dicitura, che indica che si è raggiunto il numero massimo di assistiti consentiti. Traduzione: ci sono tanti pazienti e pochi medici di famiglia. Il fenomeno è esteso al Nord Italia, ma il problema si sta affacciando anche al Sud e nel territorio brindisino. Le cause, banalmente, vanno ricercate nella mancanza di programmazione a lungo termine. BrindisiReport ha intervista il dottor Donato Monopoli. Il suo studio è a Fasano, il professionista è segretario generale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) per il Brindisino e per la Puglia. Dal suo studio quotidianamente ha a che fare con i problemi della categoria, primo fra tutti: la burocrazia. E dal suo osservatorio in Fimmg analizza le criticità che attanagliano i professionisti.

Si riscontra una carenza di medici di medicina generale anche nel Brindisino?

"Assolutamente sì. C'è un calo generalizzato in tutte le province della Puglia, anche nel Brindisino. Ci sono vari Comuni in cui i medici vanno in pensione ed è difficile trovare ricambi. Basti pensare alla graduatoria regionale dei potenziali incarichi - dove però ci sono anche dei dipendenti - che è passata da 3 mila a 1.200 domande, così si può comprendere quanto il fenomeno possa essere cogente o possa amplificarsi nel tempo".

A cosa è imputabile tale calo?

"C'è sicuramente un numero di medici di medicina generale in formazione che non è programmato rispetto ai pensionamenti che si vanno a declinare. Il corso dura tre anni, è facile comprendere quanto sia difficile recuperare tale lasso di tempo, poiché è da diversi anni che il numero di medici di medicina generale in formazione si è ridotto. Già dal 2018 assistiamo a un calo progressivo di questa categoria. Prima è iniziato al Nord, poi al Centro e ora si sposta al Sud, in particolare in Campania Puglia e Sicilia".

Ci sono altri fattori?

"Certo, ed è la ragione principale della manifestazione che terremo l'1 aprile a Bari. Ci sono meno medici motivati a svolgere il ruolo di medici di medicina generale per un motivo particolare: l'eccessivo carico burocratico, le incombenze, che rubano i due terzi del tempo di quello che dovrebbe essere un atto clinico o un tempo di cura. Sono ostacoli nell'erogazione delle prestazioni sanitarie. Scontiamo anche la chiusura degli ospedali. Qui nel Brindisino scontiamo anche 70-80 posti letto in meno, che si ribaltano sul territorio".

Questa cifra può incidere anche sul vostro lavoro?

"Sono tanti, con tutte le problematiche connesse non solo ai posti letto, ma anche rispetto alle criticità dei Pronto Soccorso. Di pari al passo al depauperamento del territorio esiste anche un depauperamento all'interno degli ospedali. Anche perché i colleghi, di fronte a questa situazione, preferiscono andare prima in pensione. Questo quadro si è aggravato con il Covid, che ha messo in evidenza tutte le criticità del sistema sanitario nazionale".

Quanti medici di famiglia mancheranno all'appello nei prossimi anni?

"Tra il 2023 e il 2027 dai 18 ai 20 mila medici di medicina generale andranno in pensione in tutta Italia. Qualcuno parla anche di 28 mila professionisti. I posti bisognerà riempirli. Ma in formazione ci sono solo 2 mila medici. Sarà difficile colmare questo gap che si è creato".

Come si può assistere a un'inversione di tendenza?

"Allora, premesso che abbiamo anche pochi laureandi, i primi benefici nell'aver aumentato le borse di studio della specializzazione, di aver aumentato i posti nelle facoltà di Medicina e Chirurgia li potremo vedere soltanto tra sei anni, in quanto soltanto da due anni assistiamo a un incremento dei medici in formazione e degli studenti".

Quindi, la politica non ha colto in tempo segnali ben precisi?

"E' una politica che è stata disattenta, non ha fatto le giuste programmazioni e, naturalmente, ora si cerca di mettere una toppa laddove c'è una voragine".

Ci saranno disagi qui in provincia di Brindisi?

"Il Brindisino per fortuna è un'area territoriale piccolina e i numeri sono di conseguenza proporzionati. Si potranno creare disagi, comunque, da questo punto di vista, specie se saranno in pochi a scegliere di fare i medici di medicina generale. Se non ci si preoccupa di colmare le carenze che si sono create e che si continuano a creare, anche il territorio brindisino non sarà risparmiato da questo fenomeno. Già tocchiamo con mano il grave problema dell'emergenza/urgenza e quello delle guardie mediche. Vedremo Comuni che non avranno la continuità assistenziale".

Cosa chiederete durante la manifestazione dell'1 aprile?

"Intanto bisogna dare assistenza ai cittadini di qualunque paese essi siano. Se riuscissimo a ottenere un collaboratore di studio, un infermiere per tutti i medici e la politica scegliesse di eliminare tutti quegli atti burocratici che appesantiscono la professione, forse una risposta - seppur non del tutto completa, ma quantomeno in emergenza - la potremo dare. Come abbiamo sempre fatto. Il medico di medicina generale spesso si è fatto carico di un lavoro incredibile, silenziosamente, nell'interesse unico: la cura dei pazienti".

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