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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Morte a bordo di nave Vespucci: una poesia in memoria di Alessandro Nasta

Ugo Annese ricorda il nocchiere brindisino. Il ricavato della vendita della raccolta “Non c’è di che” sarà devoluto in beneficenza alla onlus “Lega del filo d’oro”

BRINDISI- “È il volo della cresima, la mia confermazione, non altro che l'ennesima salita e discensione”: si apre con questi versi la delicata poesia “L’aquilone e il campanile” vergata dal militare Ugo Annese di origini baresi, e dedicata al nocchiere di Brindisi Alessandro Nasta venuto a mancare all’affetto della sua famiglia e degli amici il 24 maggio 2012, a soli 29 anni. Il ricavato della vendita di poesie sarà devoluto alla onlus “Lega del filo d’oro” che da 50 anni assiste, educa, riabilita e reinserisce i bambini e le persone sordocieche.

poesia-nasta-2“L’aquilone e il campanile” fa parte della raccolta “Non c’è di che” pubblicata qualche giorno fa e sulla copertina è riportato il dolce e timido sorriso del Sottocapo nocchiere di III ^ classe della Marina militare italiana, Alessandro Nasta, il figlio di mamma Marisa e papà Piero che non è mai più tornato a casa dopo un volo di 15 metri di altezza dall’albero di maestra della nave scuola Amerigo Vespucci. Era a 40 miglia Nord da Civitavecchia, il nocchiere Nasta, a manovrare la vela il 24 maggio di otto anni fa. Poi la telefonata del comandante della nave Vespucci alla famiglia, “Alessandro è caduto, è grave perché ha battuto la testa e lo stanno portando al Gemelli di Roma”. Ma il sottocapo nocchiere di III ^ classe della Marina militare italiana, Alessandro Nasta, morirà sull’elicottero che lo trasportava verso l’ospedale.

“Ho appreso la storia di Alessandro Nasta tramite facebook – dice Ugo Annese, attualmente militare in aspettativa – conosco Emiliano Boi (amico fraterno di Alessandro Nasta) che si è speso tanto per questa vicenda. Un tam tam continuo se serve a non far morire questo caso”.

Il caso del nocchiere Alessandro Nasta

Il 16 marzo 2015 iniziò il processo per omicidio colposo a carico degli ufficiali della Marina militare italiana, a seguito della conclusione dell’indagine sulla morte del nocchiere Nasta, condotta personalmente per due anni dal gup Gianfranco Amendola, con l’intervento dell’Ispettorato del lavoro e con sequestro di atti, perizie ed interrogatori.

In aula, nel tribunale di Civitavecchia, a essere processati l'allora ammiraglio Giuseppe De Giorgi, l'ex capo di stato maggiore della Difesa, l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e l'ammiraglio Bruno Branciforte, capo di stato maggiore della Marina dal 2010 al 2012. Un processo che da allora mamma Marisa, papà Piero e l’altra figlia Federica affrontano con la rabbia nel cuore.  Un processo, quello sul caso Nasta, che ha destato l’attenzione dei media nazionali e soprattutto di Radio Radicale che ha sempre trasmesso in diretta ogni udienza. Un processo in cui la parola fine sarà apposta il 14 dicembre 2020.

Sulla poesia “L’aquilone e il campanile”

“Questa poesia ha un valore commemorativo, come la copertina. Ammetto che inizialmente doveva essere un disegno di un’amica ritrattista – dice Ugo Annese, autore della poesia e della raccolta ‘Non c’è di che’-.

“Ma quando ho avuto l’autorizzazione dei genitori di Alessandro, ho deciso di mettere la sua foto perché la tragedia mi ha profondamente toccato e volevo ricordare un collega che ha perso la vita in servizio – prosegue il militare in aspettativa-. La storia di Alessandro è diversa da tante altre della Marina militare, ho dovuto prendere la mia posizione – dice con tono sicuro e determinato Ugo Annese.

“Questo ragazzo ha perso la vita in nome della tradizione, non era stata applicata la misura di sicurezza, è morto in servizio. Non perché aveva la testa tra le nuvole, o perché ha avuto un comportamento avventato. Nulla di tutto questo. È successo a lui come sarebbe potuto succedere a chiunque e quello per cui si batte la famiglia Nasta- Toraldo è che una simile tragedia non possa mai più verificarsi”.

E fiduciosi che oltre a una giustizia divina, esista anche quella terrena, proponiamo per intero la poesia dedicata alla memoria del sottocapo nocchiere di III ^ classe della Marina militare italiana, Alessandro Nasta, che possa stringere in un caldo abbraccio quei genitori che ancora oggi, dopo otto anni, non hanno la pace nel cuore.

L'aquilone e il campanile

È il volo della cresima,

la mia confermazione,

non altro che l'ennesima

salita e discensione;

che dire dell'altezza...

che dire dell'ascesa...

lassù solo la brezza

né domita né arresa;

perché comanda l'aria...

un soffio e non la mano

fugace e abdicataria

e tesa spesso invano;

sotteso a quelle corde,

io fermo in sospensione

con l'animo discorde

su quella proiezione;

mi sento come cinto

da un alito di pace,

ma poi è folata e a istinto

improvvida e rapace;

e odo le campane

ben oltre il vento forte,

sì appresso, sì lontane,

e avverto la mia sorte;

mi scuoto e sbalzo appena,

nessuno in mio soccorso,

già: è come l'altalena

che vibra sul mio dorso;

un salto a schiena dritta,

un colpo di pugnale,

è l'urto di una fitta

malevola e fatale;

eppure la mia vela,

o concava o convessa,

di stoffa oppur di tela

è sempre lei la stessa

cucita per durare

e gonfia per l'orgoglio:

in alto, in cielo e in mare,

sull'onde e sullo scoglio;

ho svergolato ancora

sì, e prima della resa,

che vada alla malora

la fine più inattesa!

Disteso lì supino,

e in lacrime gli astanti,

pensavo al mio destino

e ai più recalcitranti

tra i sogni miei dimessi,

riposti e poi svaniti,

se all'ombra più sconnessi,

al sole più sbiaditi;

riverso sulla chiglia

vedevo i tanti amici,

mia Madre e la Famiglia

fra liete ore felici;

e dopo una carezza

più calda: è lo scirocco...

però in quel campanile

c'è un ultimo rintocco.

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