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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Quattro saggi sulla storia di Brindisi: l'ultimo libro del professor Carito

Presentata l'opera "Contributi per la storia di Brindisi”, secondo volume della collana della History Digital Library

BRINDISI - Ha riscosso grande interesse e partecipazione di pubblico la presentazione del nuovo libro del professor Giacomo Carito, presidente della sezione locale della Società di Storia Patria per la Puglia: “Contributi per la storia di Brindisi”, secondo volume della collana della History Digital Library. Il libro, una raccolta di quattro saggi già editi su riviste specializzate fra il 2018 e il 2019, riferiti a quattro distinti periodi storici, è stato presentato nella serata di mercoledì 9 ottobre nella  Sala Multimediale della History Digital Library, che ha sede nella Casa del Turista, sul lungomare Regina Margherita. La serata culturale, che ha visto anche la presenza nel pubblico di autorità militari, è stata coordinata e condotta dalla giornalista Anna Consales ed organizzata dalla sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia in uno con la Fondazione “Tonino Di Giulio”. 

Carito è autore di oltre un centinaio di saggi usciti su riviste specializzate dal 1972 ad oggi, che il professore intende riunire in volumi, come per  “Contributi per la storia di Brindisi”. Buona parte dei suoi saggi sono disponibili on-line sul sito Academia.eu e sul sito della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia.

La copertina del libro di Carito-2

BrindisiReport.it ha chiesto al professor Giacomo Carito di parlarci di “Contributi per la storia di Brindisi”:  “I quattro saggi si riferiscono a quattro distinti periodi storici della città. Il primo affronta il problema del passaggio della città dai Messapi ai Romani, cioè come le élite messapiche, in sostanza, reagiscono alla conquista romana.  Dapprima si oppongono, i Romani hanno bisogno di due campagne militari per occupare la città, ma poi dopo riescono a cogliere le opportunità che la conquista romana offre in termini di nuovi mercati che si aprono a loro. E quindi troviamo la presenza di mercanti brindisini il cui nome è chiaramente messapico in molte iscrizioni dell’area balcanica. Quindi c’è una diffusione notevole, in sostanza, è l’area dei traffici, ed è un Princeps Brundusii, cioè un uomo ragguardevole di Brindisi, Lucio Ramnio, che offre ai Romani il casus belli per l’ultima guerra contro la Macedonia, il cui esito poi è cantato da un altro brindisino di origine messapica che è Marco Pacuvio. 

Giacomo Carito-14

Il secondo saggio, invece, riguarda un altro periodo molto particolare della città, cioè il periodo in cui la città è crocevia per i traffici verso Costantinopoli e verso Gerusalemme, ossia l’età normanno-svevo-angioina. Inizialmente il porto viene, come dire, completamente ridefinito per le mire espansionistiche che i Normanni hanno verso Costantinopoli, mire che saranno poi perseguite ancora dagli Angioini. Ma il porto poi si ritrova in piena condizione di efficienza anche come supporto logistico per la Terrasanta. Quindi è una grande stagione in cui da Brindisi transitano reliquie, mercanti, pellegrini, eserciti, tutti diretti verso l’Oriente. 

La Casa del Turista.-2

Il terzo saggio riguarda un altro punto di svolta, l’età di Carlo III, cioè per secoli Brindisi era diventata un confine chiuso, cioè il limite dell’Occidente innanzi all’Oriente che mirava ad invadere il Mezzogiorno d’Italia, i Turchi. Quando però l’impero Ottomano presenta segni di disfacimento, si riaprono i commerci con l’altra sponda. E uno dei segni è costituito dall’attivazione di un servizio postale diretto Napoli-Brindisi-Durazzo-Costantinopoli. Era il segno di tempi nuovi che impongono quindi anche grandi lavori al porto di Brindisi, che si concluderanno poi nell’Ottocento, in sostanza. E quindi il porto si troverà pronto per ospitare la Valigia indiana. 

Infine, l’ultimo riguarda il ruolo che ha avuto Brindisi nel rientro degli ebrei in Palestina, che è un ruolo fondamentale. Brindisi è stato il terminale della cosiddetta via di Brindisi che, attraverso il Brennero, arrivava appunto nella nostra città e che consentì agli ebrei, già durante il periodo nazista, di fuggire dalla Germania per poi andare verso Terrasanta. Questa via sarà seguita moltissimo dopo la seconda Guerra Mondiale e Brindisi avrà uno dei più grandi campi profughi dell’Europa occidentale nell’ex stazione quarantenaria, quella che abitualmente chiamiamo Babylandia. Ed è un ruolo che la città ha avuto importante, tant’è che le prime due navi che arrivano nello stato libero di Israele erano partite da Brindisi”. 

La presentazione del volume di Giacomo Carito, che ha visto il coinvolgimento degli studiosi della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia che hanno dibattuto con l’autore in merito ai saggi, è stata aperta dai saluti della professoressa Raffaella Argentieri, presidente della Fondazione “Tonino Di Giulio”, che ha parlato del medico brindisino Antonio Di Giulio ricordandolo come il pioniere dell’oncologia che amò profondamente questa città. 

A parlare del  primo saggio di Carito, intitolato “Un brindisino alla corte di Perseo di Macedonia: Lucio Ramnio”,  è stato il professor Damiano Mevoli, che si è soffermato sull’importanza che ebbe Brindisi in età romana, quando la città da semplice approdo, “portus”, divenne “emporium”. Mevoli si è soffermato quindi sulla figura del personaggio brindisino Lucio Ramnio. 

Damiano Mevoli-3

Del secondo saggio, intitolato “Tra Roma e Gerusalemme. Brindisi e i porti pugliesi negli itinerari medievali di pellegrinaggio”, hanno parlato invece il professor Giuseppe Marella e il dottor Giuseppe Maddalena Capiferro. Il secondo saggio di Carito, per il professor Marella, non è soltanto un saggio di storia, ma è anche un saggio di metodologia storica perché insegna come si fa storia, come si scrive di storia.  Carito, infatti, ha analizzato, vagliato e citato ben 74 fonti storiche primarie dalle quali emerge il ruolo fondamentale di Brindisi nel corso di tutto il Basso Medioevo: i diari di viaggio dei pellegrini, le cronache crociate, molti poemi medievali e poemi in italico ed altre fonti letterarie e religiose, in particolare francescane. Marella ha concluso il suo intervento parlando della Via Francigena.  

Da sinistra, Giuseppe Maddalena Capiferro, Raffaella Argentieri e Anna Consales-2

Dopo il saluto del presidente di Confindustria Brindisi, dottor Patrick Marcucci, secondo cui il libro di Carito potrà dare un contributo a sensibilizzare ancora di più un po’ tutti quanti gli stakeholder del territorio a tematiche legate anche allo sviluppo economico di questo territorio, il dottor Giuseppe Maddalena Capiferro si è soffermato sul secondo saggio evidenziando  la notevole notorietà raggiunta da Brindisi e dal suo porto in epoca medievale, con i pellegrinaggi devozionali diretti in Terrasanta e le crociate partite da Brindisi. 
Del terzo saggio, intitolato “Brindisi nell’età di Carlo III” ha parlato Domenico Urgesi, presidente della Società Storica di Terra d’Otranto.

Per Urgesi  il libro di Carito s’inserisce nel clima crescente di interesse per la storia in tutti i suoi aspetti. “Questo clima”, afferma, “significa che c’è un minimo comune denominatore che riguarda non solo Brindisi, riguarda il territorio, vale a dire il recupero d’interesse per l’identità del territorio col duplice scopo da un lato di rinsaldare la coesione sociale, dall’altro lato di creare un brand, un marchio, spendibile sul piano economico”. Lo studioso ha evidenziato inoltre che la comunità degli storici, prendendo atto di questa tendenza affermatasi alla fine del Novecento, si è interrogata sul senso del fare storia oggi, se cioè chi fa storia, sia dal lato della ricerca, sia dal lato della divulgazione, usi con correttezza la metodologia oppure se ci sia un abuso della storia. “Il nostro compito di storici è quello di evitare l’abuso della storia e di farne un buon uso”, conclude Urgesi.  

A chiudere il volume, il saggio dal titolo "Itinerari ebraici fra XIX e XX secolo. Attraverso Brindisi verso una nuova speranza”, commentato dal professor Antonio Mario Caputo. Per il professore il saggio rimanda alla storia di Brindisi, ad una data antica, quando il vate della cultura brindisina, don Pasquale Camassa, tra gli scavi che faceva in Terra di Brindisi trovò un’epigrafe ebraica che portò a San Giovanni al Sepolcro, eretto dallo stesso Camassa quale museo cittadino. Epigrafe visibile oggi nel Museo “Ribezzo” di Brindisi. Caputo ha evidenziato come l’articolo del professor Carito metta nelle condizioni di affermare, con ordine cronologico, sin da tempi remotissimi, che la storia degli ebrei nella nostra città sia lunga e progredisca col progredire della storia di Brindisi. Il professore ha concluso il suo intervento parlando della presenza degli ebrei a Brindisi a partire dall’XI secolo. 

Antonio Mario Caputo-6

La presentazione del volume del professor Carito è proseguita con l’interpretazione di Giancarlo Cafiero di una poesia dell’avvocato Ennio Masiello: “Piccatu ca…”.   

La parola è passata, infine, all’autore del libro. Secondo il professor Carito, bisognerebbe fare una riflessione profonda sulla storia della città, per non ripetere gli errori del passato. “La capacità della città deve essere quella di leggere i segni dei tempi, di capire la propria collocazione geo-politica nel momento in cui si vive e cogliere le opportunità che in quel momento si offrono”, afferma. “In certi momenti storici la città li ha compresi e li ha volti a proprio vantaggio, in altri momenti non li ha compresi affatto e ne è rimasta travolta”. “Oggi viviamo una complessità nel presente che ha pochi paralleli nel passato. Siamo nella quarta rivoluzione industriale, quindi nessuno capisce bene il futuro che ci aspetta”. Il presidente della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria conclude parlando dell’impegno della stessa Società di Storia Patria,  rivolto sì a leggere il passato “ma perché il passato serve per il futuro”.  

Il saluto del Comandante provinciale dei Carabinieri, Vittorio Carrara, e un intervento dal pubblico hanno concluso l’importante serata culturale. 

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