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Puglia, il consiglio regionale boccia la legge sul fine vita: "Insensibilità e crudeltà"

E' quanto ha dichiarato ieri il consigliere regionale Fabiano Amati promotore del ddl. La proposta aveva incassato, a luglio, solo i voti contrari di FdI e di due consiglieri regionali del Pd (astenuto il M5S)

"Diritti civili tanto decantati, peraltro propagandati nei programmi elettorali. Bucare la legge sul fine vita è una combinazione di complicità, crudeltà, eversione e caos". E' quanto ha dichiarato il consigliere regionale del Pd nonchè presidente della commissione bilancio, Fabiano Amati, al margine della conclusione dei lavori del consiglio regionale che si è svolto ieri (martedì 4 ottobre 2022) e che ha bocciato la proposta di legge per introdurre l'eutanasia. L'aula, infatti, ha votato contro al primo articolo della pdl presentata da Amati, facendo quindi decadere tutta la proposta.

"Sul punto del fine vita è stata data una giustificazione risibile sulla mancata previsione dell’argomento nel programma elettorale regionale, come se l’esecuzione delle sentenze della Corte costituzionale possa essere oggetto di un programma elettorale e non una condotta lineare per non darsi all’eversione - ha commentato Amati -. Io ho giurato sul rispetto della Costituzione e delle leggi quando ho avviato la mia professione di avvocato, come posso dunque avallare un’idea con alla base la violazione della Costituzione e delle leggi? Come fa il presidente Emiliano, che come me ha giurato sul rispetto della Costituzione e delle leggi, a ispirare questa clamorosa violazione abbandonando addirittura l’aula al momento del voto? Come possiamo fingere su tutto e chiudere gli occhi sul fatto che il Ministero della salute ha espressamente chiesto alle regioni italiane di eseguire la sentenza della Corte costituzionale? È un vero caos, un clamoroso difetto di governo delle cose concrete, che mi porta purtroppo a combattere, senza sosta, contro una maggioranza elettorale trasformatasi purtroppo in opposizione ai bisogni e le aspettative dei pugliesi”.

Il testo bocciato in aula

Assicurare asssistenza sanitaria "per aiutare alla morte serena e indolore le persone malate in stato terminale o cronico, la cui condizione clinica è compatibile con il diritto al rifiuto del mantenimento artificiale in vita ai sensi dell’articolo 32, comma 2, della Costituzione". E' quanto prevedeva, quindi, la proposta di legge. "L’assistenza sanitaria, consistente in prestazioni e trattamenti clinicamente adeguati - esplicava il contenuto della pdl - è assicurata a persone che siano capaci di assumere decisioni libere, consapevoli e abbiano espresso autonomamente e liberamente la volontà di accedere alle prestazioni e ai trattamenti, con le modalità e gli strumenti più consoni alle condizioni cliniche; siano affette da patologie irreversibili; siano tenute in vita con trattamenti di sostegno vitale; si trovino in condizione di sofferenze fisiche e psicologiche assolutamente intollerabili. Le condizioni e le modalità di accesso alle prestazioni e ai trattamenti previsti, sono verificate dalla struttura sanitaria interessata e previo parere del comitato etico territorialmente competente integrato da un medico palliativista, un neurologo, uno psicologo e un rappresentante delle professioni infermieristiche. Le strutture sanitarie e i comitati etici, sono comunque obbligati a offrire preventivamente al paziente concrete possibilità di accedere a cure palliative diverse dalla sedazione profonda, ove idonee a eliminare la condizione di sofferenza".

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