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Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità San Vito dei Normanni

A San Vito dei Normanni i 30 anni di Acias: "Così ci si oppone al racket"

Il ricordo di una battaglia vinta grazie a una comunità che si è unita intorno alla magistratura, alle forze dell'ordine, al sindaco e alle istituzioni contro la mafia

SAN VITO DEI NORMANNI - San Vito dei Normanni celebra i 30 anni dell’associazione antiracket Acias e ricorda una battaglia vinta grazie a una comunità che si è unita intorno alla magistratura, alle forze dell’ordine, al sindaco e alle istituzioni contro la mafia. In quegli anni Michele Emiliano si occupava da magistrato antimafia proprio delle indagini sul racket estorsivo che affliggeva la città. Questa mattina (venerdì 8 aprile) il presidente della Regione Puglia ha partecipato a San Vito dei Normanni nella sede “Tex, il Teatro dell’ExFadda”, all’evento “Per la legalità. Insieme si può!” organizzato dal Comune nel trentennale della nascita dell’associazione antiracket all’Acias - Associazione di commercianti, imprenditori e artigiani sanvitesi. Trent’anni fa la comunità di San Vito dei Normanni reagiva al racket che minacciava, taglieggiava e bersagliava commercianti e imprenditori, intraprendendo una vera e propria battaglia di civiltà condotta all’insegna della cultura della legalità.

“Trent’anni fa qui c’è stato un grande sindaco donna, Rosa Stanisci: un giorno venne in Procura a Brindisi, era una furia, perché scoppiavano bombe tutti i giorni e pretendeva che noi intervenissimo – ha ricordato Emiliano - A San Vito dei Normanni e in altre città vicine, come San Pietro Vernotico e Torchiarolo, le imprese erano sottoposte a estorsioni perché la Sacra corona unita stava entrando nel business delle sigarette e quindi aveva bisogno di capitali da investire. Proprio Tano Grasso suggerì di costituire un’associazione antiracket. Oggi ricorre quell’anniversario, ma la sera in cui l’associazione fu presentata, alla presenza del procuratore della Repubblica Giordano, che ricordo con immenso affetto, del vescovo e della Provincia tutta, si accompagna a un duro episodio: quella notte furono fatte esplodere due bombe in una scuola, con una chiara minaccia da parte della mafia come a dire ‘se provate ad opporvi a tutto questo noi toccheremo i bambini’. Bisognava rispondere con fermezza per far capire che avevano esagerato. Quella notte io l’ho passata con la guardia di finanza, i carabinieri e la polizia perché facemmo centinaia di perquisizioni in un’operazione di rastrellamento che portò anche all’individuazione di esplosivi. Fu un’operazione di polizia messa su in pochissime ore che dette un risultato molto importante anche perché il nostro avversario capì che facevamo sul serio e da quel giorno non scoppiò più una bomba”.

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I ricordi del presidente Emiliano riportano alla determinazione di giovani magistrati e ai colleghi delle forze dell’ordine dell’epoca che collaborarono con altrettanta passione, come l’appuntato che raccoglieva dichiarazioni nei barbieri, gli agenti e i carabinieri impegnati a trascrivere confessioni su taccuini nella forma di relazioni di servizio da far poi sottoscrivere a chi sino a quel momento non aveva avuto il coraggio di farlo. “Quella era l’epoca in cui si era convinti che questa gente era più forte di noi – continua l’ex magistrato Emiliano parlando dell’omertà che si registrava a quei tempi -. E così avemmo l’idea di far deporre i soggetti estorti non davanti all’autorità giudiziaria ma durante un’assemblea dell’Acias, in cui ciascuno raccontava la sua storia e ognuno dei presenti diventava testimone della storia del collega; quindi come facevano poi a minacciare i singoli? Fu una grande avventura che ci ha insegnato tanto, che ha restituito vitalità all’economia di questa città e credibilità alla Puglia intera, perché dopo trent’anni possiamo dimostrare cosa siamo diventati”.

“San Vito non dimentica, ed è un fatto bellissimo – conclude il presidente Emiliano -. Anche la sindaca attuale, che è ancora una volta una donna, si è ricordata del debito nei confronti dello Stato perché le storie pugliesi di lotta alla criminalità organizzata sono belle storie, che illustrano l’importanza di creare un solido rapporto tra istituzioni, imprese e popolo per una vittoria che all’epoca fu clamorosa. E questi insegnamenti, oggi che ho capelli e barba bianchi, sento che devono essere necessariamente trasmessi alle generazioni future.”

L’associazione Acias ha conferito al presidente Emiliano una targa con su scritto: “A Michele Emiliano. Trent’anni fa i cittadini di San Vito dei Normanni, gli imprenditori, i commercianti e gli artigiani ristabilirono la legalità grazie alla fiducia che ebbero nelle istituzioni egregiamente rappresentate da Lei pubblico ministero nel nostro territorio”.

Alla presenza degli studenti delle scuole del territorio, i protagonisti dell’epoca hanno portato la loro testimonianza. 

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“Questa giornata è stata fortemente voluta dall’Amministrazione e dalla città intera, perché siamo consapevoli che il ricordo di una battaglia che è stata combattuta tutti insieme è fondamentale soprattutto per le giovani generazioni – ha dichiarato la sindaca, Silvana Errico -. San Vito dei Normanni trent’anni fa era in uno stato di grande malessere, il racket ci aveva travolti, ma non abbiamo avuto paura, tutti insieme abbiamo reagito: istituzioni, cittadini, Prefettura, Procura della Repubblica, scuola, chiesa e forze dell’ordine. Oggi ci gloriamo di essere una città coraggiosa che non ha avuto paura e non avrà mai paura”. 

“Trent’anni fa si è costruito un modello, che da Capo d’Orlando è passato a San Vito dei Normanni, e che è ancora attuale, essendo arrivato a Vieste e a Foggia. – ha detto Tano Grasso, fondatore della Federazione italiana antiracket - Un modello che si basa su due principi semplici semplici: i commercianti si mettono insieme per vincere la solitudine e la paura e, mettendosi insieme, costruiscono un rapporto di collaborazione con forze di polizia e autorità giudiziaria. Quando scattano questi due momenti si hanno sempre risultati, perché a seguito delle denunce degli operatori economici in questi territori l’organizzazione criminale o scompare del tutto, come è successo a Capo d’Orlando, o ne viene fortemente ridimensionata, come avviene a Vieste”.

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