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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità

Situazione critica nelle strutture per anziani: lettera al governatore

L'Assoap denuncia il dramma che stanno affrontando gli operatori sociali tutti delle strutture residenziali di assistenza

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta indirizzata al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a firma del presidente dell’Assoap (Associazione strutture socio assistenziali pugliesi) Fabio Margillo, sull’emergenza coronavirus. 

Le scrivo, ancora una volta, a nome di una parte significativa della Comunità pugliese, e mi creda, ne avrei fatto volentieri a meno, perché posso solo immaginare l’arduo compito che Lei e i Suoi collaboratori siete chiamati ad affrontare in queste drammatiche giornate, probabilmente tra le più difficili nella storia della Repubblica Italiana e, certamente, le più intense che mai un Presidente della nostra Regione abbia mai affrontato.

E’ mio dovere, però, in specie se altri non lo hanno fatto in modo chiaro ed esaustivo, raccontarLe  il dramma (nel  dramma generale) che stanno affrontando i gestori e gli operatori sociali tutti delle strutture residenziali di assistenza, comunque denominate e a chi chiunque rivolte (Rsa, Rssa, Rsaa, Case di Riposo, Comunità alloggio, Case per la Vita, Crap, etc.).

Le risulterà agevole comprendere che queste strutture, già per definizione, sono rivolte alle persone più fragili e maggiormente soggette ad alto rischio di mortalità a seguito di contagio con il Covid-19.

Allo stesso modo, comprenderà che il concetto di “quarantena”  o di isolamento non sono applicabili in tutta la loro estensione a tali tipologie di strutture, nelle quali il lavoro, generalmente, è svolto tramite più turni quotidiani e deve, necessariamente, essere consentito l’accesso ad operatori sanitari esterni (medici di medicina generale degli ospiti, medici specialisti della ASL, servizio 118, etc.).

Solo le due circostanze innanzi espresse hanno  determinato la drammatica situazione che stanno già vivendo le RSA delle regioni italiane più colpite dal virus, comunità devastate da un tasso di mortalità degli ospiti del 30-40%.

Gli esperti, probabilmente, avranno anni di tempo per analizzare e pubblicare studi postumi ed analisi epidemiologiche, ma noi, semplici operatori sanitari che da decenni viviamo sul campo, sappiamo bene che l’indice di mortalità maggiore nelle nostre strutture si registra durante il picco annuale dell’influenza , in genere gennaio-marzo, pur in presenza di massive somministrazioni di vaccini antinfluenzali, cosi come sappiamo che le infezioni nosocomiali sono le più diffuse, in assoluto.

Questa la premessa ed il quadro generale,  cose sicuramente scontate, ma che ci consentono d’ informarLa, sinteticamente, su quanto ci sta accadendo:

1- Le centinaia (rectius, migliaia) di assunzioni d’ infermieri e OSS da parte degli Ospedali pubblici, concentrate nell’ultima settimana, in qualche caso, hanno sottratto la quasi totalità del personale impegnato nelle ns. Comunità, costringendo, il personale rimasto a dei turni massacranti per garantire un minimo di assistenza agli ospiti. Temiamo che nei prossimi giorni sarà peggio. Tale circostanza è aggravata da un’altra causa che ha determinato carenza di personale: tutte le strutture hanno personale assente momentaneamente (per almeno 14 giorni) per quarantene obbligatorie o cautelative. Abbiamo ridotto i servizi al minimo, ma non possiamo resistere ancora a lungo!

2- Il Direttore del  dipartimento alla salute della Regione Puglia ha disposto la sospensione dei ricoveri nelle strutture extra-ospedaliere, ad eccezione di quelli provenienti dagli Ospedali che possono avere accesso solo nelle strutture contrattualizzate con il SSR. Questa ci appare una scelta non condivisibile e pericolosa, posto che, come abbiamo prima precisato, è proprio negli ospedali che troviamo i maggiori focolai di COVID-19. Di contro non possiamo dare sollievo ad anziani, disabili e altre persone fragili che magari vengono da un naturale isolamento domestico (anche di mesi, se non di anni), e che proprio in questo momento hanno perduto la loro rete assistenziale domiciliare e hanno un disperato bisogno di assistenza di tipo residenziale. 

3- Come le abbiamo già rappresentato, in assoluto, la più alta percentuale di decessi da Covid-19 si registra nelle RSA della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia Romagna, etc. Per la Puglia, purtroppo, non sarà diverso, saprà certamente che abbiamo già casi in RSA delle province di Foggia, di Bari e di Lecce. Cosa succederà a queste strutture? Quale sarà, se ci sarà, il loro futuro? Dopo la tragedia, molto dopo, per la perdita di vite umane (perché anche la morte di un genitore 95enne, pur già malato, è una tragedia umana) arriverà la tragedia di un’azienda socio-sanitaria stremata e senza più alcun futuro!

4- Non abbiamo dispositivi di protezione individuali. Se è vero quanto leggiamo sulla stampa e sui social, che mancano agli operatori del 118, s’immagini a noi. Sono settimane che risultano introvabili, le ns. scorte sono finite, li abbiamo richiesti alle farmacie ospedaliere, alla Protezione Civile, senza risultato. Cosa dobbiamo fare Presidente, fabbricarli da noi? Possiamo forse farlo con le mascherine chirurgiche(e forse qualcuno ci denuncerà  anche per questo!), magari disinfettarle e riusarle, ma non possiamo farlo coi guanti, coi camici monouso, con gli occhiali protettivi, con i copri-calzari monouso etc. A chi ci dobbiamo rivolgere?

Queste risposte ce le deve Signor Presidente perché non vogliamo credere che sia una scelta quella di far pagare il maggior costo umano in termini di vittime agli ospiti delle ns. Comunità, come, purtroppo, sta accadendo oggi nelle regioni più colpite: è un dato di fatto!

Noi abbiamo un vantaggio, sia in termini temporali che strategici: sappiamo con 15 giorni di anticipo quello che potrebbe accadere in Puglia e, ci auguriamo, con minor impatto, considerate le misure contenitive che sono state assunte, forse per tempo.

Attendiamo da Lei queste risposte e le attendiamo prontamente, non se la prenda, perché di tempo non ne abbiamo, non ne hanno i ns. pazienti, non ne hanno i ns. dipendenti, non ne hanno le ns. imprese.

Consideri, infine, e valuti, se nelle varie unità di crisi regionali, comunali, distrettuali che la Regione ha istituito, non sia il caso d’inserire anche un rappresentante territoriale delle associazioni di categoria che rappresentano il ns. settore, anche solo per far confluire su questa figura le istanze che, ci risulta, pervengono quotidianamente e singolarmente agli uffici regionali o alle ASL, restando, quasi sempre, senza risposta o con risposte di natura “burocratica” che, se da noi sempre subite in condizioni di normale e ordinaria amministrazione, di questi tempi e in questi giorni è francamente, ce lo lasci dire, insopportabile accettare.    Buon lavoro, per tutti noi.

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