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Autorità portuali: ispezione a Genova, ma da noi si guadagna di più

A chi interessa approfondire, raccomandiamo l'articolo comparso il 25 febbraio su "Il Secolo XIX", storico quotidiano del capoluogo ligure. Lì ci sono tutti i dettagli dell'esito dell'ispezione condotta dalla Ragioneria generale dello Stato sulle spese per il personale dell'Autorità Portuale di Genova

BRINDISI – A chi interessa approfondire, raccomandiamo l’articolo comparso il 25 febbraio su “Il Secolo XIX”, storico quotidiano del capoluogo ligure. Lì ci sono tutti i dettagli dell’esito dell’ispezione condotta dalla Ragioneria generale dello Stato sulle spese per il personale dell’Autorità Portuale di Genova. La verifica contabile amministrativa, scrivono nel loro servizio i colleghi de “Il Secolo XIX”, riguarda il periodo 2009-2015 ed ha portato alla luce tutte le problematiche causate dallo status particolarissimo di cui sino ad oggi hanno goduto le Autorità Portuali italiane.

In 219 pagine di relazione, parte delle quali sono state già inviate alla magistratura dallo stesso Ministero delle Finanze, gli ispettori descrivono – come riporta il quotidiano genovese – una sorta di paese di Bengodi. La relazione non tocca e non mette in discussione l’operato della struttura dell’Autorità Portuale di Genova nella gestione dello scalo, ma ne analizza e descrive il regime di privilegi interno, che emergerebbe in tutta la sua portata se confrontato con i parametri sia del settore privato che di quello pubblico.

Vale la pena però, altrimenti non ci sarebbe molta ragione per riprendere a Brindisi questa vicenda, allargare il confronto anche alla nostra Autorità Portuale. Intanto il personale rilevato dagli ispettori a Genova, per quanto riguarda gli impiegati dei vari livelli (esclusi dirigenti e quadri) è di 139 unità contro le 101 assegnate. I dirigenti sono 15 e i quadri 54. Brindisi attualmente dovrebbe avere in tutto 30 dipendenti inclusi dirigenti e quadri, su una pianta organica approvata di 40 unità.

Il punto è però un altro: la percentuale dei dirigenti, sia a Genova che a Brindisi, è di molto superiore a quella degli altri enti pubblici non economici, la categoria cui sono inserite da vari pronunciamenti della Cassazione le Autorità Portuali. A Genova gli ispettori ministeriali hanno rilevato una percentuale di dirigenti sul totale dei dipendenti della authority del 7,2 per cento, mentre la media degli enti pubblici italiani è del 2 per cento. A Brindisi siamo anche oltre: la media è del 10 per cento se calcolata sui dipendenti attualmente in servizio (tre su 30), e del 7,5 per cento sulla dotazione di pianta organica assegnata (3 su 40).

L’incidenza del costo di dirigenti e quadri sulla retribuzione media annua del personale a Genova, hanno calcolato i colleghi de “Il Secolo XIX”, è di 71.200 euro. E a Brindisi? La previsione di uscita nel bilancio di previsione 2016 è di 3.827.435 euro (“Oneri per il personale in attività di servizio”). Se questa voce è stata calcolata sull’aspettativa di integrazione a 40 unità della pianta organica, la retribuzione media annua prevista per il 2015, considerando ovviamente la distanza economica tra i due poli della gerarchia, dai dirigenti al V e al VI livello,  risulta di ben 95.685, 875 euro, e se calcolata sulle attuali 30 unità salirebbe a 125,581 euro.

Il costo medio del personale dell’Autorità Portuale di Brindisi è dunque nettamente superiore a quello dell’authority del maggiore porto italiano. Senza contare il costo dell’organo di governo che è di altri 425mila euro circa. Il paragone va fatto anche con la media retributiva annua del personale degli altri enti pubblici non economici, che è di 41.636 euro, e con quella dei dipendenti del pubblico impiego, 34.505 euro. Anche il paragone con il settore privato è a tutto svantaggio di quest’ultimo, pure applicandone, da parte delle Autorità portuali, le dinamiche sino a quando il Ministero non ha imposto un tetto.

A Genova la verifica contabile è amministrativa è scattata anche per passare al microscopio anche gli incentivi d’oro per le pensioni ed altre situazioni che hanno indotto il Ministero delle Finanze a trasmettere alla magistratura competente parte degli atti dell’ispezione (ferie autopagate, indennità di missione eccessive, scrivono i colleghi del quotidiano genovese).

A Brindisi abbiamo, per la cronaca, un processo in corso che riguarda ex segretario generale ed ex dirigente dei servizi amministrativi, in cui l’Autorità Portuale non è riuscita a costituirsi per una questione tecnica che ha portato il giudice ad escludere la richiesta dell’Avvocatura dello Stato. Quindi nessuna parte civile in quel procedimento. Cosa accadrà con la riforma? Si porrà fine a queste sacche di privilegio?

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