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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Bullismo in piazza Santa Teresa, una giungla senza valori di riferimento

Il recupero psicologico delle due ragazze brindisine, ma anche del branco che si è macchiato di sputi, minacce e aggressioni fisiche, deve tenere conto della correzione dagli errori educativi che hanno portato alla violenza

Non è un episodio gradevole quello occorso sabato 17 luglio nella centralissima piazza Santa Teresa, luogo di ritrovo di giovani e adulti che vogliono ammirare un belvedere di tutto rispetto. Molti lettori saranno venuti a conoscenza dell’aggressione avvenuta a danno di due adolescenti di 12 e 16 anni da parte di un branco ragazzi, violenza che è iniziata in piazza e proseguita sino al pianerottolo dell’abitazione della sedicenne soccorritrice dove alcuni ragazzi sono entrati nel condominio manifestando tutta la loro distruttività.

Episodi di violenza e maleducazione non sono nuovi in questa città, soprattutto nel centro storico durante le ore serali del fine settimana. Anche la piazza in cui è avvenuta l’ultima aggressione, circondata da una chiesa dal nobile valore artistico e dalla Prefettura, non è più quello spiazzo spensierato dove bambini e ragazzini facevano i loro primi metri in bici o dove rincorrevano un pallone con squadre abbozzate e sospinte dalla gioia di stare assieme in modo sano. Raduni e schiamazzi sino a tarda ora, gare di impennate con le moto che sporcano lo stemma della città, all’ombra del Monumento ai caduti della prima guerra mondiale, deturpando una cornice che esprime ben altri valori. 

Dalle prime testimonianze quanto avvenuto sembrerebbe un gravissimo caso di bullismo: aggressioni ripetute nel tempo, in maniera asimmetrica da parte di più individui contro una vittima, in maniera del tutto intenzionale. I fatti di Brindisi sono solo l’ultima nota di un lungo elenco di episodi simili: Marcianise, Messina, Roma, Pinarolo e Milano solo per fare alcuni esempi. Il lungo lockdown ha esasperato animi e sofferenze di adulti e adolescenti in precarie condizioni psicologiche dove l’adesione alle norme e i pensieri etici si sono scollati dalla dimensione personale.

I ragazzi sono le prime vittime di questi fenomeni in cui il mondo degli adulti tende a compiacere i giovani piuttosto che educarli al costo di sembrare impopolari. Come la letteratura ha ripetuto insistentemente, il passaggio dall’età infantile all’età adulta è una fase di transizione potenzialmente contrassegnato da impulsività e ricerca di valori di riferimento in cui ritrovarsi e identificarsi. Appare palese come una parte non trascurabile di adolescenti non riesca a trovare sistemi funzionali di riferimento, inserendosi in vuoto esistenziale colmato di impulsività e rabbia verso chi sembra più debole, come un sistema della giungla impazzito in cui non vige la legge della sopravvivenza ma quello della soppressione.

La disconnessione dai valori, dai civili retaggi culturali provoca la rottura di quel filo conduttore che segna lo sviluppo, il calore affettivo di una comunità. Una fraternità. Appare palese come sacche della società siano lasciate fuori dall’educazione, processo che i latini già molti secoli addietro descrivevano come “uscire fuori” da una massa informe e potenzialmente negativa. Il recupero psicologico delle due ragazze brindisine, ma anche del branco che si è macchiato di sputi, minacce e aggressioni fisiche, deve tenere conto della correzione dagli errori educativi che hanno portato alla violenza di branco. E’ un’intera società che si deve raccogliere attorno alle due adolescenti, senza eccessiva vittimizzazione, ma vedendole come esempi positivi di resistenza all’arroganza. Una piccola ma intensa luce che si spera possa illuminare i pensieri e le abitudini di chi esce la sera col desiderio di prevaricare gli altri.

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