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Nella ex centrale A2A anche i rifiuti portati dal mare

L'impianto avrà una capacità di trattamento di circa 11 tonnellate all'ora di rifiuti urbani provenienti dall'attività di pulizia delle strade e dell'arenile

La scelta della multiutility A2A (principali azionisti le Città di Milano e Brescia con il 25 per cento delle quote a testa), di puntare tutto sulla transizione ecologica, confermata a Brindisi recentemente dal direttore generazione e trading del gruppo, Lorenzo Giussani, dovrebbe chiudere la polemica sui destini della ex centrale a carbone di Brindisi Nord che fu prima Enel e poi Edison, originariamente destinata ad un revamping basato sempre sulle fonti fossili, ed oggi invece reindirizzata sul fotovoltaico e sull’economica circolare di una particolare categoria di rifiuti, tra i quali quelli che il mare riversa quotidianamente sulle nostre coste.

Il revamping ecologico di A2A

Da un lato, A2A dopo aver installato nella ex centrale un impianto fotovoltaico con tecnologia a film sottile Cis, costituito da 9.216 pannelli integrati fissati sul tetto della sala macchine, con una potenza di picco di 717 kW, e due compensatori asincroni – gli ex gruppi termoelettrici 3 e 4 - realizzati su richiesta di Terna per esigenze di stabilità della rete elettrica nazionale, annuncia ora l'installazione di un Bess (Battery Energy Storage Systems), ovvero un sistema di accumulo di energia elettrica tramite batterie al litio che garantirà alla rete maggiore stabilità e sicurezza con una potenza installata di 7 Mw.

erosione e rifiuti su spiaggia a nord di Brindisi

Spazzamento stradale ed economia circolare

Ma se questa operazione rende un servizio importante a Terna e al Paese, il ruolo (che A2A considera strategico per la Puglia e Brindisi) maggiormente interessante per il territorio nell’investimento di circa 100 milioni di euro annunciato da Giussani nei giorni scorsi è l’impianto di recupero materia da spazzamento stradale e da pulizia degli arenili, con una capacità annua di trattamento pari a 31mila tonnellate. Si tratta – si legge in progetto – “di una linea di lavaggio per il recupero di materiali inerti quali sabbia e ghiaia dal trattamento di rifiuti provenienti dalla pulizia stradale, dalla pulizia delle fognature e altri con tecnologia soil washing in un’area interna alla Centrale Termoelettrica di Brindisi Nord di A2A Energiefuture SpA. Il lotto d’intervento è una porzione dell’area della Cte oggi inutilizzata posta sul confine sud-ovest, accessibile da Via Einstein”.

L’impianto di A2A avrà, più nel dettaglio, una capacità di trattamento di circa 11 tonnellate all’ora di rifiuti urbani provenienti dall’attività di pulizia delle strade - effettuata con l’ausilio di autospazzatrici - e dalla pulizia degli arenili. “I rifiuti, raccolti dagli operatori dei servizi di igiene ambientale che effettuano la pulizia stradale - e che rappresentano mediamente circa il 3-4% del totale dei rifiuti urbani prodotti - sono costituiti da circa il 70% di frazione inerte, il 22% di frazione organica e il rimanente 8% da scarti misti e materiali ferrosi”, si legge negli studi preliminari della multiutility lombarda. Nel caso di ghiaino, ghiaietto e sabbia rinvenuti nel materiale di spazzamento stradale si potrà destinare alla produzione di calcestruzzo, malte e prodotti bituminosi, con certificazione Uni En.

Nuovo impianto A2A

Plastiche e rifiuti spiaggiati non più in discarica

Brindisi però potrebbe diventare un centro importante soprattutto per il trattamento e il recupero dei rifiuti resi dal mare, entrando concretamente negli scenari delle iniziative per l’emergenza costituita dall’inquinamento marino da plastiche. “Il materiale derivante dalla pulizia degli arenili nelle zone interessate dallo spiaggiamento delle alghe, pari a circa 600 tonnellate per chilometro di spiaggia, è composto da sabbia fino dal 60% e, per il rimanente, da frazione organica di posidonia e piante acquatiche, da una frazione minerale e da rifiuti antropici come plastiche e vetro”, spiega lo studio di A2A. “Il nuovo impianto di A2A è in grado di separare e recuperare queste diverse tipologie di materiale riducendo al minimo il ricorso alla discarica. I materiali che vengono recuperati possono così essere avviati ad un percorso di riutilizzo, in linea con i principi dell’economia circolare. Grazie alle migliori tecnologie disponibili, di cui il nuovo sito è dotato, è infatti possibile recuperare una frazione sino al 70% del materiale trattato: nel caso della sabbia potrà essere restituita alla spiaggia”. 

I rifiuti portati a riva dalle mareggiate invernali

L’assedio delle plastiche in mare

Nel 2016, dopo una apposita campagna di Goletta Verde, Legambiente produsse il dossier Plastic Sea Free: “Dei 2.597 rifiuti galleggianti monitorati da Goletta Verde di Legambiente, ben il 95% è costituito da plastica. Teli e buste di questo materiale si possono trovare soprattutto nel Mar Adriatico (dove se ne contano 5 ogni kmq). Seguono cassette di polistirolo e frammenti (7%), bottiglie di plastica (6%), reti e lenze (5%), stoviglie di plastica (2%). Il restante 5% dei rifiuti marini è costituito da carta (54%), legno manufatto (21%), metalli (12%), gomma (6%), tessili (4%) e vetro (3%). La densità maggiore della spazzatura si rileva nel Tirreno centrale, con 51 rifiuti per kmq. Seguono l’Adriatico meridionale (34) e lo Ionio (33)”.

Una realtà che è sotto gli occhi di tutti, che ogni anno occupa per la bonifica decine di volontari anche a Brindisi e in provincia, ma tutto il materiale raccolto finisce in discarica, mentre quello non raccolto viene riportato in acqua dalle mareggiate. Un ciclo perverso alimentato continuamento dallo sversamento in mare di rifiuti da parte di navi che non rispettano i regolamenti, creando anche nel Canale d’Otranto un’isola migrante di plastiche galleggianti, che il ciclo antiorario delle correnti smembra e trasferisce soprattutto sulla costa brindisina e salentina.

Volontari raccogolgono rifiuti sulla scogliera di Punta Penne

A2A dichiara di poter garantire, limitatamente alla capacità del nuovo impianto, che molte migliaia di tonnellate di questi rifiuti spiaggiati potranno essere trattati nel nuovo impianto, e oltre a ciò il 50 per cento dell’investimento resterebbe nel territorio, secondo una strategia che nel solo 2021 "ha sostenuto lo sviluppo socioeconomico della Puglia distribuendo 25 milioni di euro sotto forma di dividendi, imposte locali, ordini a fornitori, canoni e concessioni, sponsorizzazioni e liberalità e remunerazione dei dipendenti. Sono stati poi investiti oltre sette milioni di euro in investimenti infrastrutturali e in attività di manutenzione degli impianti. Nel corso dell'anno sono stati attivati 75 fornitori locali per un importo totale degli ordini pari a 16,8 milioni di euro: di questi, 11,1 milioni di euro sono stati fatturati a micro o piccole imprese con meno di 50 dipendenti".

Nella nostra regione, oltre alla ex termoelettrica di Brindisi Nord, A2A detiene un parco costituito da quindici impianti fotovoltaici e una centrale a biomassa a Sant’Agata di Puglia.

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