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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Accorpamento dei Consorzi Asi: verso un Bari-centrismo già visto con il porto

L'ipotesi di riforma delle Aree sviluppo industriale: Brindisi insieme a Lecce, Taranto, Foggia e Bat, realtà distanti e diverse tra loro

La nuova disciplina di riordino dei Consorzi Asi di Puglia, così come prevista nel disegno di Legge attualmente al vaglio della Regione Puglia, si presta a valutazioni decisamente negative a fronte di una ipotesi di accorpamento in un unico “Consorzio Puglia Industria” degli attuali Consorzi di Brindisi, Lecce, Taranto e Foggia (a cui dovrebbe aggiungersi la Bat - Barletta, Andria, Trani)” e la trasformazione del Consorzio Asi di Bari in “Consorzio Bari Industria”. L’ipotesi  di accorpamento dei singoli Consorzi Asi di Puglia e dei rispettivi agglomerati periferici, pur geograficamente molto distanti (Brindisi, Lecce, Taranto da Foggia ed eventualmente anche dalla Bat) è missione quasi impossibile da realizzare in particolare perché questi Enti hanno vocazioni, interessi e obbiettivi completamente diversi e certamente inconciliabili fra di loro per cui un unico “Consorzio Puglia Industria” non potrà mai renderli omogenei ai fini di una analoga politica industriale regionalizzata. 

Consolidata diversità di insediamenti industriali

C’è una totale e marcata difformità di tipologia di insediamenti produttivi già collocati e consolidati nelle diverse zone Asi di Puglia, tale per cui diventa di difficile applicazione la realizzazione di una politica industriale unica e valida per tutto il territorio. L’Asi di Brindisi, ad esempio, fino a pochi anni fa ritenuta la più efficiente del centro sud per capacità progettuale e acquisizione di finanziamenti, è zona ricca di una dotazione di grandi infrastrutture (basti ricordare la diga sul canale Cillarese in grado di erogare milioni di metri cubi di acqua chiarificata per usi industriali alle aziende insediate), con una estensione che si affaccia su una vasta area portuale, dove risiedono aziende multinazionali e colossi dell’industria nazionale, che mal si concilia con le altre realtà regionali costruite con obbiettivi in maggior parte mirati su insediamenti commerciali ed artigianali. Così come indicato anche da Left, che ha dapprima sollevato il caso Asi, aprendo un ampio dibattito, si potrebbe, invece, ipotizzare di procedere con legge Regionale ad un riordino complessivo delle Asi, o alla loro sostituzione, trasferendo tutti i poteri e attribuendo ai Comuni sedi principali ed ai singoli Comuni sedi di agglomerati periferici, specifiche e dirette competenze, seguendo gli indirizzi regionali e le disposizioni nazionali impartite in materia urbanistica ed ambientale, evitando i continui intralci burocratici affermando la più decisa predisposizione industriale rispetto a quella commerciale già consolidata in alcune realtà periferiche.

Agglomerati di Fasano, Francavilla e Ostuni

Le sedi degli agglomerati periferici delle singole Asi di Puglia, e che per Brindisi sono quelle di Francavilla, Ostuni e Fasano, infatti, hanno storia a parte. Queste zone, pur definite “industriali”, nel corso degli anni sono state oggetto di insediamenti che decisamente poco o nulla hanno avuto di “industriale” in senso stretto, e vivono di una già ben definita e radicata attività volta a favorire la localizzazione di piccole e medie imprese, la grande distribuzione, gli ipermercati, le concessionarie automobilistiche e le aziende artigiane ecc. In questi agglomerati i singoli Comuni dovrebbero risultare i veri protagonisti delle proprie scelte urbanistiche da adottare in totale autonomia, sia pure con il dovuto rispetto della legislazione urbanistica regionale, da scegliere in rapporto alla tendenza del proprio territorio, considerato che per molti anni gli imprenditori sono stati condizionati e vincolati da procedure tecniche e burocratiche, penalizzati dai piani regolatori e dalle relative norme tecniche di attuazione perché questi mirati esclusivamente a disciplinare invece lo svolgimento di attività di natura prettamente industriale.

Le nomine del Consiglio di Amministrazione: il potere del presidente

“L’autonomia statutaria, amministrativa, organizzativa ed economico-finanziaria del costituendo “Consorzio Puglia Industria”, inoltre, così come prevista nella bozza di legge regionale, non offrono le dovute garanzie di forza e di equilibrio istituzionale alle singole Asi accorpate, visto che la “governance” è decisamente spostata verso Bari con più poteri per la Regione Puglia. Per la costituzione del Consiglio di Amministrazione di “Consorzio Puglia Industria”, composto da sette elementi, infatti, il disegno di legge conferisce al presidente della Giunta Regionale il potere di “procedere alla nomina di due consiglieri” , sia pure indicati da un elenco di nominativi segnalati da Union Camere di Puglia, mentre gli altri cinque consiglieri, compreso il presidente, possono essere anche esterni all’Assemblea Generale, e sono scelti fra persone di “comprovata e documentata esperienza amministrativa o imprenditoriale o professionale o di particolare capacità nella gestione di aziende enti e società” . 

“Governance” a trazione barese

Un “dejà- vu” che suona come un campanello di allarme per una nuova trappola in cui evitare di cadere poiché con questi stessi requisiti di “professionalità” dalla costituzione dall’Autorità Portuale in poi, la città di Brindisi è stata scippata nel corso degli anni dalla “governance” del porto con risultati modesti, oggi particolarmente manifesti. C’è l’incognita concreta, pertanto, che il costituendo “Consorzio Puglia Industria” altro non sia che un ulteriore processo di “baresizzazione” delle singole Asi, con il rafforzamento ed il potenziamento del “Consorzio Bari Industria”, per tenere ancora più staccata la città Metropolitana di Bari dalle restanti Province. 

L’indirizzo di altre Regioni

A nulla rileva, infine il richiamo ad altri modelli già adottati in diverse Regioni italiane, qual è il riferimento alla Regione Friuli Venezia Giulia, sia perché Regione a Statuto Speciale che guarda direttamente all’Europa, sia perché proprio in quella realtà si è proceduto da tempo a una inversione di tendenza con l’istituzione di “Consorzi di sviluppo economico locale”. Ancor meno appropriato appare il riferimento alla Regione Lazio per dare più forza alla scelta dell’accorpamento delle Asi di Puglia, perché il “Consorzio Industriale Unico” laziale è stato costituito con l’esclusiva peculiarità di essere utilizzato come il vero braccio operativo della stessa Regione, non per favorire la costituzione un singolo Ente con finalità di accentramento di competenze.

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