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A cura di Blog Collettivo

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Adozioni: quale iter burocratico e interiore per le coppie

File di coppie che vorrebbero adottare un bambino. Succede in queste settimane presso il consultorio di Brindisi S. Elia, dove approdano affluenti coniugi che vorrebbero portare a casa la gioia più grande: essere genitori. Un amore, una scelta, una motivazione che non toglie nulla a ciò che guida i genitori naturali

File di coppie che vorrebbero adottare un bambino. Succede in queste settimane presso il consultorio di Brindisi S. Elia, dove approdano affluenti coniugi che vorrebbero portare a casa la gioia più grande: essere genitori. Un amore, una scelta, una motivazione che non toglie nulla a ciò che guida i genitori naturali. 

Cosa spinge ad adottare un bambini per coppie che per destino, fatalità o altro non riescono ad averne? L’amore incondizionato, la voglia di dare, di costruire e coronare un puzzle del rapporto coniugale in quello genitoriale. Sono scelte che cambiano la vita, percorsi interiori che maturano il frutto dell’amore incondizionato. In Italia una ricerca effettuata nel 2007 mette in evidenza che una coppia su sette ogni anno ha problemi di sterilità. Questo può causare un sentimento di vuoto, creando a volte crisi esistenziali sia individuali che di coppia.  Si può andare incontro a un calo di autostima, legato a sentimenti di incompletezza e forte scompenso, caratterizzato da frustrazione ed angoscia. Tutti questi ingredienti influenzano la relazione, la sfera sessuale, il benessere e la salute psico-fisica.

Spesso si arriva a mettere in discussione anche la coppia stessa che sperimenta rabbia, rifiuto, senso di colpa, isolamento, e dolore. Accettare la situazione come condizione  e non menomazione, può essere un primo passo. Se fallisce anche la procreazione assistita può aumentare la frustrazione. E allora percorrendo una via di rinunce si approda all’adozione.    Le coppie adottive debbono seguire un iter prima di arrivare al loro bambino. Sembrano combinazioni di bambini per genitori e viceversa.  

Se per i genitori è dare amore, per un bambino significa trovare uno scoglio sicuro. Sono per lo più minori che hanno subito maltrattamenti, abbandoni, trascuratezze, traumi complessi; hanno sperimentato violenze, eccessive punizioni e sono dovuti crescere  velocemente. L’obiettivo degli Enti predisposti e del Tribunale non è creare la combinazione perfetta tra adottandi e adottati per far scomparire le ferite che resteranno cicatrici, ma si può tentare di arginare il dolore, essere ripreso, rielaborato. La tempistica di colloqui con psicologa e assistente sociale, questionari e interviste che sviscerano la vita individuale, di coppia, famigliare, sociale e lavorativa va da 3 a 6 mesi. Spesso per portare nell’argomento la coppia si consigliano film “Il grande Cocomero”, “Lezioni di volo” e “Mignon è partita”. Si vuole così sensibilizzare alla riflessione non solo sull’adozione, ma anche sul ruolo genitoriale a 360 gradi che è lo stesso per genitori adottivi o naturali, fatto di salite e discese non sempre ovvie. 

Altri fattori indicativi sono l’unione della coppia da almeno tre anni e l’età che deve superare di almeno diciotto e di non più di quarantacinque anni l’età dell’adottando. In questa attesa sono tante le fantasie che i genitori costruiscono sui bambini in arrivo, sognando una relazione perfetta, idilliaca.       Dopo aver dovuto rinunciare alla maternità/paternità ed essere passati per un percorso di sofferenze,  finalmente iniziano a vivere una sorta di “riscatto”. E’ per questo che bisognerebbe essere certi che la coppia in questione sia riuscita ad elaborare i propri vissuti legati al percorso di elaborazione di frustrazioni. Non si cercano genitori perfetti, ma capaci di trovare dentro se stessi le risorse necessarie per accudire, accogliere, comprendere, e tutelare un figlio sulla scia dell’amore e il buon senso.

La costruzione della genitorialità sia biologica che non, si snoda nel tempo e si presenta come un processo caratterizzato da dubbi, angosce, timori. Nella mente dei genitori adottivi sorgono domande sull’età, la storia, il carattere, domande che riguardano il nuovo arrivato. In riconoscenza dei legami affettivi creati con la nuova famiglia, il bambino preparato gradualmente alla novità, saprà adattarsi e costruire un’altra storia.   Si può pensare all’adozione guardando al ragazzo non come una tabula rasa, ma come un diario con pagine già scritte. Diventare genitori rappresenta uno degli aspetti più importanti della vita di una persona. Doversi prendere cura di un bambino, cambiare abitudini, dinamiche di coppia, riassestare il normale equilibrio sono fasi di ridefinizione del proprio stile di vita. La genitorialità per chiunque si impara passo dopo passo, errore dopo errore, e tentativo dopo tentativo. Non esistono genitori perfetti. Possono però esistere genitori capaci mettere in gioco se stessi con risorse e limiti, con la voglia di amare e tutelare un figlio, al di là del colore della pelle, degli occhi, la storia precedente, la forma del naso.  

L’adozione è un ponte da entrambe le parti, il bambino adotta la famiglia che non ha mai avuto, la coppia adotta il bambino che non ha mai avuto. Entrambi colmano un vuoto, ma per far sì che ciò possa avvenire con successo, occorrono attenzione e sostegno psicologico durante tutto il percorso. L’adozione è la costruzione di un puzzle completo senza pezzi mancanti e senza frammenti.  È la conferma che non sono solo i legami di sangue a fare una famiglia, ma la voglia di costruire, amare, voler proteggere e custodire un bambino, il tutto coronato dalla capacità di donare le radici e le ali, affinché il bambino possa apprezzare chi lo ha accolto e percorrere, esplorare, curiosare con fiducia e autonomia il mondo. 

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