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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Ambientalisti compatti: tagli al carbone troppo esigui e no al Cdr a Cerano

BRINDISI - Se la bozza di convenzione da firmare resterà quella ipotizzara in questi giorni, la Regione Puglia, il Comune e la Provincia di Brindisi lo faranno senza l'appoggio dei movimenti ambientalisti, e probabilmente di alcuni partiti come il Pd (stando alle dichiarazioni della vigilia). Troppo bassa la percentuale di carbone da tagliare, quel 10-15 per cento viene considerato una sconfitta del territorio dagli ambientalisti. E poi c'è il grosso problema del combustibile da rifiuti, il cosiddetto Cdr che si ricava dalla frazione secca dei risufiuti soli urbani. Anche qui il dissenso ambientalista è unanime. A dimostrazione di ciò, BrindisiReport.it propone i tre comunicati stampa diffusi oggi - nell'ordine - dal fronte della associazioni che si batte anche contro il rigassificatore, dai No al Carbone (sempre di Brindisi) e dal Comitato 8 giugno della zona sud del Brindisino.

BRINDISI - Se la bozza di convenzione da firmare resterà quella ipotizzara in questi giorni, la Regione Puglia, il Comune e la Provincia di Brindisi lo faranno senza l'appoggio dei movimenti ambientalisti, e probabilmente di alcuni partiti come il Pd (stando alle dichiarazioni della vigilia). Troppo bassa la percentuale di carbone da tagliare, quel 10-15 per cento viene considerato una sconfitta del territorio dagli ambientalisti. E poi c'è il grosso problema del combustibile da rifiuti, il cosiddetto Cdr che si ricava dalla frazione secca dei risufiuti soli urbani. Anche qui il dissenso ambientalista è unanime. A dimostrazione di ciò, BrindisiReport.it propone i tre comunicati stampa diffusi oggi - nell'ordine - dal fronte della associazioni che si batte anche contro il rigassificatore, dai No al Carbone (sempre di Brindisi) e dal Comitato 8 giugno della zona sud del Brindisino.

"L’Enel vuole ottenere dalle amministrazioni locali e dalla Regione Puglia una legittimazione per continuare a fare quanto ha fatto finora ed il recente vertice barese ha deciso di assecondarla mortificando le ragioni più volte espresse dalla stragrande maggioranza dei cittadini di Brindisi e riproposte con forza durante la manifestazione del 19 giugno scorso guidata dal sindaco Mennitti e dal presidente Vendola. La riduzione del 15% del carbone bruciato nelle centrali, comprendente un 5% derivante dall’utilizzo di sistemi ecoambientali e del CDR, è una soluzione che offende la dignità della nostra gente ed il comune buon senso.

La deludente ipotesi, formulata a conclusione del citato vertice, ha tutta l’aria di essere un esito definitivo della trattativa sicché le ventilate consultazioni successive di associazioni e sindacati hanno tutta l’aria di essere una “foglia di fico”, una formalità inutile, come risulta per altro dalle dichiarazioni del Presidente Ferrarese il quale, bontà sua, afferma che dell’intesa raggiunta potrà essere modificato solo “qualche piccolo dettaglio”. È un gioco questo al quale non ci prestiamo, una situazione che ci induce intanto a porre alcune precise domande.

-     Che fine ha fatto l’impegno di ridurre del 25% la quantità di carbone bruciato nelle centrali previsto dal PEAR e riproposto a gran voce come obiettivo minimo irrinunciabile dal presidente Vendola anche durante il comizio tenuto a Brindisi a conclusione della sua campagna elettorale per le ultime elezioni regionali?

-     Come è possibile immaginare che si possano bruciare nella centrale di Cerano non meno di 200mila tonnellate di CDR all’anno con enormi rischi aggiuntivi per la salute delle persone e dell’ambiente e cioè di una produzione della diossina che sarebbe nei limiti di legge solo per la sua diluizione negli enormi flussi gassosi della centrale? Non sono questi i pericoli che sono alla base del diffuso dissenso politico e sociale rispetto a tale scelta?

-     Ma davvero si può pensare di affrontare il grave problema dell’abbattimento della CO2 con l’impianto, sostanzialmente inutile, approntato a tale fine dall’Enel ed osannato per la sua pretesa efficienza che comporterebbe onerosi costi? E come si può considerare accettabile la tecnica della cattura della CO2 per poi seppellirla in giacimenti vuoti di metano in quanto tale politica finirà prima o poi i conti con l’esaurimento dei siti? Non è forse una politica che maschera l’intento di sfruttare gli ultimi residui petroliferi di giacimenti che, messi in pressione, dallo sversamento della CO2, rilascerebbero le quantità residuali di idrocarburi del dismesso impianto petrolifero.

-     Come è possibile continuare a utilizzare lo “specchietto per le allodole” di una riduzione delle emissioni massiche quantificata sui superati valori di antiche convenzioni anziché a partire dai valori già raggiunti? E come è possibile non tener conto che la vera esigenza, prevista peraltro dalla legge, è quella di operare un rilevamento continuo oltre a quel “monitoraggio globale” rimasto miseramente sulla carta?

Le nostre associazioni fanno appello all’opinione pubblica, alle forze politiche e sociali e a tutti i movimenti perché vengano organizzate adeguate e incisive forme di protesta. Ribadiamo che occorre una radicale inversione di tendenza con la quale nulla hanno a che fare i pannicelli caldi e le operazioni gattopardesche del vertice barese. Avevamo chiesto e continuiamo a chiedere un ben diverso incontro tra i vertici delle amministrazioni locali e della Regione Puglia. Un incontro, aperto ad una effettiva e larga partecipazione democratica, che avesse ad oggetto tutti gli aspetti dell’emergenza che sta vivendo questo, per usare un’espressione di Vendola, “martoriato territorio”. Una emergenza che si sta aggravando sul versante dell’inquinamento da carbone, su quello della minaccia costituita dal rigassificatore e, da ultimo, da quello dell’incontrollata proliferazione del fotovoltaico segnato persino, secondo le affermazioni del presidente della Commissione Antimafia Pisanu, da allarmanti infiltrazioni malavitose.

Italia Nostra, Legambiente, WWF Brindisi, Fondazione”Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, Acli Ambiente, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente.

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Il Gruppo No Al Carbone alla luce dell'ultima delibera dell'ATO / BR1 sulla proposta di piano d'ambito per la gestione dei rifiuti urbani, nella quale si fa esplicito riferimento alla possibilità di bruciare CDR all'interno della centrale Enel di Cerano, si riserva di depositare le proprie osservazioni nei tempi previsti dal disposto in questione. La stessa, scellerata, possibilità è, secondo attendibili indiscrezioni, contenuta nelle convenzioni che le istituzioni (Comune, Provincia, Regione) ed Enel si apprestano a firmare.

Aspettiamo di poter prendere visione della bozza ufficiale (il sindaco ha annunciato che avvierà il confronto con le associazioni e i cittadini) ma è evidente che le dichiarazioni dei massimi esponenti istituzionali locali lasciano presagire che nulla di nuovo e nulla di buono si profila all'orizzonte per i cittadini di questo territorio. Parlare di vittoria del territorio alla luce di una riduzione del solo 10% di carbone (dato che necessita di  approfondimento!) è a dir poco un eufemismo che assume i caratteri della tragicità dinnanzi all'ipotesi di combustione di CDR nella stessa centrale nella misura di 400mila tonnellate pari cioè alla quasi totalità di rifiuti regionali.

Questo è un gioco al massacro che questo territorio non vuol più tollerare. Ci chiediamo come sia possibile che le istituzioni locali ancora una volta non abbiano tenuto conto delle esigenze del territorio e della popolazione che, in più di qualche occasione, è scesa in piazza a chiedere dignità, rispetto, tutela della salute e dell'ambiente.

Gruppo No al Carbone Brindisi

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Il rappresentante dell’Enel intervenuto al Forum sull’energia, tenutosi a Brindisi, organizzato dal PD regionale, con la partecipazione di Bersani, ha dichiarato che non è la società elettrica che vuole bruciare il combustibile da rifiuti nella centrale a carbone di Cerano. Difatti, tale ipotesi pare essere pervicacemente prevista nella sconosciuta bozza di Convenzione con l’Enel, nonostante in questi anni siano cresciute le contrarietà del territorio, soprattutto da parte di movimenti di cittadinanza attiva, come il Comitato 8 giugno e, recentemente, di partiti, come il PD di San Pietro Vernotico, oltre che del consigliere regionale Romano e del PD provinciale, e oltre qualche singolo circolo di singoli partiti e qualche singola personalità politica.

Chi sta decidendo?  Chi sta confezionando questa massa di capotici regali della befana, che oltre alla solita cenere e al solito carbone, ci porterebbe pure il CDR e la conseguente montagna di diossine, oltre a tutti gli altri veleni ai quali siamo abituati? Sono le domande sospese nell’aria inquinata da otto milioni di tonnellate di carbone che producono 14 milioni di tonnellate di CO2, giacché veleni e clima alterazione sono fisicamente indissolubili, legati come sono dalle quantità di carbone, al di là di ogni “cattura” di qualche tonnellata di CO2, lontana o prossima a venire!

E se “la normativa regionale non prevede la presenza di termovalorizzatori” sul territorio brindisino, men che meno dovrebbe prevedere la combustione del CDR in impianti non dedicati, indipendentemente dal fatto che l’amico Domenico Tanzarella sembri desideroso di ospitare un impianto di gassificazione di ultima generazione, magari sulle alture salubri di Ostuni, ovviamente con annessa sanzione! E’ un’dea!

E il Comune di San Pietro non ha niente da dire? E quello di Torchiarolo ? E quello di Cellino? E i relativi rappresentanti istituzionali e di governo alla Provincia che fanno, le belle statuine? E Sel –locale e provinciale- che dice? e le fabbriche di Niki, che mi hanno gentilmente invitato a diversi convegni sulla tutela dell’ambiente e della salute, perché sono silenti e abbottonate? Che senso ha, poi, promuovere workshop regionali specifici, ai quali abbiamo comunque e con piacere attivamente partecipato, se poi le loro risultanze non incidono nelle decisioni politiche concrete che riguardano i beni comuni, quali ambiente e salute, di territori a rischio come Brindisi?

Infine ricordo che l’Enel ci guadagnerebbe comunque tre volte dall’impiego del CDR: con i benefici per 15 anni dei certificati verdi, con gli incassi per lo smaltimento del CDR, con il risparmio per il non acquisto di una percentuale di energia da fonti rinnovabili. Quest’anno abbiamo da chiedere un solo regalo dalla Befana: donarci la felicità di avere torto!

Ernesto Musio, dell’Assemblea Prov.le PD e Coord. Comitato 8 giugno

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