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Sabato, 20 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

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Anche il bullo è una vittima. E ha bisogno di aiuto

Prendere in giro i compagni, far loro brutti scherzi, escluderli dal gioco, offenderli, picchiarli, rubare o rovinare oggetti altrui, obbligare un coetaneo a farsi dare merenda o soldi: queste sono solo alcune delle azioni diffamatorie e umilianti che esercita il bullo

Prendere in giro i compagni, far loro brutti scherzi, escluderli dal gioco, offenderli, picchiarli, rubare o rovinare oggetti altrui, obbligare un coetaneo a farsi dare merenda o soldi: queste sono solo alcune delle azioni diffamatorie e umilianti che esercita il bullo a scapito della vittima. Il bullismo è un fenomeno sociale e scolastico molto emergente e quotidiano, purtroppo. Si esplica in una situazione “relazionale” in cui, contemporaneamente, qualcuno prevarica e qualcun altro è prevaricato.

Ad esempio, l’azione ostile verso la vittima è intensificata nel bullo dall’atteggiamento silenzioso e omertoso di chi è sottomesso. I riflettori spesso sono puntati sulla figura della vittima in quanto il suo silenzio intensifica azioni diffamatorie successive su di lui e verso altri. Spesso chi resta colpito dal bullismo entra in un tunnel nel quale rimane intrappolato e il bullo dal canto suo sentendosi forte invincibile continua nelle sue azioni umilianti.

La dichiarazione di un adolescente “nelle scuole medie sono andato avanti perché i professori non ne potevano più: volevano liberarsi di me”, delinea in maniera agghiacciante il suo stile di personalità tra potere e frustrazione. Ma chi è il bullo? Perché si comporta così? Si presenta con un temperamento iperattivo e uno spiccato impulso ad agire; appare fisicamente forte.  Generalmente e contrariamente all’idea comune mostra un basso livello di autostima, è insicuro: per questo avverte il bisogno di sentirsi rispettato altrove, non sa distinguere la stima dalla paura.  

Esibisce un livello di rabbia e aggressività che sente di dover scaricare sugli altri, scelti per la loro vulnerabilità – vera o apparente. Il bullo ha imparato ad utilizzare nella comunicazione atti aggressivi, non sa riconoscere e esprimere le sue emozioni, forse non è abituato al calore, alla cura, all’ascolto in casa in quanto non ha avuto modo di osservare modelli comportamentali adeguati da seguire. Probabilmente non riuscendo a superare una difficoltà personale, famigliare è frustrato e ritiene di potercela fare esibendosi come potente e temuto verso il mondo esterno.

Il bullo potrebbe essere a sua volta una vittima di bullismo: la vittima, infatti, arrabbiata per i maltrattamenti e umiliazioni subite, irritato dal troppo silenzio covato dentro, si ribella con atti di vendetta spietati. Oppure il bullo riveste questo ruolo perché è l’unico che gli permette anche in famiglia di sopravvivere dove i ruoli genitoriali vengono meno, sono confusi e permissivi. Potrebbe aver subito dei maltrattamenti e appreso che quella è l’unica forma per riscattarsi da un mondo “cattivo”.

L’essere trascurato è un’altra spia d’allarme indicativo, tanto che lo sviluppo comportamentale ed emotivo ha subito un ritardo. Per tutte queste ragioni, il bullo si chiude nella sua rabbia che autoalimenta, partecipando poco ai problemi e alle situazioni sociali. Altre volte potrebbe essere che dalla stessa famiglia venga spalleggiato e difeso apertamente nello sbaglio e questo lo rende leader di sé e delle sue azioni a dispetto di chi è stato danneggiato o di chi lo avrebbe rimproverato.  

È inconfutabile che, se i modelli educativi familiari improntati alla logica della sopraffazione e della violenza sono rinforzati dai mass media e in sintonia col contesto socio-ambientale, i bambini e i ragazzi metteranno in atto comportamenti coerenti con questi esempi. È necessario, pertanto, in questo scenario che scuola, famiglia, centri di ritrovo si attrezzino di strumenti educativi adeguati per impiantare una strategia efficace anche per il bullo, in modo tale che i problemi vengano capiti, sciolti e risolti alla radice.

Si rischia altrimenti che il carnefice possa diventare, crescendo, protagonista di atti delinquenziali abusando di sostanze. È utile e opportuno aiutarlo a orientare la sua aggressività verso forme di gratificazione diverse (sport, arti marziali, nuove strategie ecc.), dandogli l’occasione di sperimentare un nuovo ruolo all’interno delle reti sociali. Divulgare formazione e informazione circa il fenomeno del bullismo può favorire sia la vittima che l’artefice a prendere consapevolezza delle proprie emozioni e pensieri, a farsi avanti, a conoscersi meglio e ad assumere comportamenti più efficaci e socialmente adeguati.

Il bullo contrariamente a quanto si pensi è solo nella sua rabbia, unica arma per farsi, o crede di farsi, riconoscere e apprezzare nel gruppo, ma anche lui, come la vittima ha bisogno e ha diritto ad essere aiutato, ascoltato e sostenuto nel suo disagio. Nell’età evolutiva è bello e legittimo crescere sereni e socialmente attivi, sia bulli che vittime, entrambi deboli nello stesso fenomeno. (rita.verardi@libero.it)

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