rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Opinioni

Opinioni

A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

Opinioni

Contro l'ansia da quarantena, auto-adattamento e coesione

Una psicologa, Alessia Zaccaria, ci aiuta a capire cosa accade nella nostra mente e di quali grandi risorse disponiamo per vincere

Riceviamo e pubblichiamo un contributo che ci ha inviato Alessia Zaccaria, psicologa psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale, psicologa clinica presso l’Irccs "E. Medea" di Brindisi e l'Associazione "La nostra Famiglia" di Ostuni, co fondatrice di P.Ost It - Associazione Psicologi Ostuni.

La situazione che ci troviamo a vivere ci espone ad un forte rischio psicologico. E la “percezione del rischio”, se distorta e amplificata, può portare a condizioni di panico che, in alcuni casi, possono essere ingiustificate e possono inesorabilmente far aumentare la probabilità di assumere comportamenti meno razionali con un abbassamento delle difese, anche biologiche, dell’organismo.

Il concetto di salute racchiude in sé il contemporaneo raggiungimento del benessere in tre diverse sfere: fisica, emotiva e sociale. E anche se, in questo particolare periodo, la prima è garantita (stiamo bene) e la terza vacilla (siamo rinchiusi), la seconda se non ben contenuta, arginata, se continuamente bersagliata da pericoli e rischi, può ridurre le nostre risorse a tal punto da farci bloccare. Proprio come ci ha bloccati il virus, rendendoci vulnerabili ad un contagio, incastrandoci in uno stato di emergenza.

È normale aver paura quando non ci si sente del tutto protetti, quando non siamo tra le nostre quattro mura domestiche, e in effetti la paura è una risposta emotiva che si attiva a seguito di una minaccia specifica e determinata e che pertanto non presenta elementi di mistero o incertezza.

L’ansia è simile ma non identica alla paura. L’ansia subentra tutte le volte in cui si teme stia per succedere qualcosa di negativo ma si è incerti sul suo effettivo realizzarsi. L’anticipazione del pericolo, combinata all’incertezza, può produrre un mix esplosivo di agitazione e turbamento, che equivale a quel vago sentore che qualcosa di brutto o addirittura di terribile sia sul punto di accadere.

Ma se si trascorre troppo tempo a preoccuparsi si rischia di perdere di vista l’obiettivo principale e di non considerare le strategie e i comportamenti che potrebbero guidarci verso lo star bene. Quando si è in ansia si hanno sensazioni fisiche solidamente reali ma quello che è importante capire è se le sensazioni provate sono effettivamente sintomi di malattia o no e comunque, in un caso o nell’altro, queste sensazioni di solito generano preoccupazioni crescenti e incontrollabili proprio perché le stesse vengono interpretate, da chi le prova, erroneamente.

La causa di ciò che proviamo può essere ricercata in alcune modificazioni del funzionamento abituale dell’organismo: cambiamenti nell’alimentazione, nell’intensità delle attività che svolgiamo o nelle abitudini di sonno e, non ultima, una prolungata inattività. Rimanere inattivi per tanto tempo può comportare inefficienza cardiovascolare, debolezza muscolare e stanchezza.

In una persona attiva, un periodo di inattività può determinare percezioni inconsuete e stravaganti come ad esempio un senso di intorpidimento. E può succedere anche che le persone con ansia presentino delle innocue ma oggettive modificazioni fisiologiche tanto da sperimentare un maggior numero di sensazioni spiacevoli rispetto ad altre.

In questo momento può accadere che i vari mass media facciano sì che la nostra attenzione venga riportata sul nostro corpo e sui potenziali pericoli a cui esso è sottoposto. In più le nostre credenze condizionano fortemente il grado di attenzione che rivolgiamo alle nostre sensazioni corporee e il modo in cui le interpretiamo. Quelle stesse sensazioni che rischiano di produrre continui falsi allarmi, facendoci precipitare in fondo alla spirale ansiogena.

Dunque l’ansia è una risposta emotiva che si verifica quando temiamo – senza esserne certi – che qualcosa di spiacevole possa capitarci. Il problema principale è che essa scatena una serie di sensazioni che finiscono con l’indebolirci e renderci maggiormente esposti ad acciacchi e malanni.

coronavirus ansia e quarantena (Ansa)-2

Se il panico diventa collettivo molti di coloro che provano ansia tendono ad agire in modo frenetico, a far qualcosa pur di far calare l’ansia e questo può generare stress e comportamenti irrazionali e poco produttivi. In questo modo si possono perdere di vista quelli che sono i dati oggettivi della realtà e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi.

Quindi, sarebbe bene:

- Porsi obiettivi ben precisi da raggiungere, organizzando la giornata e cadenzando le attività, facendo ciò a cui si è spesso pensato ma che è stato irrimediabilmente rimandato. Non siamo gli stessi che fino a poco fa si lamentavano continuamente di non avere mai tempo?
- contattare le persone che riteniamo importanti e che non sentiamo o vediamo spesso, riprendere i rapporti, approfittare per incontrarle telefonicamente, chiedere loro come stanno e sostenerle se necessario;
- Rivolgere cura e attenzione a sé stessi e agli altri, fare qualcosa di buono per sé e per gli altri, magari mettendo a frutto le proprie abilità, quello che si sa fare meglio;
- Concentrarsi sul momento presente. Evitando di andare col pensiero nel passato, che è già finito, o nel futuro, che non possiamo conoscere. Concentrarsi sul qui ed ora, su quello che ci circonda, quello che si ha a disposizione dove siamo adesso;
- Agire in modo informato e responsabile, basandosi solo su fonti di informazione attendibili (Ministero della Salute: https://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus, Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/).

In questo tempo della solidarietà, in cui il virus è stato in grado di creare un clima di coesione totale, cerchiamo di affrontare in modo razionale quanto, non si presenta come tale ma, va comunque accettato e rispettato. Uniti e certi di essere dotati, tutti indistintamente, di un forte istinto di sopravvivenza impariamo ad autoregolarci mettendo in pratica doverosamente quello che le “misure restrittive” richiedono, obbedendo alle leggi seguite a questo immane scombussolamento.

E attendiamo di poter dimostrare al mondo che siamo capaci di adattarci, o almeno ci proviamo doverosamente, ogni qualvolta ci troviamo di fronte a situazioni nuove, problematiche, sconosciute e spesso non facilmente modificabili.

Ognuno di noi è dotato di risorse per potersi “adattare” al cambiamento e far fronte alla necessità di sopravvivere fisicamente e/o psicologicamente, anche se questo può significare cambiare sé stessi e i mezzi di cui si dispone per affrontare le "novità" che arrivano dall’ambiente. Un processo tanto complesso quanto frequente, ma soprattutto di fondamentale importanza per il mantenimento di un equilibrio essenziale per il nostro benessere.

E se l’uomo è colui che riesce ad adattarsi con maggior successo alle condizioni ambientali, non è certo solo per le sue potenzialità e caratteristiche biologico-fisiche, quanto piuttosto per l’enorme varietà di risposte comportamentali che può mettere in atto e per l’elevata plasticità che le caratterizza.

In sostanza le capacità adattive dell’uomo, unite alla condivisione con l’altro dello stesso destino, possono rivelarsi molto efficaci in situazioni estreme come questa. I contatti umani diventano più coinvolgenti, grazie alla solidarietà che nasce dal trovarsi insieme in una così singolare situazione, in cui si condividono oltre alle emozioni anche molti aspetti della vita quotidiana. Ora più che mai, quindi, siamo certi di quanto possa essere confortevole il contatto con l’altro che, seppur lontano, contribuisce significativamente a rendere meno difficoltoso il tanto bistrattato “isolamento”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Contro l'ansia da quarantena, auto-adattamento e coesione

BrindisiReport è in caricamento