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Soggiorni estivi per disabili, una grande esperienza

È riduttivo descrivere, raccontare spiegare l’esperienza dei soggiorni estivi con persone con disabilità. Sembra che le parole e le definizioni non possano racchiudere tutto il vissuto emotivo di chi partecipa

È riduttivo descrivere, raccontare spiegare l’esperienza dei soggiorni estivi con persone con disabilità. Sembra che le parole e le definizioni non possano racchiudere tutto il vissuto emotivo di chi partecipa. I soggiorni estivi per disabili rappresentano un’occasione concreta di svago e divertimento, la vacanza dell’anno routinario trascorso in case famiglie, centri diurni. Quei quindici a volte trenta giorni aiutano queste persone ad uscire dal loro isolamento, dalla monotonia della quotidianità, a fare nuove conoscenze e scoprire nuovi stimoli. 

La preparazione dei soggiorni estivi richiede un grande impegno e consistenti risorse, sia per l’alto numero di persone coinvolte, sia per la complessità degli aspetti organizzativi e logistici di cui si deve tener conto.  Numerosissimi sono i volontari, che dopo aver partecipato a specifici corsi di formazione, sono in grado di prestare sostegno alle persone che vengono loro affidate vivendo questa esperienza con forte coinvolgimento emotivo. Il lavoro che si apprestano a compiere non è solo prettamente assistenziale, ma anche e soprattutto ricreativo.

La tipologia di utenza è varia: disturbi motori e psichici, scarse capacità verbali, ma resta spesso intatta una discreta comprensione. Ed allora sono l’espressione degli occhi e il sorriso a comunicare. Ciò che arriva alle persone con disabilità è il contatto fisico, carezze, calore, abbracci: la musica, i giochi da tavola, il mare, la piscina sono alcune attività piacevoli da proporre e condividere come momento e spazio di svago e condivisione.

E’ presente almeno un volontario per ogni paziente che lo assiste costantemente, lo guida, lo accompagna negli spostamenti, lo aiuta a comunicare, instaurando relazioni libere e spontanee, caratterizzate dalla “reciprocità”: un’esperienza umanamente intensa e coinvolgente dalla quale, l’accompagnatore esce arricchito in termini di emozioni, affetto e conoscenza e che difficilmente dimenticherà. Nonostante a volte la frustrazione può prendere il sopravvento per i tempi che si allungano, la difficoltà a comunicare con l’utente, il volontario non deve farsi prendere dallo sconforto ma scoprire piano piano il canale migliore per entrare in relazione con chi si appresta ad accudire.

In tal senso occorre volontà e pazienza che verranno presto ripagati da un sorriso, un abbraccio sincero e spontaneo. È questo il miglior ritorno del lavoro compiuto che non ha prezzo, ma valore inestimabile.  I soggiorni estivi non sono semplici vacanza per disabili, ma un tempo ed uno spazio prezioso che favoriscono la socializzazione, consentono di ampliare le proprie esperienze ed esprimere le proprie capacità in modo più autonomo e spontaneo. In questo il lavoro del volontario diventa cruciale poiché deve alleviare il grado di sofferenza nelle difficoltà delle azioni quotidiane convertendo ciò in qualcosa di divertente e giocoso.

Non è facile imbastire ciò specie per chi è alla prima esperienza, confrontarsi con sofferenza tale che a volte frena gli entusiasmi. “Devo confessare che la prima volta ero timorosa e a disagio – racconta un accompagnatore novizio – ma col passare dei giorni ammetto che, grazie alla disponibilità dei colleghi e il sorriso sincero degli utenti, ho colto dentro di me un nuovo sentimento e modo di amare e aiutare. Non sono stata io a dare, ma a ricevere” continua il volontario, esprimendo con commozione il suo vissuto.

Per gli educatori sono questi i soggiorni estivi per disabili: un viaggio in cui si vive se stessi fino in fondo cercando e trovando quel fondo che in altro modo non vedremmo, grazie all’incontro con persone diversamente abili, che hanno il semplice potere di cambiarci dentro. (rita.verardi@libero.it)

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