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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Blog Collettivo

Ospitiamo in questo Blog opinioni di alcuni cittadini Brindisini

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Bari, Brindisi, l'Enel: tra smart city e battaglie di retroguardia

Stamani, venerdì 18 gennaio, alle 12, presso la “Sala degli Specchi” del Circolo Unione, all’interno del teatro Petruzzelli in corso Cavour, Michele Emiliano, sindaco di Bari e Livio Gallo, direttore della Divisione Infrastrutture e Reti di Enel, presentano il progetto di rete pubblica Enel dedicata alla ricarica dei veicoli elettrici cittadini. A seguire, in largo Ave e Candida Stella (corso Cavour piazzale antistante teatro Petruzzelli) sarà inaugurata la prima delle 50 colonnine che saranno installate nel capoluogo di regione.

Stamani, venerdì 18 gennaio 2013, alle 12, presso la “Sala degli Specchi” del Circolo Unione, all’interno del teatro Petruzzelli in corso Cavour, Michele Emiliano, sindaco di Bari e Livio Gallo, direttore della Divisione Infrastrutture e Reti di Enel, presentano il progetto di rete pubblica  Enel dedicata alla ricarica dei veicoli elettrici cittadini. A seguire, in largo Ave e Candida Stella (corso Cavour piazzale antistante teatro Petruzzelli) sarà inaugurata la prima delle 50 colonnine che saranno installate nel capoluogo di regione.

Parte così il piano di “smart city” che vede Enel come partner del Comune di Bari, mentre altro avverrà nell’area portuale, per analoghi accordi tra l’Autorità del Levante e la società elettrica. Il fatto che nel capoluogo di regione presto i cittadini potranno ricaricare le loro vetture elettriche alle colonnine pubbliche, e che alcune zone dell’area urbana saranno oggetto delle applicazioni di nuovi sistemi di fornitura di energia alla rete pubblica, segna una differenza profonda con la situazione di Brindisi.

A Brindisi, che ha tre centrali termoelettriche, delle quali due a carbone e una gas, e comunque la più grande centrale termoelettrica italiana in attesa della gemella di Porto Tolle, nessun amministratore ha mai parlato di “smart city” (è un progetto dell’Unione Europea in cui Enel si è impegnata senza esitazione), né di “porto verde” pur sopportando il grande impatto di un polo energetico che garantisce l’approvvigionamento elettrico a tutto il Sud, Bari inclusa.

Ne discusso altre volte, della necessità che le amministrazioni locali ponessero ad Enel e alle altre società il problema non solo delle mitigazioni delle impatti ambientali, ma anche quello di un investimento in innovazione, risparmio energetico, e di offerta di energia a costi ridotti alle imprese ai cittadini dell’area di “interferenza” delle centrali. Nessuno ha mai posto un simile problema né ad Enel né ad altri, per avvantaggiare la città, il porto, la zona industriale e il territorio.

Tutto si è ridotto ad un dibattito – se così può definirsi - cronologicamente sfasato sul rinnovo delle convenzioni . Basti l’esempio dei carbonili coperti realizzati già da svariati anni a Civitavecchia e cantierizzati solo da alcuni mesi a Brindisi, per segnare la differenza tra ciò che si fa a Bari e ciò che si fa a Brindisi. Non può bastare la costituzione di parte civile nel processo per la dispersione delle polveri dal carbonile di Cerano a mondare le ultime amministrazioni locali dalle loro colpe nelle relazioni con le società elettriche.

Vorremmo ricordare anche a chi si è attribuito meriti non suoi, recentemente, che sia il protocollo per il passaggio delle centraline Enel alla rete pubblica (salvo la firma), che il problema del livello di contaminazione dei terreni nell’area di Cerano risalgono ad iniziative della maggioranza precedente e della Regione Puglia, e che fu un altro presidente della Provincia a condurre un’ispezione al carbonile di Costa Morena poi sequestrato e chiuso dalla procura. Anche gli investimenti in ambientalizzazioni a Cerano rientrano in precedenti trattative. Ma si è ottenuto solo quanto Enel doveva, in base alla legge italiana e alle normative sulle emissioni.

Questi sono fatti incontestabili. E’ anche incontestabile il fatto che Enel contribuisca allo sport di alto livello a Brindisi, ma anche che ciò non possa assorbire tutto il resto. E’ contestabile invece andare in giro con la squadra targata (e pagata) Enel, e poi sparare alla schiena dello sponsor assurgendo anche al ruolo di “patron” dell’ambiente a Brindisi, accorgendosi del problema delle polveri sulle colture di Cerano solo quando la pappa è stata servita dalla procura e dalla Digos e dimostrando così di avere rapporti quanto meno flebili con la realtà del territorio pur avendo per legge precisi compiti di controllo.

E’ straordinario il silenzio anche attorno all’ennesima dimostrazione, giunta l’altro giorno dai vertici Edipower e A2A, dell’attenzione prevalente agli interessi societari piuttosto che a quelli della città, con la dichiarazione esplicita che la termoelettrica di Brindisi Nord non avrà un carbonile coperto, anche se anni addietro ne era stato presentato il progetto nell’ambito di un altro piano industriale mai realizzato. Ora si dimostri che prelevare il carbone dalla stiva di una nave con una normale benna, depositarlo sui camion e trasferirlo in centrale non comporti dispersione di polveri. Va annotata anche l’assenza dei No al Carbone nel giorno dell’incontro. Le polveri di Edipower sono meno nocive di quelle per cui Enel è sotto processo a Brindisi? Oppure stanno preparando una manifestazione a sorpresa a Brindisi Nord?

La leva su cui la società milanese conta per forzare la flebile opposizione che incontra a Brindisi (le parole sono parole, in fondo, se non seguono i fatti), è sempre quella: il ricatto occupazionale, i cento stipendi dei lavoratori della vecchia termoelettrica di Costa Morena, quella priva di desolforatori. Per loro, nessuno ha costruito un piano B per evitare che siano usati come ostaggi.

Questa, in sintesi, la differenza tra Brindisi e Bari che inaugura la rete delle colonnine per ricaricare le auto elettriche. La portata dei problemi da affrontare è certamente diversa, ma la questione è un’altra: il tipo di relazioni tra la politica locale e quelli che sono a tutti gli effetti poteri industriali. Bastano due o tre costituzioni di parte civile, oppure bisogna pensare ad un passo in avanti molto serio nelle relazioni con Enel, Edipower, Eni, per definire il futuro dell’ambiente e di questi poli produttivi, ma anche le contropartite a favore delle innovazioni nell’area urbana, delle convenienze che deve offrire il porto e del lavoro?

Le urgenze sono ormai molte. Chiudiamo con un dato. La divisione di Otorinolaringoiatria dell’ospedale Perrino di Brindisi da qualche tempo ha dovuto adeguarsi all’aumento delle patologie della tiroide, attrezzandosi non solo per la diagnostica come in precedenza, ma anche per l’interventistica. L’inquinamento industriale non può essere estraneo a tutto questo. Ci possono anche essere centomila costituzioni di parte civile, ma se non cambiano le situazioni di fondo, non serviranno mai a nulla.

Annotiamo che civilissime amministrazioni di civilissimi paesi del Nord Europa, quando un grande gruppo si insedia in un territorio, riescono ad ottenere non una Tac o un ecografo in dono, ma interi ospedali.

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