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Sabato, 20 Aprile 2024
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Bersani e Vendola, un incontro che inverte la storia del Pd e rilancia la via del primo Ulivo

Per due giorni la sinistra ha parlato pugliese. Dapprima l’incontro fra Nichi Vendola e Bersani davanti a un piatto di pesce di una nota trattoria romana, poi Michele Emiliano ha avuto un faccia a faccia con il segretario del Pd. Al sindaco di Bari Bersani ha chiesto di impegnarsi sull’intera scacchiera meridionale. Al Governatore ha proposto un patto in vista delle elezioni. La notizia che lega i due incontri è proprio quest’ultima. La vita della legislatura è alle ultime battute e l’appuntamento di marzo con le urne sembra assai probabile. La scrittrice Lidia Ravera sull’ “Unità” ha messo il faccia a faccia fra Bersani e Vendola nelle “good news”, una vera Festa Grande.

Per due giorni la sinistra ha parlato pugliese. Dapprima l’incontro fra Nichi Vendola e Bersani davanti a un piatto di pesce di una nota trattoria romana, poi Michele Emiliano ha avuto un faccia a faccia con il segretario del Pd. Al sindaco di Bari Bersani ha chiesto di impegnarsi sull’intera scacchiera meridionale. Al Governatore ha proposto un patto in vista delle elezioni. La notizia che lega i due incontri è proprio quest’ultima. La vita della legislatura è alle ultime battute e l’appuntamento di marzo con le urne sembra assai probabile. La scrittrice Lidia Ravera sull’ “Unità” ha messo il faccia a faccia fra Bersani e Vendola nelle “good news”, una vera Festa Grande.

Non so se sia una festa con la maiuscola, sicuramente è un fatto che rovescia la breve storia del Pd. Appena tre anni fa Veltroni, scegliendo Di Pietro come “junior partner”, condannava la sinistra radicale ad una fulminea cacciata dal parlamento. Oggi Bersani e Vendola sanciscono il suo probabile ritorno. La novità sta nel fatto che la rediviva sinistra radicale ambisce contemporaneamente alla guida dell’intera coalizione. La cosa non deve stupire più di tanto perchè nel mondo occidentale, dalla Gran Bretagna agli Usa, spesso la sinistra radicale ha avuto il sopravvento. Va detto anche, senza malizia, che tutte le volte che è accaduto, lo schieramento progressista ha perso le elezioni. Ma cosa rappresentano oggi Vendola e Bersani?

Nichi Vendola ha interrotto il revisionismo bertinottiano, fatto di strappi dal comunismo reale, proponendo una leadership carismatica. La caratteristica storica del vendolismo è “la creazione di un popolo”, forse piccolo forse grande, non sappiamo. Questo popolo ha radici nella sinistra ma non ha le tradizionali appartenenze. E’ un popolo radicale che sceglie però un leader vicino al potere, anzi immerso in una grande esperienza di governo. L’antico massimalismo della sinistra viene soppiantato da una forma moderna e di governo del radicalismo. Non a caso tutto ciò avviene in Puglia, terra di battaglie radicali ma anche di un sindacalismo abituato a strappare risultati.

Il populismo di Vendola è però anche bipartisan perché avvince anche persone che ruotano in campi opposti, persino a destra e nel mondo moderato. In questo senso il popolo vendoliano è un prodotto dell’epoca berlusconiana, dove la narrazione prende il sopravvento sull’essere e sulla contrapposizione di interessi. Il carattere democratico di questa forma moderna di populismo sta nella sua cultura inclusiva che ne fa una risorsa della sinistra.

Bersani rappresenta un’altra storia. Il segretario del Pd anche fisicamente rappresenta il riformismo italiano, sia nella sua corrente post-comunista, sia nel socialismo riformatore pre-craxiano, sia in quelle aree solidariste della cultura cattolica persino con punti di contatto con la vasta realtà comunitaria rappresentata da Comunione e Liberazione. Il partito di Bersani è l’opposto di quello di Veltroni. Lì prevaleva l’ambizione di  fondare una grande formazione radicale di massa, liquida e culturalmente indecifrabile, qui prevale il sogno di un partito che mette radici nella società  e stringe alleanze a tutto campo.

Lì vinceva l’attendismo di chi pensava di accumulare le forze in attesa della fine “spontanea” del berlusconismo, qui si cerca di accelerare la disgregazione del più potente fenomeno di massa dell’Italia repubblicana costruendo alleanze larghe. Il partito di Veltroni assomigliava al progetto di Vendola. Il partito di Bersani assomiglia alla sinistra europea.

Quali possibilità hanno Vendola e Bersani di affermarsi nel proprio campo e chi dei due vincerà? Vendola ha un nemico, la cui presenza rende fondamentale la sua battaglia politica. Nichi è l’unico che può svuotare il bacino elettorale e di mobilitazione dell’area giustizialista, cioè di quella bolla mediatica che va da Di Pietro a Grillo che esprime un rifiuto della politica e un antagonismo civile, talvolta  sgangherato e reazionario, che impedisce a quasi il dieci per cento di italiani di entrare nell’ottica di governo. Se Vendola riassorbe in parte questo fenomeno aiuta a scrivere una nuova pagina della sinistra.

Bersani ha il compito più difficile. Il Pd è una creatura nata male, un parto difficile, primi mesi sovrappeso, calo strutturale dopo l’incubatrice. Capita così anche ai bambini e non è detto che poi non crescano bene. Nel Pd bersaniano spira un vento di separazione. E’ in tensione l’area veltroniana. Gli ex popolari di Fioroni sono blanditi dal cantiere del grande centro, Massimo Cacciari è al lavoro per creare un’aggregazione liberal-democratica. Il segretario del Pd potrebbe arroccarsi ovvero farsi condizionare da tutte queste spinte centrifughe. Sta facendo un’altra scelta.

Da un lato immagina una strategia per affrontare la crisi politica puntando le sue carte sul “governo di scopo” che cambi la legge elettorale ma che soprattutto dimostri plasticamente davanti al parlamento che il mondo berlusconiano è deflagrato. Dall’altro lavora per una alleanza repubblicana che stabilisca rapporti a tutto campo con chi vuole mandare in soffitta un sistema politico incentrato sulla figura di Berlusconi. Infine immagina un patto fra le forze che hanno maggiore affinità.

Da qui l’incontro con Vendola e quello futuro con Casini e gli altri centristi. Incontrando Nichi si è spostato a sinistra? Tutti dimenticano che prima di Vendola Bersani ha incontrato i socialisti di Nencini. Marco Follini dice che in questo modo stiamo resuscitando i progressisti di Occhetto. A me pare che stiamo riprendendo la strada del primo Ulivo, quello che ci fece vincere bene e che Bertinotti affossò. Chi sarà il leader? Ve lo dico un’altra volta.

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